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Salute

Quarta dose ai fragili: è giusto farla o sarebbe meglio aspettare un vaccino aggiornato?

"Sottoporsi alla quarta dose significa ridurre, seppure di poco, il rischio di conseguenze gravi in caso di infezione, ma non rende immuni al virus, che comunque si può contrarre e trasmettere agli altri". L'intervista al Prof. De Feo, ex Direttore del Centro Diabetologico del Cardarelli

Dopo il via dell’Ema e dell’Aifa, anche il Ministero della Salute ha inviato a tutte le Regioni una circolare che estende la platea dei destinatari delle quarte dosi di vaccino coinvolgendo anche gli over 60 e i soggetti fragili a partire dai 12 anni. L’ok dell’Aifa è arrivato dopo la ripresa della curva epidemica che ha causato un aumento dell’occupazione dei posti letto negli ospedali e, in minor misura, nelle terapie intensive. La somministrazione della quarta dose - riservata sino a ieri agli over 80 - è ora raccomandata a tutte le persone over 60 (circa 13 milioni di italiani) e ai soggetti dai 12 anni in su con elevata fragilità motivata da patologie concomitanti (diabete, malattie neurologiche, epatiche, sclerosi multipla, ecc). Indipendentemente dai vaccini fatti in precedenza, per le quarte dosi saranno somministrati solo vaccini a mRna, ossia solo Pfizer per i ragazzi tra 12 e 17 anni, e Pfizer e Moderna per tutti gli altri.

I vaccini hanno giocato un ruolo fondamentale nel corso della pandemia: grazie a essi il Covid-19 è diventata una malattia gestibile, cosa impensabile fino a un anno e mezzo fa. A confermare tale evidenza uno studio dell’Imperial College London, secondo cui i vaccini hanno evitato circa 20 milioni di morti nel 2021, e se fossero stati vaccinati anche i Paesi più poveri sarebbero stati anche di più. Ma oggi sono ancora così fondamentali? E, soprattutto, sottoporsi a una quarta dose ha senso tenendo conto che le nuove sottovarianti in circolazione, Omicron 4 e 5, sembrano riuscire ad aggirare con grande faciltà l’immunità acquisita? Oppure avrebbe più senso aspettare un vaccino aggiornato? Ne abbiamo parlato con il Prof. Eugenio M. De Feo, ex Direttore del Centro Diabetologico del Cardarelli e consulente scientifico della FAND (Associazione Italiana di Diabetologia).

Prof. De Feo, ha senso per un fragile sottoporsi a una quarta dose di un vaccino che ha dimostrato non essere in grado di sviluppare un’adeguata protezione contro Omicron e le sue sottovarianti? Non converrebbe, piuttosto, attendere un vaccino aggiornato e mirato contro Omicron?

“La somministrazione di questa 4° dose di vaccino non deve essere vista come un dovere sociale, come è stato per le tre dosi precedenti, in quanto non incide sulla trasmissione e diffusione della variante virale attualmente circolante ed influisce solo un pò sulla riduzione dei ricoveri. Questa volta la decisione è del tutto individuale, bisogna decidere se aumentare seppur di poco le probabilità di non avere conseguenze importanti nel caso di infezione da virus Covid/Omicron pur sapendo di non poter minimamente influire sulla possibilità di infettarci con il virus e di trasmetterlo ai nostri familiari e conoscenti. Per queste due evenienze, l’unica protezione certa è l’uso corretto delle mascherine nelle condizioni di vicinanza eccessiva con altre persone o di stazionamento in ambienti con scarso ricambio d’aria (tipo ascensori, mezzi di trasporto, sale di attesa, negozi, ecc). Essendo, quindi, un calcolo di probabilità, è forse conveniente che aumentino, anche di poco, le loro difese immunitarie soprattutto quei soggetti che avendo già altre patologie potrebbero vedere aggravarsi il loro quadro di malattia pur andando incontro ad una forma virale che oggi si presenta per lo più con i sintomi di una influenza (purchè vaccinati in precedenza). E’ chiaro che per fragile, in questa circostanza, è da intendersi solo il soggetto che ha patologie importanti a livello cardiocircolatorio, polmonare, oncologico o ad altri apparati che possono deteriorarsi in maniera significativa anche per l’insorgenza di una influenza. Spesso i miei pazienti diabetici mi chiedono se, essendo solitamente inclusi negli elenchi dei soggetti fragili, debbano correre a vaccinarsi. La mia risposta è che bisogna valutare la fragilità rispetto alla circostanza, se si è giovani o con pochi anni di diabete e soprattutto con un diabete ben curato e privo di complicanze importanti si è uguale agli altri in quanto a rischio in caso di infezione con una delle varianti in circolazione, e quindi non fragili. In questo caso non vale neanche il discorso che si evitano le iperglicemie che accompagnano sempre le malattie virali, perchè con la 4° dose non si riesce ad evitare l’infezione”.

