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Cronaca

"La mia vita a Shanghai tra Coronavirus, mascherine e normalità": l'intervista ad una napoletana

NapoliToday ha intervistato Rita Percuoco, insegnante napoletana, che vive da 7 anni in Cina. La 32enne ci racconta come sta vivendo l'emergenza Coronavirus nella seconda città più popolosa del mondo

"Indossa sempre la mascherina,  non ci sono problemi ad uscire", sono i manifesti rossi che campeggiano a Shanghai in strada. E' impossibile non vederli. La vita, nella seconda città più popolosa del mondo (30 milioni di abitanti), scorre serena, nonostante l'epidemia di Coronavirus che ha colpito lo Hubei ed in particolare Wuhan, lontana 880 km da Shanghai. La situazione appare sotto controllo, sono 336 i contagiati in città, 268 i guariti e tre i morti, nonostante alcune restrizioni per evitare che il virus possa continuare a propagarsi. "Ci sono dei gazebo davanti al parco in cui abito in cui ci misurano la temperatura quando entriamo ed usciamo da casa. I centri commerciali sono aperti anche 24 ore al giorno e con il telelavoro si riescono ad espletare gli impegni lavorativi", spiega a NapoliToday Rita Percuoco, insegnante di Torre del Greco, che vive a Shanghai da 7 anni.

-Rita, come state vivendo l'emergenza Coronavirus a Shanghai?
"Dalle prime telefonate avute con mia madre ho capito che in Italia si sono date tante notizie, anche vere, ma che non riguardavano tutta la Cina. Il virus è concentrato soprattutto a Wuhan e nello Hubei, mentre a Shanghai la situazione è sotto controllo. Le immagini che si vedono sui media soprattutto internazionali sono state girate durante il Capodanno cinese, quando è da tradizione per i cinesi restare in casa con le proprie famiglie, ma ci tengo a chiarire che essendo ben lontani dallo Hubei non viviamo lo stesso disagio". 

-Da quanto tempo sei in Cina?
"Sono in Cina da 7 anni e mezzo, sono arrivata la prima volta nel 2010 come studentessa, quando avevo 23 anni. Ho studiato lingua e cultura dell'Asia e dell'Africa all'Orientale di Napoli e mi sono specializzata in lingue asiatiche: cinese e giapponese. Prima della laurea sono venuta in Cina per un semestre nell'International Study University di Shanghai per avere un contatto diretto con la lingua in loco. Poi ho vinto nel 2012 una borsa di studio per un anno da trascorrere in Cina e di nuovo nel 2013. Poi da marzo 2014 sono tornata definitivamente a vivere a Shanghai e non l'ho più lasciata". 

-Di cosa ti occupi a Shanghai?
"Dal 2012 ho iniziato a lavorare come insegnante di inglese. Ho iniziato ad amare questo lavoro e ora sono impiegata in un asilo internazionale di Shanghai montessoriano.

-In queste settimane come vi siete organizzati, visto che le aziende sono chiuse, con il telelavoro?
"Lavoro da casa.  Le scuole sono chiuse per proteggere i minori. I bambini dell'asilo non dovrebbero fare lezioni online, ma la mia scuola è privata e noi diamo lezioni online video per intrattenere i bambini perchè i genitori hanno pagato la retta (anche se in parte verrà restituita). Riceviamo regolare stipendio pur lavorando pochissimo in queste settimane. Ho anche studenti originari dello Hubei rimasti  lì con le loro famiglie che stanno bene. Le scuole devono riportare ogni giorno la situazione di salute degli studenti". 

-Come scorre la vita, c'è preoccupazione in città? Subite molte restrizioni?
"Quando ci si incontra al mercato o per gettare l'immondizia sono tutti molto carini. Dobbiamo uscire con la mascherina e ci laviamo spesso le mani, ma abbiamo grande fiducia nelle leggi locali. I cinesi per loro cultura sono molto disponibili. Il Governo farà di tutto per risolvere questa situazione al più presto in una maniera splendida. A Shanghai sono stati chiusi cinema e attrazioni turistiche, anche se via via stanno riaprendo alcune visto che i dati su contagiati e morti sono in miglioramento. Si può andare nei centri commerciali, che sono sempre rimasti aperti. Prima di entrare ci viene misurata la febbre: se è al di sotto dei 37.4 si può entrare, altrimenti no e devi andare in ospedale, che è ad un km da casa mia, specializzato proprio nella cura del Coronavirus".

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-Anche per rientrare in casa vi misurano la temperatura?
"Sì, abito in un parco privato, ci sono tre palazzi dove vivo. Fuori al cancello principale c'è un gazebo. Pacchi, posta e spesa del supermercato vengono posizionati sotto la tenda, per impedire che il virus possa entrare con i fattorini nei palazzi. Possiamo comprare tutto online tramite le app. C'è un portiere che ha un termometro elettrico, ti viene misurata la febbre e poi ci vengono date delle carte in cui ci sono i tuoi dati, dove abiti, che temperatura hai, a che ora sei entrata e uscita da casa. Non viene permesso a estranei di accedere. Se voglio invitare qualcuno a casa basta che avviso".

Coronavirus, insegnante napoletana a Shanghai (Foto Rita Percuoco)

-Ci sono altre particolari precauzioni che vengono adottate in città?
"Gli autisti dei taxi devono avere la mascherina e possiamo segnalare se la indossano davvero tramite una applicazione. Anche i pulsanti degli ascensori sono coperti, visto che il virus resiste di più sul metallo. Un'altra precauzione di cui sono contenta è un'applicazione in cui posso controllare dov'è il virus, dove è stato riconosciuto e così sto lontana da quella zona. Questo Gps sul virus è utilissimo, sai dove è il caso sospetto e quando è stato registrato e la quarantena da quanto dura".

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-Come viene vissuta da un punto di vista emotivo l'emergenza Coronavirus in città?
"Gli Shanghaiesi sono come i napoletani, sono solari, indossano la mascherina, ma hanno sempre il sorriso stampato in faccia. La Cina la si ama o si odia. Dal primo momento mi è piaciuta. Sono favolosi i cinesi. Di Shanghai ciò che mi piace tanto è la sicurezza, a qualsiasi ora del giorno o della notte si sta tranquilli, non c'è violenza nelle strade, non ci sono furti in casa, le metro sono sicure. Mi sento sicura ovunque, anche da sola, visto che la mia famiglia è a Torre del Greco. Ho anche affrontato una operazione delicata, trovandomi comunque bene. Mi ha fatto crescere questa nazione". 

-Hai mai pensato quando è scoppiata l'epidemia di tornare a casa a Torre del Greco
"Non ho pensato di tornare, sono sempre stata fiduciosa che la situazione non sarebbe degenerata, credevo nel Governo cinese. Anche per questioni personali poi, preferisco non volare per il fuso orario, che mi pesa tanto e il mio fidanzato, essendo extracomunitario, avrebbe dovuto chiedere un visto per l'Italia che sarebbe arrivato in tempi non brevi. Mi sarebbe spiaciuto anche lasciare il mio cane, che sarebbe stato difficile portare in Italia, ci vogliono sei mesi per i documenti". 

-Hai dei consigli per i napoletani che in questo momento sono in piena psicosi Coronavirus?
"L'ansia non porta da nessuna parte. Bastano mascherina, amuchina, bisogna lavarsi sempre le mani, tenersi a distanza di sicurezza di un metro. Bisogna essere meno razzisti verso i cinesi in Italia". 

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