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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Migrazioni dal Sud al Centro-nord: da Napoli e dalla Campania si parte di più che nel resto del Mezzogiorno

Cresce la mobilità interna in Italia: i dati dell'ultimo report a cura di Istat dal titolo "Migrazioni interne e internazionali della popolazione residente"

Nel 2021 la mobilità interna (un milione 423mila trasferimenti) in Italia è cresciuta (+ 6,7% sull’anno precedente). In aumento anche le immigrazioni (oltre 318mila; + 28,6%) mentre diminuiscono le emigrazioni (poco più di 158mila; - 1% sul 2020) soprattutto dei cittadini italiani (94mila; - 22%). I dati provvisori riferiti al periodo gennaio-ottobre 2022, rispetto allo stesso periodo del 2021, evidenziano un ulteriore moderato incremento dei flussi migratori interni (+ 4%) e dall’estero (+ 13%) e una forte riduzione dei flussi in uscita dal Paese (- 20%). E' quanto emerge dall'ultimo report a cura di Istat "Migrazioni interne e internazionali della popolazione residente".

Il calo con la pandemia, poi la ripresa

Nel 2020 le misure di contrasto alla diffusione della pandemia da Covid-19 hanno segnato significativamente la mobilità residenziale e le migrazioni da e verso l’estero, determinando un calo dei flussi migratori, in lieve ripresa soltanto negli ultimi mesi dell’anno. Nel corso del 2021 le misure di contenimento della pandemia meno restrittive hanno favorito un lento riavvio della mobilità. Tuttavia non tutte le componenti della dinamica migratoria hanno risposto con la stessa intensità: rispetto al 2020 sono aumentati del 6,7% i trasferimenti all’interno del Paese e del 28,6% quelli provenienti dall’estero, i flussi verso l’estero sono invece lievemente diminuiti (-1%).

I dati provvisori del periodo gennaio-ottobre 2022, forniti dal Bilancio demografico mensile, sembrerebbero confermare le tendenze in atto: rispetto allo stesso periodo del 2021, l'Istat evidenzia un incremento moderato per i flussi migratori interni e più marcato per quelli di iscrizione dall’estero (rispettivamente, + 4% e + 13%, con un ritorno ai livelli mensili registrati prima della pandemia), ma un’ulteriore forte riduzione dei flussi in uscita dal Paese (- 20%).

Nel 2021 il volume dei trasferimenti di residenza interni al Paese, pari a 1 milione 423mila (+ 6,7% rispetto al 2020), è quasi in linea con il dato del 2019 quando si registrava circa 1 milione 485mila movimenti tra Comuni. L’aumento della mobilità residenziale si riflette sia tra i movimenti all’interno delle regioni (+ 7,4%) sia tra regioni diverse (+ 4,6%). La mobilità interna interessa soprattutto i cittadini italiani (in termini percentuali, quattro su cinque tra le persone che hanno cambiato residenza). Nel 2021 gli italiani che si sono trasferiti all’interno del Paese sono circa 1 milione 167mila. 

Il profilo dell'emigrato

Un emigrato italiano su tre, secondo il report dell'Istat, ha un’età compresa tra i 25 e i 34 anni: in totale sono 31mila, di cui oltre 14mila hanno una laurea o un titolo superiore alla laurea.

Il Centro-nord 'guadagna' popolazione 'a danno' del Sud

I saldi migratori interni italiani evidenziano la perdita o il guadagno di popolazione dovuti ai trasferimenti di residenza da una regione all’altra. In termini relativi i saldi migratori per 1.000 residenti più elevati si hanno in Emilia-Romagna (+3%) e nella provincia autonoma di Trento (+ 2,3%), quelli più bassi in Basilicata (- 4,7%), Calabria (- 4,3%), e Molise (- 3,7%). In generale, le regioni del Centro-nord mostrano saldi netti positivi (in media, + 1,3%); viceversa, quelle del Mezzogiorno riscontrano tutte perdite nette di popolazione (- 2,5%). A livello sub-regionale, le province più attrattive, con saldo migratorio netto positivo più alto, sono Bologna (+ 3,7%), Ferrara e Piacenza (+ 3,5%), Pavia, Monza-Brianza, Ravenna, Trieste e Parma (+ 3,0%). Le province che invece perdono più residenti, registrando saldi migratori netti più bassi, sono Crotone (- 6,6%), Caltanissetta (- 6%), Vibo Valentia (- 5,7%), e Reggio Calabria (- 5,2%). 