Il virus del Sars-CoV-2 muta in continuazione cercando continuamente metodi per aggirare la nostra immunità. Quale scenario ci attende in autunno? Soggetti fragili e non saranno costretti a sottoporsi a una vaccinazione ogni tre/quattro mesi?

“I vaccini attuali a base di mRNA determinano una buona produzione di anticorpi che però tendono a diminuire sostanziosamente dopo 4-6 mesi, ed è per questo che non è assolutamente indicata la nuova vaccinazione se non sono passati almeno 4 mesi, ma io direi almeno 6 mesi, dal precedente vaccino. E’ bene tener presente che vale come ultima data di vaccinazione anche l’eventuale positività/infezione da Covid che dovrebbe dare una difesa immunitaria anche più forte. Quindi è poco logico vaccinarsi se si è contratto il Covid da meno di 6 mesi. Questo non deve gettare nello sconforto e far pensare che, per sentirsi protetti, ci si dovrà vaccinare ogni 4 mesi. Il calo degli anticorpi circolanti non vuol dire che non si è più protetti contro il virus, il nostro sistema immunitario prevede varie risposte a più livelli: quello degli anticorpi circolanti è il più veloce ad intervenire, ma la memoria immunitaria più importante è quella cellulare che interviene più lentamente ed è quella risolutiva per distruggere il virus. Questo tipo di risposta sappiamo che permane anche per anni. Lo scenario futuro credo che sarà come quello dell’influenza: la messa a punto di vaccini aggiornati ogni qual volta si presenterà una variante pericolosa di coronavirus. Una cosa da chiarire a chi decide di sottoporsi ora ad una ulteriore dose di richiamo è che se in autunno verrà messo in commercio un nuovo vaccino aggiornato contro le nuove varianti anche loro potranno praticarlo anche se sono trascorsi pochi mesi dalla 4° dose”.

E’ consigliabile, soprattutto per i fragili, sottoporsi al sierologico prima di fare la quarta dose?

“Non credo, è solo uno spreco economico, ho già precisato che il livello anticorpale non è l’unico indice di immunizzazione. Per decidere se effettuare o no la dose di richiamo devono valere solo i criteri detti in precedenza in quanto la 4° dose alza solo la probabilità di maggiore protezione”.

I farmaci antivirali sono la seconda arma, dopo i vaccini, che abbiamo contro il Covid. Dal mese di aprile possono essere prescritti dal medico di famiglia i farmaci Paxlovid e Lagevrio. Quando devono essere utilizzati, a quali soggetti vengono prescritti, e perché in Italia ancora non hanno preso piede?

“Sono farmaci abbastanza nuovi che vengono immessi nel nostro organismo, vanno, quindi, usati con cautela e, visto l’alto costo, anche con parsimonia. Se la persona che si infetta ha sintomi lievi non è indicato a meno che non è un soggetto immunodepresso o non trattabile con i vaccini o con una patologia grave degli apparati precedentemente elencati. Affidare al Medico di famiglia la decisione di prescriverli, mi sembra logico in quanto dovrebbero essere in grado di valutare la reale fragilità del soggetto nel suo complesso. Vorrei concludere dicendo che, se la gente avesse un comportamento più responsabile e indossasse la mascherina lì dove necessario, si potrebbe anche abolire la quarantena in caso di infezione e questo ci riporterebbe a una quasi normalità”.

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