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Mario Venuti: "Riesco sempre a cogliere tutta la bellezza di Napoli"

Concerto il 27 aprile all'Arenile Reload. Il cantautore presenterà il suo nuovo lavoro "L'ultimo romantico". "L'album è espressione di ottimismo totale, un vero e proprio slancio di speranza verso il futuro"

Mario Venuti arriva in città: appuntamento il 27 aprile con il suo concerto all'Arenile Reload. Il suo nuovo album, i progetti futuri e a sua carriera da musicista: lo abbiamo intervistato.

Hai intitolato il tuo nuovo album "L'ultimo romantico", ti senti l'ultimo dei romantici?
Il titolo è stato scelto in contrasto ai tempi moderni, dove sembra che il romanticismo non esista più. Oggi la realtà è fatta di calcoli, economia, spread e il musicista ha il dovere di essere l'ultimo dei romantici, è ottimista nonostante i tempi e regala slanci di positività e speranza a chi lo ascolta.

Con che spirito nasce l'album?
L'album, inaspettatamente anche per me, è espressione di ottimismo totale, un vero e proprio slancio di speranza verso il futuro. Lo spirito che mi avvicina alla musica è un pò quello che abbiamo quando ci avviciniamo ad una tavola imbandita di pietanze provenienti da varie parti del mondo, non vediamo l'ora di assaporare  e di riscoprire gusti nuovi. Proprio così il disco si avvicina a diversi generi musicali, c'è musica pop, musica etnica, rock, disco music e musica classica, musica d'autore. Tutti i generi servono per ricreare ed esprimere il messaggio della canzone.

Qualcuno ha definito l'album un "piccolo rimedio ai mali quotidiani", è realmente così o è solo una panacea?
Io spero che possa essere un balsamo per i piccoli dolori quotidiani, per me lo è stato. La musica ha sempre avuto anche una funzione consolatoria.

"L'ultimo romantico" è un mix di generi. A quali generi sei più affezionato e di che genere definiresti il tuo ultimo album?
Io preferirei definirlo buona musica. Mi piace allargare le possibilità, cercare di non annoiare ed essere sempre diverso. Io più che cantautore mi vedo come un musicista pop, perchè oltre a scrivere pezzi, curo la musicalità, compongo, sono più attento alla musica rispetto ad un cantautore che invece è poco musicista è più poeta. Quindi la mia è musica pop di oggi.

Come è cambiato Venuti dagli esordi ad ora? Se dovessi dividere la tua carriera in fasi in che fase musicale ti trovi ora?
Sono diventato un musicista europeo, curioso del mondo e dei generi.  Oggi, mi sono avvicinato alle atmosfere del romanticismo ottocentesco, alle grandi opere, ai grandi artisti del tempo, a Verdi, per esempio. Sento molto più vicino il mondo classico e musicalmente romantico, ma solo in questa fase.

Com'è stata l'esperienza teatrale con il musical “Jesus Christ Superstar"?
Mi sono divertito tantissimo, mi ha arricchito molto, soprattutto professionalmente. Non dovevo solo cantare e suonare ma anche recitare.

Nella tua musica ci sono rimandi a grandi della musica italiana. C'è un pò di Tenco in te?
Assolutamente si.  Mi riconosco soprattutto  in quella canzone d'autore degli anni 60, prima che degenerasse nel politichese negli anni 70. Così come il primo De Andrè, Modugno, quella sorta di proto canzone d'autore che ancora manteneva una certa sobrietà verbale.

I tuoi progetti futuri?
Sto scrivendo dei pezzi con Francesco Bianconi dei Baustelle e con Caballà. Abbiamo messo su un trio di penne e vediamo questo progetto che forma e entità prende.

Cosa rappresenta Napoli per te?
Io sono metà campano, mia mamma è di Castellammare. Nonostante sia una città difficile, riesco a coglierne sempre tutta la bellezza.

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