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L'inchiesta

Maxi-frode sui carburanti da 300 milioni di euro: 59 indagati

Società cartiere in tutta Italia. Otto misure cautelari

Maxi frode Iva da 300 milioni di euro sui carburanti, smantellato gruppo internazionale con base in Lussemburgo e società cartiera in tutta Italia: 5 arresti, 3 persone sottoposte ad altra misura e 59 indagati. Stamattina è in corso un blitz coordinato dagli uffici di Bologna, Napoli e Roma della Procura Europea, che ha consentito di smantellare un gruppo criminale che avrebbe commercializzato prodotti energetici in Italia evadendo sistematicamente l'imposta sul valore aggiunto.

L'operazione ''Fuel family'' ha dato luogo all'esecuzione di misure cautelari personali nei confronti di 8 persone, inclusi i vertici del sodalizio. Contestualmente, nei confronti di 59 persone fisiche e 13 imprese sono stati sequestrati beni per circa 300 milioni di euro. Il provvedimento trae origine dalle indagini condotte nei confronti di un'associazione per delinquere composta da almeno 10 persone (alcune delle quali legate da vincoli familiari), con ramificazioni in Italia e all'estero, che avrebbero posto in essere una ingente frode all'IVA nel settore dei carburanti.

Cinque indagati sono stati sottoposti agli arresti domiciliari mentre tre sono destinatari dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Sono accusati di associazione per delinquere, frode all'IVA e riciclaggio. Le indagini hanno consentito di svelare un sistema per la commercializzazione in Italia di carburante proveniente, principalmente, dalla Slovenia e dalla Croazia attraverso una filiera commerciale in cui erano fittiziamente interposte 41 società ''cartiere'' con sedi in Campania e Lombardia, che hanno sistematicamente violato gli obblighi di dichiarazione e versamento dell'Iva.

Secondo quanto emerso, al vertice della filiera c'era una società con sede a Rovigo e deposito fiscale a Magenta (Milano), dove era destinata la maggior parte del prodotto. Le società ''cartiere'' avrebbero emesso e utilizzato fatture per operazioni inesistenti per un ammontare di oltre 1 miliardo di euro determinando un'evasione dell'Iva di oltre 260 milioni. Sarebbe stato, inoltre, accertato il riciclaggio di proventi illeciti per un ammontare complessivo di oltre 35 milioni di euro, prima trasferiti sui conti correnti di società ungheresi e rumene, quindi monetizzati attraverso prelievi di denaro contante e infine consegnati ai promotori del sodalizio.

Grazie alla sistematica evasione dell'Iva, gli indagati avrebbero praticato prezzi illecitamente concorrenziali ai clienti finali (distributori stradali) applicando un sistematico ''sottocosto'' sul prezzo di cessione. L'operazione è stata condotta dai Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria di Verbania, Rovigo, Roma, Napoli e Caserta, in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata e con il II Gruppo Napoli. La Procura europea (Eppo) è un organismo indipendente dell'Unione europea incaricato di indagare, perseguire e portare in giudizio i reati che ledono gli interessi finanziari dell'Ue.

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