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Cronaca

La scomparsa di De Laurentiis. Veltroni: "Il cinema perde uno dei suoi grandi vecchi"

L'ex sindaco di Roma: "Dino ha legato il suo nome alla storia del nostro spettacolo ed è stato tra quelli che hanno cambiato radicalmente le forme della produzione e lo stesso mercato". I ricordi di Lucisano e Amelio

Giungono i primi commenti dopo aver appreso della morte del produttore cinematografico Dino De Laurentiis. Le parole di Walter Veltroni: "Il cinema perde uno dei suoi grandi vecchi. Dino De Laurentiis ha legato il suo nome alla storia del nostro spettacolo ed è stato tra quelli che hanno cambiato radicalmente le forme della produzione e lo stesso mercato. Nel 2003, ricevendo il Leone d'oro alla carriera, aveva criticato un cinema italiano che guarda troppo alla critica e poco al pubblico. Eppure - ha aggiunto Veltroni - ha prodotto i film di tanti maestri ed autori riuscendo insieme a farli diventare popolari. Scorrere l'elenco dei suoi film è impressionante, per la mole ma anche per la sua capacità di produrre film d'autore (Fellini, De Sica, Monicelli, Comencini, Petri, Soldati, Scola) grandi film di successo, come quelli della commedia all'italiana, e anche i B movie in un intreccio inestricabile. De Laurentiis  se n'era andato in America ma anche lì ha lavorato con grandi autori permettendo loro di raggiungere il grande pubblico. Ecco, è in questo intreccio tra industria e valorizzazione degli artisti che è il suo segreto".

Per il collega Fulvio Lucisano, "De Laurentiis non era solo il più grande produttore italiano, ma il più grande produttore internazionale. Solo ieri pomeriggio avevo sentito Dino e stava benissimo. Abbiamo parlato perché c'era un progetto da fare insieme, è davvero incredibile quello che è successo".

Dispiaciuto anche Gianni Amelio: "Ha traghettato il cinema italiano verso Hollywood, con film come Guerra e pace. Per alcuni è stato l'inizio della fine e per altri ha permesso l'apertura verso il resto del mondo. L'ho incontrato solo due volte e l'ho trovato attento al cinema e non solo all'affare che si può fare con il cinema. Era qualcuno che curava il suo lavoro fino all'estremo scrupolo. Mario Monicelli mi ha detto che per La Grande guerra era tutti i giorni sul set e gli dava anche più pezzo di quanti ne chiedessi. Lui ammise anche di aver sbagliato qualche volta, come quando non fece La dolce vita, perché voleva cercato di imporre a Fellini un attore americano e di girare il film in inglese. Ci siamo incontrati per le candidature all'Oscar che avevo avuto. Lui aveva visto i film e parlandomene mi diceva cose precise, di cui una una molto toccante su Il ladro di bambini. Se n'é andato un grande del cinema".

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