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Cronaca Pomigliano d'arco

Fiat Pomigliano, l'odissea di Rosario: dal licenziamento al mancato reintegro

Rosario Monda nel 2006 è stato licenziato dall'azienda torinese con l'accusa di aver partecipato, insieme ad altri colleghi ad un corteo violento. Da allora è cominciata la sua protesta

La protesta degli operai Fiat del comitato di lotta "Cassintegrati e licenziati dello stabilimento di Pomigliano d'Arco", di cui fanno parte gli ex operai del reparto logistico Fiat Chrysler di Nola, ha prodotto nelle scorse settimane la clamorosa protesta da parte del Marco Cusano che ha inscenato una crocifissione simbolica. NapoliToday ha documentato tutto ciò con un'intervista realizzata al 50enne operaio.

Per approfondire il disagio vissuto in questi anni dai lavoratori che fanno parte del comitato di lotta "Cassintegrati e licenziati dello stabilimento di Pomigliano d'Arco", abbiamo intervistato Rosario Monda, lavoratore della Fiat di Pomigliano d’Arco nel settore dell’approvvigionamento delle linee di montaggio.

L’odissea di Rosario è cominciata nel 2006, quando è stato licenziato dall’azienda torinese con l'accusa di aver partecipato, insieme ad altri colleghi ad un corteo violento, che avrebbe impedito il corretto svolgimento di un’assemblea sindacale. Nel marzo 2009, una sentenza esecutiva della magistratura divenuta definitiva, per il mancato ricorso della Fiat, ha riconosciuto illegittimo l’allontanamento di Rosario dalla sua mansione lavorativa. Sembrava la fine di un incubo e invece il suo travaglio è proseguito.

Allora Rosario, con il vostro gruppo cassintegrati Fiat di Pomigliano avete dato il via ad una seria di proteste culminate con la crocifissione di un operaio vostro collega. Cosa volete dimostrare e quali sono le vostre rivendicazioni?
Con il nostro comitato mettiamo in campo diverse mobilitazioni e richieste, in primis siamo per il reintegro di tutti gli operai nella sede della Fiat di Pomigliano, mentre molti sono stati dirottati al reparto di Nola ed altri ancora in Cig. Il nostro territorio di lotta è la fabbrica e la Fiat ci risponde che rappresentiamo un ostacolo e di conseguenza ci reprime con i licenziamenti.

Raccontaci la tua storia in particolare, il licenziamento nel 2006 per la partecipazione ad un corteo definito violento. Cosa accadde davvero nella manifestazione e qual è la tua situazione al momento?
Insieme ad altri sette operai dei Cobas fui licenziato nel 2006 per aver contestato un accordo scellerato che i sindacati avevano firmato con Fiat, si trattava di 50 euro di aumento frazionati in 2 anni, neanche un caffè al giorno. Vincemmo il ricorso ma l'azienda si oppose e ci fu un altro licenziamento. Con la causa legale facemmo ricorso e vincemmo, ma solo io non fui reintegrato. Nessuno si interessò alla mia causa, neppure la Fiom e con alcuni compagni di Operai Contro iniziai una forte lotta,determinata con presidi fuori ai cancelli, interviste mediatiche, facendo un appello anche all'ex Presidente della Repubblica Napolitano 

Cosa chiedesti a Napolitano?
"Perchè la Fiat non rispetta la mia sentenza e mi riduce alla fame nonostante sia stato giudicato illegittimo il mio licenziamento?"

I sindacati ti hanno aiutato?
Il sindacato non rappresenta fino in fondo i lavoratori, come dimostrato ampiamente dalla mia vicenda.

Attualmente come riesci a conciliare la tua vita personale con questa situazione lavorativa?
Dopo il reintegro sono in Cig e vivo come altri cassintegrati, in maniera precaria.

Un giudizio sul Jobs act.  Avete in programma altre manifestazioni particolari?
Il Jobs act cancella i diritti dello statuto dei lavoratori, già precari con le riforme del 1997, quando si crearono accordi con i sindacati per il lavoro interinale. Il Jobs act lede ancora di più i lavoratori.

Per quanto concerne la ripresa delle commesse Fiat a Pomigliano, non pensi che sia una notizia positiva per i lavoratori?
Una ripresa forte equivale per gli operai che vi lavorano a ritmi infernali alle catene di montaggio, assoggettati sempre più allo sfruttamento. Infatti gli operai si sono lamentati,perchè non hanno neppure più il tempo di bere una bottiglia di acqua mentre lavorano e hanno pause ridotte.

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