Arresto di Marco Di Lauro: il killer di Norina indagato per averne favorito la latitanza
Durante l'interrogatorio ha negato di aver rivelato dove era nascosto il boss
Associazione mafiosa e favoreggiamento della latitanza del boss Marco Di Lauro. Sono le nuove accuse che la Direzione distrettuale antimafia contesta a Salvatore Tamburrino, l'uomo che ha ucciso con tre colpi di pistola la moglie Norina Mattuozzo a Melito. Oltre che dall'accusa di omicidio volontario, Tamburrino dovrà difendersi anche dall'accusa di essere parte integrante del clan Di Lauro e di aver avuto un ruolo nel coprire la latitanza della “primula rossa”. Ha scoperto la nuova accusa durante l'interrogatorio di garanzia sostenuto dinanzi al Gip nel corso del quale è stato chiamato a fornire nuovi dettagli sull'assassinio della donna e non solo.
Scena muta di Di Lauro davanti al giudice
L'interrogatorio
Difeso dall'avvocato Domenico Smarrazzo, ha continuato a collaborare con gli investigatori per ciò che concerne l'uxoricidio. Ha ribadito di aver sparato alla donna a occhi chiusi e che la sua reale intenzione era quella di suicidarsi. Ha anche dichiarato che voleva dettare un testamento alla moglie alla quale voleva anche spiegare dove erano nascosti dei soldi che le sarebbero serviti per il mantenimento dei due figli. Una versione che però si contrappone all'efferatezza dell'uccisione della donna sparata all'interno dell'abitazione dei genitori. Durante l'interrogatorio ha poi tenuto a precisare al giudice di non aver fornito alcun dettaglio sul luogo in cui era nascosto Di Lauro provando a svincolarsi da qualsiasi legame con l'altro filone d'inchiesta che lo vede coinvolto e che lo ritiene uno dei fiancheggiatori del boss.