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Mixed by Erry, Tony Tammaro: "Napoli negli anni '80 era illegalità e monnezza. Così li ho fregati"

L'artista partenopeo era uno dei più saccheggiati dalla pirateria musicale

Grande successo per il film di Sibilla, Mixed by Erri, al botteghino. La pellicola ripercorre gli anni '80 a Napoli di Enrico Frattasio, che con i suoi fratelli creò una etichetta musicale pirata esportata in tutto il mondo.

Tony Tammaro in un post Facebook divenuto subito virale ha voluto ripercorrere quegli anni, fornendo il suo punto di vista su quell'epoca. L'artista era uno dei più bersagliati dalla pirateria musicale.

"Prima o poi, i conti col proprio passato bisogna farli. Stavolta è toccata a me. Anche se metti ogni volta la spazzatura sotto il tappeto per non vederla, poi arriva la primavera, si fanno le grandi pulizie e quel tappeto bisogna alzarlo, scuoterlo e portarlo a lavare. Così ho fatto io in questa notte dell’anima in cui ho approfittato di Erry e dei suoi anni ottanta per mettere ordine nell’hard disk che ho nella testa deletando qualche file. Non avevo mai voluto parlare di una vicenda che per me è stata dolorosa, come dolorosa è stata la prima parte della mia vita, vissuta nella Napoli dell’ illegalità sfacciata e in quella mia gioventù fatta di motorini e vespe mai più ritrovati perché “tutti quanti quanti ammà campà: in primis i mariuoli. Ieri sono andato a vedere il film di Sydney Sibilia e stanotte ho letto tutto d’un fiato il libro di Simona Frasca da cui è tratto il film. Che dirvi? Sia il film che il libro mi hanno portato indietro negli anni. Quegli anni di cui preferivo non parlare, un po’ come faceva mia nonna quando le chiedevi di raccontarti la guerra e lei cambiava argomento. La Napoli degli anni 80 l’ho sempre percepita come il prosieguo del dopoguerra: illegalità diffusa, traffici da mercato nero, camorra che la faceva da padrona e monnezza, tanta monnezza dappertutto. Se proprio un appunto bisogna fare al film di Sibilia in cui con dovizia di particolari vengono mostrati tagli di capelli, walkman, auto e autobus d’epoca è che manca l’elemento “sacchetto”: quei grandi e nauseabondi cumuli di spazzatura presenti ovunque. Nel bel mezzo di Piazza Plebiscito come sui marciapiedi delle strade eleganti. Quei sacchetti esposti come una sorta di arredo urbano poggiati dappertutto. Persino sulle anime della gente. Napoli è stata la mia croce e delizia (oggi fortunatamente è solo delizia) e la premiata ditta Mixed by Erry è stata anche lei la mia croce e delizia tanto è vero che mi chiedo spesso se devo essere grato a loro del mio successo o se ne avrei avuto di più se loro non ci fossero stati. In ogni caso, da buon napoletano che ha fatto suo il motto: “Ccà nisciuno è fesso”, li ho fregati alla grande (unico artista falsificato in Italia che ha fatto una cosa del genere) nel 1999 quando misi in commercio il mio doppio CD “Tutto Tony Tammaro” a 19.900 lire (cento lire meno del prodotto falsificato). Vendetti 40.000 copie e mi tinsi i capelli di biondo per rendermi riconoscibile, visto che sulle copertine delle cassette piratate “by Erry” la mia faccia non c’era e nessuno la conosceva. Ora che le pulizie di primavera sono state fatte e tutti i conti sono stati saldati, andiamoci a godere la bella stagione che sta per arrivare, portatrice di giornate luminose. Quelle che attendono voi ragazzi e ragazze del terzo millennio, noi sopravvissuti degli anni ottanta e soprattutto le belle giornate che attende e che merita la mia amata città di Napoli".

Gli obiettivi di Tammaro

Tony Tammaro ha successivamente stilato una classifica dei prossimi obiettivi (sempre in maniera ironica) nella sua carriera musicale che sta trovando in questi ultimi anni nuova linfa.

"Cari amici, ieri avete accolto con 8.800 like la mia prima uscita sul web con uno scritto “non tamarro”. Ho parlato con sincerità del re dei falsari e, nel leggere i vostri commenti, mi sono sentito in parte risarcito delle perdite morali che la vicenda Mixed by Erry ha creato alla mia carriera. Prima tra tutte l’etichetta di “cantante da bancarella” che mi hanno appiccicata addosso più di 30 anni fa.

Stamattina però non ho intenzione di parlare di vecchie cassette pirata. Parliamo piuttosto di un’altra cosa che mi sta a cuore: il successo, inteso come l’avercela fatta nel settore della musica e dello spettacolo.

Oggi mi va di stilare un piccolo elenco di circostanze di successo che consentano a me di schiarirmi le idee circa gli obiettivi futuri da raggiungere.

Naturalmente, come si diceva una volta ai cineforum: “segue dibattito” e mi attendo i vostri commenti per confrontarmi con questa bella comunità di teste pensanti che si è andata a formare attorno alla mia pagina.

Questo è l’elenco. Se ho dimenticato qualcosa scrivetemelo nei commenti.

1. Andare al festival di Sanremo, incidere un brano che si sente per radio e poi sparire l’anno dopo passando tutta la vita con l’onta del “game over” scritta sulla faccia.

2. Andare al festival di Sanremo e poi sparire l’anno dopo riciclandosi comunque come opinionista da salotto televisivo, naufrago su un’isola o abitante di qualche casa munita di telecamere che ti spiano notte e giorno.

3. Andare al festival di Sanremo non in veste di cantante ma in quella di “scamazzafiori”, la professione del futuro che ti garantisce il massimo della visibilità e della copertura mediatica.

4. Diventare dipendente di una importante emittente televisiva prendendo un discreto stipendio per canticchiare cover tutti i giorni in qualche programma di intrattenimento al mattino presto o di cucina all’ora di pranzo.

5. Cantare a vent’anni in un disco in cui duetti con una novantenne reduce dai successi degli anni 60 per fare un crossover generazionale che sa di marchetta.

6. Realizzare un brano “popolare” inciso con l’autotune che scassa per radio e che quando chiedi a uno per strada di ricantartelo, il poverino non ci riesce.

7. Passare per “Maria” lasciando decidere a lei se sei degno di far parte del “dorato mondo dello spettacolo” o te ne devi tornare a prendere i 30 euro a sera che ti passava il proprietario del locale dove facevi l’animatore al karaoke.

8. Farsi una famiglia e darla in pasto al web per sostenere le proprie performance canore.

9. Lasciarsi giudicare da una giuria composta da ex cantanti rimasti senza voce, ex neomelodici che ce l’hanno fatta e ex rappers che volevano cambiare il mondo ma poi ci hanno ripensato.

10. Mettersi a fare i trappers apparendo nel solito video copiato dai soliti americani in cui si vedono i soliti macchinoni, le solite ragazze in bikini che si tuffano nelle solite piscine e i soliti sette/otto Rolex piazzati sul braccio dove spiccano i soliti tatuaggi con le solite pistole e i soliti Kalashnikov".

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