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Cronaca

Dirottava i pazienti dal Pascale a una clinica privata per interventi urgenti: medico rischia il processo

Raffaele Tortoriello è accusato di diversi episodi di concussione. La procura di Napoli ha chiesto il rinvio a giudizio

Dirottava i suoi pazienti verso una clinica privata. Chiesto il processo per il medico Raffaele Tortoriello. La procura di Napoli, attraverso il sostituto Henry John Woodcock, ha chiesto il rinvio a giudizio del medico che è accusato di concussione. Secondo l'accusa avrebbe indirizzato verso cliniche private dei pazienti malati di cancro per delle operazioni urgenti. A fronte delle lunghe liste d'attesa presenti nel servizio pubblico, il medico avrebbe prospettato l'ipotesi di un ricovero in struttura privata per dimezzare i tempi, anche in vista della gravità dei casi trattati. 

Tortoriello venne sospeso dall'attività in esecuzione all'ordinanza adottata il 30 ottobre 2020 con la quale il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli dispose la misura cautelare interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio di medico ospedaliero e gli vietò di svolgere la professione medica e le attività ad essa inerenti presso uffici e strutture pubbliche e private per la durata di 12 mesi.

Lo stesso Giudice per le indagini preliminari rigettò la richiesta di applicazione della misura cautelare nei confronti di un altro medico, coindagato di Tortoriello per le stesse ipotesi di reati di concussione. Al dottor Tortoriello vengono contestati quattro episodi di concussione posti in essere, negli anni, nella sua qualità di pubblico ufficiale (ovvero di Dirigente medico dell'Istituto Pascale di Napoli), ai danni di quattro pazienti affette da neoplasie al seno, realizzate attraverso la prospettazione dell'urgenza dell'intervento chirurgico e dell'impossibilità di eseguirlo in tempi brevi presso l'Istituto tumori Pascale di Napoli, con la conseguente necessità ad essere da lui stesso operate privatamente e a pagamento presso la clinica privata Posillipo di Napoli.

Il medico venne poi trasferito agli arresti domiciliari perché accusato di aver provato a inquinare le prove. 

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