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Pomigliano Pomigliano d'arco / Via Ex Aeroporto

Sentenza discriminazione Pomigliano, la Fiat: "Faremo ricorso"

Susanna Camusso, leader Cgil: "Un decreto che dimostra come siano inaccettabili le scelte di Fiat e il suo modello autoritario che vuole cancellare il sindacato in ragione della critica al suo modello organizzativo"

Il giudice del lavoro di Roma ha accertato il comportamento discriminatorio di Fiat e ha condannato il Lingotto alla 'riassunzione', nello stabilimento di Pomigliano, di circa 145 operai della Fiom. A spiegare il dispositivo della sentenza emessa dopo due udienze la scorsa settimana è stato l'avvocato che segue le vicende Fiom, Franco Focareta.
 
Il Tribunale ha accolto il ricorso avanzato dalla Fiom, per conto degli operai del sito campano della Fiat, secondo cui l'azienda non avrebbe 'riassunto' nella Newco creata a Pomigliano "nessun lavoratore iscritto alla Fiom". Allo stato attuale, infatti, calcolano le tute blu della Cgil, "su 2.200 lavoratori assunti nessuno è iscritto alla Fiom".
 
Il Lingotto non ha commentato la sentenza ma entro trenta giorni presenterà ricorso. Secondo il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, è "improprio commentare la notizia senza aver letto il dispositivo della sentenza. Direi che mi pare di dovermi attenere alla buona pratica secondo cui, prima di commentare, bisogna vedere il dispositivo - ha detto ai giornalisti a Lussemburgo - Ho visto solo un'agenzia, non so neanche quanti lavoratori siano coinvolti. Sarebbe improprio commentare così a caldo questa notizia".
 
"La sentenza sana una ferita ma non risolve i problemi complessivi aperti perché come vengono garantite le tutele e i diritti dei lavoratori a Pomigliano devono essere garantiti in tutti gli stabilimenti Fiat", sottolinea il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, che si rivolge quindi al governo e alle forze politiche perché "garantiscano i diritti sanciti dalla Costituzione a qualsiasi livello".
 
Per il segretario nazionale della Fiom, Giorgio Airaudo, "oggi si è ricostruito il diritto dei lavoratori di Pomigliano di scegliere liberamente il sindacato che vogliono e di non essere discriminati o selezionati nell'assunzione in base alla tessera sindacale che hanno. Oggi si è riaffermato il diritto civile e democratico e Fiat ha sbagliato e perso tempo, che avrebbe potuto dedicare a nuovi prodotti e alle vendite, a dividere i sindacati e i lavoratori. Il consenso - conclude - non si costruisce con l'autoritarismo".
 
La leader Cgil, Susanna Camusso parla invece di "buona notizia'' in merito alla sentenza. "Dimostra come siano inaccettabili le scelte di Fiat e il suo modello autoritario che vuole cancellare il sindacato in ragione della critica al suo modello organizzativo".
 
"Ancora una volta un tribunale sanziona lo stile discriminatorio della Fiat di Sergio Marchionne. La violazione di diritti fondamentali dei lavoratori non è compatibile con la democrazia e con la modernità", scrive su Twitter Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Libertà.
 
Mentre per Giuseppe Berta, professore alla Bocconi e uno dei massimi esperti di Fiat, la sentenza su Pomigliano "ha una indubbia efficacia simbolica" e "poche chances di applicazione pratica", ma "può aumentare la spinta al disimpegno" di Fiat in Italia.
 
 
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