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Morte Maradona, 8 rinvii a giudizio: "Si sarebbe potuto salvare"

Lo staff che ne decise e curò il ricovero domiciliare sarà sottoposto a processo per omicidio colposo. Rischiano ciascuno dagli otto ai 25 anni di carcere

In otto, saranno processati per la morte di Diego Armando Maradona con l'accusa di omicidio colposo. Si tratta dei protagonisti degli ultimi giorni del campione argentino morto nel novembre del 2020: il neurochirurgo e medico personale del Diez Leopoldo Luque, la psichiatra Agustina Cosachov, lo psicologo Carlos Díaz, il medico che coordinava il ricovero domiciliare Nancy Forlini, il coordinatore degli infermieri Mariano Perroni, il medico clinico Pedro Di Spagna e gli infermieri Ricardo Omar Almirón e Dahiana Gisela Madrid.

Secondo gli inquirenti argentini, le otto persone rinviate a giudizio avrebbero fornito cure inadeguate e condizionate da "carenze e irregolarità" allo storico campione del Napoli e dell'Albiceleste.

Diego Armando Maradona morì in una casa alla periferia di Buenos Aires nel corso di un "ricovero domiciliare" deciso dai suoi medici successivamente ad un'operazione al cervello. A causare il decesso fu un arresto cardiorespiratorio, del quale lo staff si accorse forse addirittura soltanto diverse ore dopo.

Il caso, al centro di un'inchiesta che va oramai avanti da quasi due anni, era stato valutato anche da una commissione di 20 esperti, i quali hanno giudicato inappropriato l'insieme di cure dedicate alla vittima. Secondo la commissione, all’interno di una struttura medica Maradona sarebbe potuto sopravvivere.

I rinviati a giudizio rischiano pene dagli otto ai 25 anni di carcere.

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