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Sabato, 27 Aprile 2024
Salute

Influenza e Virus Sinciziale, il primario del Santobono: “Accessi più che raddoppiati al Pronto soccorso”

“In presenza di sintomi influenzali, anche iniziali, non mandate i vostri piccoli a scuola. Contattate subito il pediatra di famiglia che saprà consigliarvi se è il caso o meno di andare in ospedale”. L’intervista al dott. Vincenzo Tipo

"Al Santobono la situazione è impegnativa - spiega a NapoliToday il primario del Pronto soccorso del Santobono, Vincenzo Tipo -. Il numero degli accessi è notevolmente aumentato rispetto agli altri periodi dell’anno”. Ogni giorno giungono in Pronto soccorso 250 bambini con picchi di 300-320 nei fine settimana e nei giorni festivi. "Il picco massimo - afferma Tipo - è stato raggiunto nel periodo delle festività natalizie dove, a causa dell’incremento degli incontri interpersonali, il contagio si è diffuso con una velocità altissima. Nella sola giornata del 26 dicembre abbiamo visitato 420 bambini".

I Pronto soccorso pediatrici sono da settimane sotto pressione in tutta Italia a causa della circolazione contemporanea del Virus Influenzale, del Virus Respiratorio Sinciziale e del Covid, che sembra ormai essere il meno aggressivo e temuto dei tre. Insieme al dott. Tipo vediamo quali sono i sintomi "sentinella" cui prestare attenzione, e quando è il caso di portare il piccolo in ospedale.

Dott. Tipo, cosa ha generato la contemporanea circolazione di questi tre virus?

“La contemporanea circolazione di questi virus, tutti ad elevata contagiosità (influenza, Virus Respiratorio Sinciziale e, anche se in minore percentuale, il Covid) ha generato una "tempesta perfetta" che ha determinato il moltiplicarsi degli accessi e, di conseguenza, dei ricoveri. Tutte le fasce di età sono state interessate: i neonati e lattanti dalla bronchiolite (causata dal VRS), i bambini più grandi dall’influenza (con sintomi ad espressione respiratoria e gastrointestinale) ed infine il Covid che, generalmente, non crea particolare preoccupazione clinica”.

Quali sono i sintomi cui prestare attenzione? 

“I sintomi a cui prestare attenzione sono, principalmente, quelli respiratori. La bronchiolite è una malattia che colpisce i neonati e lattanti al di sotto di 1 anno di vita, inizia sempre come un raffreddore ma può avere una rapidissima evoluzione fino a provocare difficoltà respiratorie. Se un neonato o lattante inizia a presentare tosse catarrale, rifiuto dell’alimentazione e difficoltà respiratorie caratterizzate dalla presenza di rientramenti al torace (i cosiddetti “buchetti” sotto le costole) è il momento di contattare il pediatra. Nei bambini più grandi i sintomi sono caratterizzati da febbre elevata, tosse e/o manifestazioni gastrointestinali. Se risultano efficaci i normali antipiretici e, soprattutto, se i bambini sono in uno stato di benessere negli intervalli febbrili non c’è da preoccuparsi particolarmente. Ovviamente se i sintomi diventano ingravescenti va immediatamente informato il pediatra curante. Quest’anno, anche per la sindrome influenzale, stiamo osservando una percentuale più elevata di complicanze soprattutto respiratorie. Le cause sono da ricercarsi da una parte dal fallimento della campagna vaccinale antinfluenzale e dall’altro dallo scotto che ancora paghiamo per non aver tenuto il sistema immunitario dei bambini particolarmente allenato con l’isolamento sociale durante il Covid”.

Cosa fare in presenza di questi sintomi? Quando portare il piccolo in ospedale?

“In presenza dei sintomi bisogna sempre avvisare il pediatra curante. Sarà lui a valutare la gravità e la necessità di terapie specifiche o, nei casi più gravi, il ricorso all’ospedale. Il ricovero ospedaliero è indicato nella necessità di fare terapia con ossigeno (che si usa nelle insufficienze respiratorie che si possono avere nelle bronchioliti) o quando i sintomi sono ingravescenti e resistenti alle normali terapie domiciliari. Recarsi subito in Pronto soccorso nei casi a bassa complessità è inutile e, a volte, dannoso. Essendo questi virus ad alta contagiosità la permanenza in luoghi chiusi ed affollati, come ad esempio le sale di attesa dei Pronto soccorso e ambulatori, può contribuire alla diffusione delle malattie. Il consiglio resta sempre quello di contattare il pediatra di famiglia che saprà dare tutte le indicazioni del caso e, quando necessario, indirizzare all’ospedale”.

Come fare prevenzione nei più piccoli?

“Al momento l’unica prevenzione possibile è quella secondaria che si fa cercando di evitare il contagio. Oltre alle indicazioni generali sul lavaggio delle mani, il non consentire contatti tra adulti e neonati e la necessità di evitare i luoghi affollati c’è un discorso relativo alla scuola. In questo periodo stiamo consigliando, soprattutto per le scuole materne e gli asili nido, di non mandare a scuola i bambini con sintomi influenzali anche iniziali. Anche in questo caso si amplificherebbe il contagio in pochissimo tempo essendo l’aula un luogo chiuso con tanti bambini che utilizzano spazi e suppellettili in comune. Si consiglia di tenere a casa i bambini che si assentano per malattia qualche giorno in più oltre la guarigione anche per consentire una pronta ripresa ed un migliore assestamento dello stato immunologico”.

Quanto è importante vaccinare i più piccoli?

“Il vaccino resta lo strumento di prevenzione migliore. Pochissime sono le controindicazioni alla vaccinazione ma andrebbe fatta a tempo debito. Dal prossimo anno dovrebbe essere disponibile anche un anticorpo monoclonale da somministrare a tutti i neonati per prevenire l’infezione da VRS. Nei paesi europei, dove già da quest’anno è stato utilizzato, si è avuta una riduzione delle ospedalizzazioni pari al 70%”.

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