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Cultura

“E-Learning – electric extended embodied”: il nuovo modo di imparare nella società delle reti

Il volume curato da Maria D'Ambrosio, Orazio Capenzano e Lucia Latour racconta un nuovo punto di vista sull'apprendimento e la sperimentazione di cui è stata protagonista l'Università Suor Orsola Benincasa

Si può imparare semplicemente muovendosi nell'ambiente? Secondo gli autori di “E-Learning – electric extended embodied” si può, anche se detto così è sicuramente una semplificazione. Ciò che però è certo, e che viene fuori dallo scritto curato da Orazio Capenzano, Maria D'Ambrosio e Lucia Latour ed edito da Ets, è una chiara inversione del paradigma alla base della conoscenza e dell'apprendimento. Un cambio di paradigma dettato dall'evoluzione della tecnologia e di come quest'ultima abbia cambiato profondamente anche il nostro modo di imparare. Ad un mondo che fino all'avvento di internet vedevamo in maniera frontale e orizzontale, se ne contrappone un altro fatto di reti e di continue relazioni con l'ambiente esterno che ci pervade.

Un ambiente multi-direzionale che ci invia informazioni continuamente e che noi apprendiamo anche solo muovendoci nello spazio che ci circonda, generandone di nuove sempre col movimento e con la continua rielaborazione di ciò che incontriamo. Per spiegare questa inversione di punto di vista non potevano che incontrarsi un architetto, una docente ed una coreografa. Capenzano fa capire al lettore come l'architettura da sempre abbia influenzato la società e la sua evoluzione. D'Ambrosio spiega come la tecnologia abbia cambiato continuamente il modo d'apprendere e Latour come l'arte e la danza possano essere la nuova frontiera dell'insegnamento. Il risultato è un progetto che mette al centro del nuovo mondo, e modo di imparare, il vero protagonista dei nostri tempi: il corpo.

Il migliore strumento per la conoscenza in un momento storico in cui l'informazione è ovunque e bisogna sapere come sfruttare al meglio le proprie capacità di “contatto” per afferrarla, elaborarla, viverla. In un mondo in cui le protesi tecnologiche sembrano doverla farla da padrone, il corpo resta lo strumento principale di controllo e di generazione delle informazioni e, se educato, della conoscenza. Nell'educazione del corpo e della sua capacità di imparare ha ancora un ruolo fondamentale l'università. Non a caso come oggetto di studio e protagonista dell'esperimento viene scelto un ateneo napoletano. L'Università degli studi “Suor Orsola Benincasa” rappresenta il centro di un esperimento didattico ma soprattutto porta con sé l'onere e l'onore di rappresentare una città nata dal cambiamento costante e che è abituata a vivere in osmosi con l'ambiente circostante.

Napoli è la città che più di tutte in Europa fa del contatto fisico e dell'apprendimento multi-direzionale il proprio principale strumento di crescita ed affermazione. In nessuna altra parte del mondo occidentale l'assemblaggio di corpo, ambiente ed arte poteva generare meglio conoscenza che nel capoluogo partenopeo. L'epilogo è quanto mai scontato in un saggio che va letto come un giallo, aspettando di capire come va a finire, e di riuscire a tessere i fili del racconto, solo arrivando a leggere fino all'ultima pagina.  

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