"Le consistenti migrazioni interne del secolo scorso, che hanno interessato prevalentemente la direttrice dal Mezzogiorno verso il Centro-nord, hanno avuto come effetto una progressiva redistribuzione della popolazione, causando un impoverimento strutturale di intere aree in termini sia di spopolamento sia di depauperamento di risorse umane qualificate", rileva l'Istat.

Nei 10 anni 2012-2021 sono stati pari a circa 1 milione 138mila i movimenti in uscita dal Sud e dalle Isole verso il Centro-nord e a circa 613mila quelli sulla rotta inversa. Il bilancio tra uscite ed entrate si è tradotto in una perdita netta di 525mila residenti per il Mezzogiorno. Nel 2021 la ripresa della mobilità interna ha interessato anche gli spostamenti lungo questa direttrice. Ammontano a circa 112mila i trasferimenti dai comuni meridionali verso quelli settentrionali, in lieve aumento (+ 3%) rispetto al 2020, ma in deciso calo (- 17%) rispetto al periodo pre-pandemico.

Da Napoli e dalla Campania si parte di più

La regione del Mezzogiorno da cui si parte di più è la Campania (30% delle cancellazioni dal Mezzogiorno), seguita da Sicilia (23%) e Puglia (18%). In termini relativi, rispetto alla popolazione residente, il tasso di emigratorietà più elevato si ha in Calabria (circa otto residenti per 1.000). Tassi sopra il 6% si registrano per Basilicata e Molise. La regione verso cui si dirigono prevalentemente questi flussi è, in termini assoluti, la Lombardia (28%) ma, in termini relativi, l’Emilia-Romagna è quella che li attrae di più (quattro trasferimenti dal Mezzogiorno per 1.000 residenti).

La provincia del Mezzogiorno da cui si registrano più partenze verso il Centro-nord è Napoli in termini assoluti (17mila partenze), mentre Crotone ha il tasso di emigratorietà più elevato: 11 residenti su 1.000 che si spostano al Centro-nord. Viceversa, la provincia centro settentrionale che riceve più emigrati dal meridione è Milano (14mila arrivi), ma, in termini relativi, l’area metropolitana di Bologna risulta più attrattiva (6%). 

Il Centro-nord 'recupera' giovani laureati con gli arrivi dal Mezzogiorno

Con riferimento alle regioni d’origine, le perdite di popolazione dovute allo scambio con l’estero possono essere compensate dai trasferimenti di residenza tra le ripartizioni del Paese. Il movimento di giovani risorse che si spostano dal Mezzogiorno verso il Centro e il Nord riesce, talvolta, a invertire il bilancio negativo trasformandolo in guadagno di popolazione. È quello che accade al Nord Italia dove, durante il decennio, a fronte di perdite complessive di giovani residenti causate dai movimenti con l’estero, si osserva - spiega l'Istituto Nazionale di Statistica - un saldo migratorio positivo dovuto agli scambi di popolazione in maggioranza proveniente dal Mezzogiorno. Negli ultimi dieci anni, infatti, gli espatri di giovani laureati sono sempre stati quantitativamente superiori ai rimpatri e hanno prodotto, per ciascuna ripartizione, un saldo migratorio con l’estero negativo.

La perdita complessiva di giovani risorse del Nord a favore dell’estero ammonta a circa 39mila unità, quella del Centro è di circa 13mila mentre quella del Mezzogiorno è di circa 28mila unità in tutto il periodo considerato. A fronte di queste significative perdite, il Nord e il Centro riescono a compensare in buona parte le uscite verso l’estero grazie ai movimenti migratori provenienti dal Mezzogiorno. Il Nord guadagna oltre 116mila giovani risorse provenienti dal Sud e dalle Isole, il Centro quasi 13mila. Ne deriva che il beneficio complessivo per le regioni settentrionali è pari a circa 77mila unità; il Centro recupera parzialmente e limita la perdita a circa 265 unità; le uscite dal Mezzogiorno verso l’estero e verso le altre regioni d’Italia, invece, determinano una perdita complessiva di poco meno di 157mila giovani residenti laureati.

"Le giovani risorse qualificate provenienti dal Mezzogiorno - conclude l'Istat - costituiscono, dunque una fonte di capitale umano per le aree maggiormente produttive del Nord e del Centro del Paese e per i paesi esteri". 

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