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Scontro tra Mussolini e Iervolino sui fondi per i bimbi a rischio

Alla conferenza nazionale sull'infanzia e l'adolescenza in corso alla Stazione Marittima si è innescato un botta e risposta tra Alessandra Mussolini e il sindaco Iervolino sui fondi per i centri che si occupano dei minori a rischio

Oggi è iniziata la prima giornata della conferenza nazionale sull'infanzia e l'adolescenza, in corso alla Stazione marittima che si terrà fino a venerdì 20 novembre.

Durante la conferenza si è registrato un botta e risposta tra il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino e la presidente della Commissione Infanzia Alessandra Mussolini. A innescare il duello verbale, la denuncia di alcuni operatori che lavorano presso strutture semiresidenziali che operano a Napoli e che si occupano di minori a rischio. Strutture, che come denunciato, rischiano di chiudere i battenti a causa della mancata erogazione dei fondi da parte del Comune.

Alessandra Mussolini ha dichiarato: “Rivolgo un appello al sindaco affinché l'erogazione dei fondi ai centri, che versano in condizioni disastrose, sia una priorità". Immediata la risposta del sindaco partenopeo che ha ricordato alla Mussolini come gli enti locali si debbano scontrare con la carenza di fondi legati ai tagli: "Il Comune di Napoli vanta un credito nei confronti del Governo e, precisamente del ministero del Tesoro, di 96 milioni di euro. Aiutatemi ad averne almeno 20 di questi milioni, perché senza soldi il sindaco non può pagare".

Un dibattito sull'infanzia a Napoli che, secondo gli operatori dei centri semiresidenziali, "non ha senso perché - come si legge in una nota - i bambini a Napoli non hanno nemmeno un presente".

A denunciare la situazione di crisi dei centri, gli operatori dell'Uneba, associazione che soltanto a Napoli si occupa di ben 60 centri in cui sono accolti circa 3mila bambini e in cui lavorano circa 500 dipendenti. "Il Comune - ha spiegato Maria Vittoria Roberti, rappresentante Uneba - non paga da 20 mesi, una situazione che porta inevitabilmente alla chiusura delle strutture e alla cessazione delle attività con il rischio concreto che questi ragazzi vadano a finire in mezzo a una strada, facile preda della malavita". Ospiti dei centri, infatti, sono esclusivamente minori che vivono in quartieri a rischio o che hanno alle spalle realtà familiari difficili. Bambini, dunque, più fragili e maggiormente esposti al pericolo di essere reclutati dalla malavita organizzata.

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