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L'intervista

De Gregorio: "Costretti dal Covid a tagliare corse. La politica salvi il trasporto pubblico"

Il presidente dell'Eav lancia l'allarme: "Inutili gli investimenti di miliardi di euro per le infrastrutture se poi lasciamo gli spiccioli per il servizio ordinario"

Tra le diverse emergenze portate dal Covid c'è anche quella di un sistema di trasporto pubblico al collasso. Se ciò si somma al fatto che il tpl della città di Napoli sull'orlo del collasso ci era finito già da solo in epoca pre-pandemia lo scenario non è dei migliori. Se la Ctp è di fatto fallita, se Anm non riesce a effettuare un servizio dignitoso, l'Ente autonomo Volturno ha tagliato una cinquantina di corse solo sulle linee vesuviane, passando dalle 264 corse del contratto di servizio a 214.

"Ma il tema vero non è questo - afferma Umberto De Gegorio - anche perché man mano che il personale si negativizza e rientra a lavoro le ripristiniamo"

E allora qual è il tema? 

Abbiamo perso 50 milioni circa in due anni. Il traffico passeggeri si è dimezzato, facendoci perdere 20 milioni all'anno. A ciò aggiungiamo i costi per le sanificazioni e le mascherine ai lavoratori. Dall'altro lato, per il 2020 dovremmo avere 20 milioni dallo Stato ma ne abbiamo ricevuti solo 12; mentre per il 2021 sono stati stanziati500 milioniper tutta Italia, spiccioli. Il tema èche la politica deve rendersi conto che il trasporto pubblico èun servizio sociale e non si può considerarlo solo in un discorso di costi e ricavi. Altrimenti il rischio è che peggiori ulteriormente o che fallisca.

Quali sono le conseguenze nell'immediato?

Facciamo il massimo con ciò che abbiamo. Siamo stati costretti a tagliare il 10 per cento delle corse, ma lo hanno fatto tutte le aziende. Il motivo non è perché ci sono meno passeggeri, ma perché questa ondata ha contagiato molti dipendenti. Sappuamo che il servizio non è ottimale ma prima della pandemia le prospettive erano altre.

Quali?

Nel 2019, Eav aveva previsto un consistente aumento del traffico passeggeri sul tend degli ultimi anni. E sulla base di ciò, avevamo presentato un piano economico alla Regione che prevedeva un miglioramento del servizio, di ammodernamento. Lo scenario, oggi, è diverso. Gli esperti dicono che solo nel 2024 torneremo ai livelli pre-Covid. In questo lasso di tempo deve intervenire la politica.

Il risultato è che il servizio, spesso è scadente.

Viviamo una grande contraddizione. A fronte di ingenti risorse sul fronte investimenti, abbiamo aperto cantieri per miliardi di euro, ci sono pochissimi stanziamenti perbil servizio corrente. Non va bene, gli utenti non lo capiscono. Da un lato potenziamo le infrastrutture, dall'altro viaggiamo su mezzi inadeguati.

Quotidianamente, saltano molte corse di Circumvesuviana e Cumana per guasti ai treni. Segno di un parco mezzi vecchio.

Vecchissimo se parliamo della Circumvesuviana, mentre le linee fegree stanno molto meglio. Ma noi i treni li abbiamo acqustati, ben 40. Il primo doveva arrivare a metà 2022 per le prove ed entrare in servizio a fine anno. Solo che il Covid ha colpito anche le aziende costruttrici che sono in ritardo nelle consegne. Cerchereno di stargli col fiato sul collo.

Quali sono gli investimenti più rilevanti?

Siamo alle prese con il raddoppio delle linee di Cumana e Circumflegrea. Poi c'è il completamento dell'anello della linea 1 della metropolitana di Napoli con le stazioni da Piscinola all'aeroporto di Capodichino. Progetti per alcuni miliardi di euro cui si aggiunge un un ulteriore miliardo del Rrcovery fund per l'acquisto dei nuovi treni e il rifacimento dell'infrastruttura della Circumvesuviana, per il quale abbiamo 350 milioni di euro, che è la nostra sfida più grande. 

In che cosa consiste questa sfida?

Fare tutto senza mai interrompere il servizio delle linee vesuviane. Parliamo del segnalamento, delle gallerie, delle stazinloni. Un lavoro enorme. Se chiudessimo la vesuviana per un anno e mezzo verremmo linciati perché, sebbene venga criticata, è un mezzo fondamentale per migliaia di cittadini. Ovviamente, questo rende tutto più complesso.

Ogni anno, il rapporto Pendolaria ci ricorda che quelle di Circumvesuviana e Cumana sono le peggiori linee ferroviarie italiane. Quando potremo avere un servizio accettabile?

Il rapporto che lei cita non è scientifico, ma politico. Quindi nonmi preoccupa. Quello che mi preoccupa è che c'è effettivamente un servizio da migliorare. Non tanto sulle linee flegree dove siamo passati da cinque treni a diciassette. Sulle linee vesuviane abbiamo il problema dei treni, per i quali abbiamo perso anche tempo per una controversia legale. Inoltre, abbiamo risolto i problemi di bilancio. Il Recovery plan dice che gli investimenti dovranno essere fatti nel 2026, quindi voglio essere fiducioso e pensare che per quell'anno avremo migliorato le cose.

La crisi di Ctp suggerisce che la strada è quella di un'azienda unica di trasporti?

Non è questo il punto. Quando tutte le aziende di un settore sono in difficoltà vuol dire che il problema non sono i manager, ma è strutturale. Adesso, Regione e Comune dialogano più che in passato e ciò è un bene per la programmazione. Però resta il campanello d'allarme perché se facciamo andare in crisi finanziaria le aziende salta anche il piano di investimenti. La politica deve fare una scelta e aumentare il fondo nazionale trasporti. 

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