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Cronaca San Giuseppe / Via Benedetto Croce

Napoli brutale: studentesse rapinate e picchiate. “Tra l'indifferenza di militari e polizia”

La denuncia di Sophie, 22enne belga che studia da due anni in città. Una notte di disavventure tra Spaccanapoli e la questura. "Adesso non mi fido più"

Sophie (nome di fantasia) vive a Napoli da due anni per motivi di studio. Ventiduenne, viene dal Belgio. E nella notte tra gli scorsi giovedì e venerdì ha vissuto la peggior esperienza da quando si trova in città: prima rapinata e picchiata da un gruppo di ragazzi in pieno centro storico, si è poi sentita abbandonata dalle forze dell'ordine.
Abbiamo raccolto la sua denuncia, raggiungendola telefonicamente per capire dettagliatamente cosa le fosse accaduto.

"Ero con dei miei amici, ex studenti Erasmus venuti a trovarmi, persone che qui in città hanno vissuto un anno. Insomma, non eravamo un gruppo di turisti inesperti", ci spiega. "Eravamo in quattro, tre ragazze e un ragazzo. Tornavamo a casa, era poco dopo le 2 della notte tra giovedì e venerdì scorso. Ricordo che siamo passati a piazza del Gesù davanti ai militari, che devono per forza averci notati: eravamo in quattro, parlavamo in francese e neanche troppo a bassa voce. Se svegli, ci hanno sentiti, siamo passati a cinque metri da loro". "Se succede qualcosa immagino siano lì per intervenire", aggiunge.

Sophie, che cosa è successo poi?
"Eravamo lungo via Benedetto Croce, e ci siamo fermati un attimo a parlare".
Si interrompe e resta in silenzio qualche secondo, come rivivesse una scena, un ricordo recente ed evidentemente ancora doloroso. Poi continua.
"Sono arrivati in tre, in motorino, a volto coperto. Due dei miei amici sono scappati, li hanno visti arrivare e hanno subito capito cosa stesse per succedere. Io ed un'altra mia amica eravamo invece di spalle e non ci siamo accorte di niente. Un attimo dopo ci siamo sentite prese per il collo, e avevamo una pistola puntata alla testa".

Cosa vi hanno preso?
"Hanno rubato ad entrambe la borsa. E poi hanno puntato la mia collana con una medaglia d'oro, un ricordo di mia nonna. Lì ho provato a reagire".

Cos'hai fatto?
"Non volevo mi prendesse la collana, ma quello che avevo addosso mi ha dato un colpo alla testa e fatto cadere. Aveva la mia collana tra le mani. Mi sono rialzata, gli ho stretto il braccio per riprendermela. A quel punto però mi ha tirata per i capelli e schiacciato la faccia a terra. Siamo state picchiate, abbiamo urlato".

Ma non è venuto nessuno.
“Non è venuto nessuno ad aiutarci. Eppure i militari erano a poche decine di metri. Anzi, rimontati sul motorino i rapinatori sono ripartiti proprio in direzione di piazza del Gesù, dove si trovavano i militari. Come hanno fatto a non sentirci? Ci avevano visti poco prima...”.

Una volta che i rapinatori sono andati via cosa avete fatto?
"Ci siamo messe alla ricerca dei nostri due amici che erano fuggiti. Non avevamo più i cellulari, quindi abbiamo iniziato ad urlare i loro nomi. Siamo riuscite a trovarli lì vicino, poco dopo".

E loro, nel frattempo?
"Scappati, si erano messi a bussare portone per portone per chiedere aiuto. Avevano visto da lontano quello che ci stava capitando, noi con le pistole puntate alla testa. Mi hanno detto di aver veramente pensato potessimo morire. Alla fine erano riusciti a trovare qualcuno che ci aiutasse, e sono state queste persone a raggiungere i militari e a spiegare loro che eravamo state rapinate".

Sei riuscita a spiegargli che avevate urlato per il loro aiuto e che il motorino dei rapinatori aveva attraversato proprio piazza del Gesù dove si trovavano?
"No, non ho parlato personalmente con loro. Io ero veramente sotto choc in quel momento. Sono state le persone cui i miei amici avevano chiesto aiuto a parlare con i militari e a fare in modo che venisse la polizia".

Una volta arrivata la polizia cosa è successo?
"A quel punto ci hanno portati in auto in questura".

E lì?
"Siamo rimasti lì ad aspettare, ed aspettare. Non c'era nessuno oltre che noi, non eravamo in fila, eravamo soltanto in attesa. Ho visto un poliziotto dormire, dormire profondamente. È sembrata un'infinità, siamo stati lì due ore ad aspettare senza nessun motivo. Poi ci hanno fatti entrare, ma sinceramente non sono neanche sicura che abbiano davvero raccolto la nostra denuncia, me l'hanno fatta scrivere soltanto in francese altrimenti, mi hanno detto, avrei dovuto pagare all'ambasciata una traduzione. Ho avuto l'impressione stessero soltanto svolgendo una pratica burocratica, che non avrebbero fatto nulla. Non mi hanno fatto nessuna domanda, non mi hanno chiesto di descrivere i rapinatori. Eppure mi pare fossimo vittime di un fatto grave, non di un piccolo furto. Alla fine, alle 5, siamo stati abbandonati a noi stessi per tornare a casa. Non avevo soldi per un taxi, ero sotto choc, abitavo a mezz'ora da lì e me la sono dovuta fare a piedi. Era il caso di lasciarci così?".

Cambierà qualcosa nel rapporto con la città in cui sei venuta a vivere, adesso?
"È la prima volta che mi succede una cosa del genere a Napoli. Sinceramente non ho mai avuto paura qui, sono sempre tornata a casa tranquilla. Adesso non mi fido più".

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La copia della denuncia fatta da Sophie
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