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Domenica, 28 Aprile 2024
Cultura Posillipo / Via Marechiaro

Santa Maria del Faro, nella chiesa i resti della villa di Pausilypon

A Marechiaro il piccolo edificio di culto a picco sul mare fu probabilmente costruita dov'era un tempo il tempietto di Iside

Il suolo su cui sorge, in via Marechiaro, è uno dei più ricchi di storia romana: la Chiesa di Santa Maria del Faro, piccolo gioiello architettonico a picco sul mare, oggi contiene alcuni resti della villa romana di Pausilypon che si ritiene sorgesse sul luogo dell’antico faro romano (da qui deriva il nome dato alla Chiesa). Torre di avvistamento contro le incursioni dal mare, il faro fu a lungo gestito autonomamente dagli abitanti locali per imposizione del viceré de Ribera duca di Alcalà.

Di questo edificio di culto si ha traccia già nel XIII secolo – quando intorno alla Chiesa nacque il borgo di pescatori chiamato originariamente Mare Planum e poi Marechiaro -, e nel XVIII secolo fu oggetto di un restauro su disegno del noto architetto Ferdinando Sanfelice. A commissionarlo, la famiglia Mazza, proprietaria del suolo che aveva fatto erigere la Chiesa nel 1680. In quell’area, ha riferito lo stesso Francesco Maria Mazza, c’erano due colonne e l’architrave del tempietto dedicato alla dea Iside – uno dei culti più vivi tra i Romani – ma non molto di più, perché pare che Marechiaro fosse stata più volte depredata dal duca di Medina per adornare il suo palazzo.

L’edificio è un’opera barocca a navata unica con cappelle: all’interno, alcuni pezzi provenienti dagli scavi romani, come attestano due sarcofagi inglobati nelle pareti esterne, sui quali è stato poi apposto lo stemma della famiglia Mazza. All’interno, anche una edicola che ritrae la Madonna del Faro con vesti greche. Il punto in cui si trova è uno dei più belli della collina di Posillipo, il cui nome deriva dal greco antico Pausilypon, che significa “sollievo dal dolore”. Gli insediamenti di epoca greco-romana sono testimoniati dalle vestigia ancora oggi visibili della villa del Pausilypon, fatta erigere nel I secolo a.C. dal cavaliere romano Publio Vedio Pollione: l'accesso è oggi dalla grotta di Seiano che congiunge la piana di Bagnoli con il vallone della Gaiola. Le visite guidate che conducono alla scoperta di questo angolo di passato - tutelato dall'istituzione della limitrofa Area marina protetta Parco Sommerso di Gaiola - lasciano ammirare, della villa, i resti del Teatro, dell'Odeion e di alcune sale di rappresentanza.

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