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Cronaca Arenella / Via Mariano Semmola

Lunghe liste di attesa, al Pascale non c'è più posto per i ricoveri

Anche all'Istituto per i tumori si fatica a trovare posto per i pazienti in attesa di intervento. Aumentano i casi di carcinoma al testicolo. Marfella: "Epidemia legata alla presenza di rifiuti, anche tossici"

Liste e attese sempre più lunghe per i ricoveri: anche all'Istituto per i tumori Pascale di Napoli, come ormai in molti ospedali pubblici della regione, si fatica a trovare posto per i pazienti in attesa di accertamenti o di interventi.

A riferire della difficile situazione è Raffaele Nespoli, su Il Corriere del Mezzogiorno, che racconta la triste, quanto esplicativa, vicenda di un uomo che ha scoperto di avere un carcinoma al testicolo in stadio avanzato e metastasi in varie parti del corpo.

Ma anche Carmine (il nome di fantasia dato al malato dal giornalista per proteggere la sua privacy), si legge sul Corriere, deve attendere per il ricovero:

Non è stato operato quel giorno, né il giorno successivo. E neanche quello dopo ancora. Prima di lui ci sono altri dieci interventi, e dunque non sarà operato prima di venerdì. E questo nonostante al Pascale sia in vigore quella che i medici chiamano “lista 0”, una sorta di corsia preferenziale che consente (o almeno dovrebbe consentire) di intervenire tempestivamente su quei pazienti per i quali ogni giorno può fare la differenza. A quanto pare però anche la lista 0 non è più sufficiente.

Accanto a un problema di saturazione comune a molte strutture ospedaliere campane, c'è anche l'aumento di certe patologie. Proprio come per il carcinoma ai testicoli. L'oncologo Marfella, noto anche per le sue battaglie contro lo scempio ambientale nella cosiddetta "Terra dei Fuochi", spiega al Corriere che oggi si registano anche 10 casi di questo tumore in un solo giorno di ambulatorio, mentre ai tempi del suo ingresso al Pascale i casi urgenti non erano più di 10 ogni anno.  Una vera e propria "epidemia di cancro al testicolo legata alla presenza di rifiuti, anche tossici" denuncia Marfella.

Un aumento cui non sempre si è pronti a far fronte, con una "rete oncologica" che, spiega ancora l'oncologo al Corriere, non è mai veramente partita

Il paradosso è che la meritoria attività di diagnosi precoce non fa altro che sovraccaricare il sistema. Ma naturalmente il problema non è nella diagnosi precoce, è invece nell’incapacità di realizzare una sinergia tra le diverse strutture che possa rendere possibile un intervento immediato, almeno per i casi nei quali anche una settimana in più può fare la differenza.

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