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Covid-19 e danni cerebrali, quando il virus colpisce il sistema nervoso: l’intervista ai neurologi

“Complicanze neurologiche possono comparire in qualsiasi fase dell’infezione, anche a distanza di tempo dal contagio. A svilupparle è circa il 30% dei pazienti positivi”. I dottori Andreone, direttore UOC Neurologia Caserta, e Renna, del reparto di Neurologia del Cardarelli spiegano come il virus attacca le cellule nervose

- Quando il virus può causare malattie cerebrovascolari come l’ictus ischemico acuto?

“È noto che il Covid-19 può predisporre i pazienti affetti da complicanze trombotiche come l’ictus ischemico acuto. Recentissimi studi pubblicati su riviste scientifiche internazionali indicano un’associazione fisiopatologica tra Covid-19 ed ictus ischemico da occlusione dei grossi vasi arteriosi. Tale associazione è sottesa da vari meccanismi: è stato proposto che l’infezione virale possa causare direttamente un danno all’endotelio (ossia allo strato monocellulare che riveste la superficie interna dei vasi sanguigni) e possa incrementare il milieu pro trombotico attraverso la produzione di trombina e l’attivazione immuno-mediata delle piastrine (coinvolte nei meccanismi di emostasi e coagulazione). Anche altri fattori, come la disidratazione e le aritmie cardiache indotte dall’infezione, possono avere un ruolo nel determinare l’ictus ischemico acuto in corso di Covid-19”.

- Quali sono i soggetti più a rischio di complicanze neurologiche?

“Le persone anziane, in particolare quelle con patologie croniche preesistenti, hanno un maggior rischio di sviluppare alterazioni dello stato di coscienza o delirio nel corso dell’infezione acuta da Coronavirus, a causa di un’encefalopatia, ossia di una compromissione diffusa dell’encefalo. I pazienti con un preesistente declino cognitivo e una preesistente demenza, ad esempio, possono presentare un aggravamento dei sintomi di tali condizioni. I pazienti con età superiore a 60 anni e con fattori di rischio per patologie cerebrovascolari, ipertensione arteriosa, diabete o dislipidemia, sembrano aver un maggior rischio di stroke ischemico in corso di Covid-19”.

- Quali sono le strategie terapeutiche adottate per prevenire o curare le complicanze neurologiche?

“Occorre ricordare che nella maggior parte dei casi l’infezione da SARS-CoV-2 decorre senza sintomi (casi asintomatici) o con sintomi lievi (casi paucisintomatici), e che la comparsa di un disturbo neurologico non necessita sempre dell’ospedalizzazione. Ad esempio, la maggior parte dei pazienti con anosmia ed ageusia riacquista completamente le capacità olfattive e gustative entro poche settimane, in assenza di terapie specifiche. In caso di cefalea e/o dolori muscolari, nella maggior parte dei casi è sufficiente l’assunzione di paracetamolo e antinfiammatori per alleviare i sintomi. Ben diversa è la gestione dei pazienti con Covid-19 e patologie cerebrovascolari acute. In tali casi è necessario che la gestione del paziente avvenga in un setting appropriato, ossia l’accesso in Pronto Soccorso per un work-up diagnostico tempestivo e per un immediato trattamento. La gestione delle urgenze cerebrovascolari nei pazienti Covid ha richiesto un adeguamento dei percorsi diagnostico-terapeutici nei Pronto Soccorso, affinché anche i pazienti positivi al SARS-CoV-2 possano essere avviati ad un “percorso sporco” (cioè per pazienti con tampone nasofaringeo SARS-CoV-2 positivo) che comunque garantisca il miglior trattamento possibile. Ci riferiamo alla possibilità di candidare un paziente con stroke ischemico acuto alle terapie riperfusive attualmente disponibili: la trombolisi endovenosa e/o il trattamento endovascolare di trombectomia meccanica. Allo stesso modo, i pazienti con sospetta polineuropatia acuta che – ricordiamo - si manifesta con deficit di forza rapidamente progressivo ai quattro arti e disturbi della sensibilità, devono recarsi prontamente in Pronto Soccorso, viste le possibili gravi complicanze di questa malattia. In tali casi il trattamento è rappresentato dall’infusione endovenosa di immunoglobuline o dalle plasmaferesi, oltre a una terapia di supporto e ad uno stretto monitoraggio della funzionalità respiratoria. In tutti i casi di complicanze neurologiche in pazienti con Covid-19 è fondamentale un approccio multidisciplinare, affinché le scelte terapeutiche siano condivise con specialisti di varie discipline, in considerazione del fatto che questi pazienti sono spesso sottoposti a molteplici trattamenti farmacologici. Per quanto riguarda la prevenzione delle complicanze neurologiche non vi sono strategie specifiche. Un panel di esperti dell’International Society on Thrombosis and Haemostasis ha raccomandato che tutti i pazienti ricoverati per COVID-19 siano trattati con eparina a basso peso molecolare a dosaggio profilattico sempre che non vi siano controindicazioni (ad esempio sanguinamenti in atto o conta piastrinica inferiore a 25.000). E’ ipotizzabile che tale terapia possa avere un ruolo anche nella prevenzione dello stroke ischemico, ma non vi sono dati disponibili in letteratura in merito”.

- E’ vero che il virus può causare danni neurologici anche a distanza di tempo dal contagio?

“Complicanze neurologiche possono comparire in qualsiasi fase dell’infezione, anche a distanza di tempo dal contagio. Un esempio è rappresentato dall’anosmia e dall’ageusia, che possono comparire in fase precoce di infezione, ma anche dopo la risoluzione dei sintomi respiratori della malattia. Tale tendenza può essere spiegata da differenti meccanismi d’azione del Coronavirus, probabilmente non tutti completamente noti. La comparsa di manifestazioni neurologiche dopo l’esordio della fase acuta della malattia implica la presenza di meccanismi immuno-mediati post-infettivi, come nel caso della sindrome di Guillain Barrè, o la capacità del SARS-CoV-2 di infettare in maniera cronica le cellule del sistema nervoso. Per tale motivo, purtroppo, le complicanze a lungo termine dell’infezione non sono completamente conosciute”.

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