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Cronaca

Del Giudice difende Asìa: “Stiamo lavorando meglio che in passato”

In un'intervista il numero uno della municipalizzata la difende dallo scandalo assenteismo: “Età avanzata, è fisiologico ci si ammali di più. Contro i certificati medici non possiamo nulla”

“Assenteismo in Asia? Tutto dipende dall'età avanzata dei lavoratori: è fisiologico che ci si ammali a 58 anni”: sono parole di Raffaele Del Giudice, presidente dell'Asia, l'azienda di gestione dei rifiuti partenopea sotto accusa in queste ore per lo scandalo dei troppi dipendenti in malattia.

Poi, prosegue d'altra parte Del Giudice, “se scopro che gli assenti stavano consumando spaghetti e papacelle li licenzio”. “Davanti ai certificati medici siamo impotenti – va avanti ancora, in un'intervista rilasciata a Radio Club 91, il numero uno della municipalizzata – si tratta di tutelare i diritti dei lavoratori. Lo prescrive la legge”.

“Che ci piaccia o no – sottolinea Del Giudice - esistono delle leggi nel nostro Paese ed esistono gli istituti a tutela dei lavoratori rispetto ai quali si può solo fare un appello al senso di responsabilità di ciascuno. Non possiamo fare i supercontrollori. Io non faccio sconti a nessuno. In Asia non c'è il cartellino. ma bisogna mettere la mano per prendere servizio attraverso un lettore biometrico. C'è una morsa rigorosa: l'azienda ha licenziato 47 persone tra cui chi supera il periodo di conforto per malattia. Certo non ne siamo contenti ma il rigore è totale”.

“Con meno dipendenti stiamo fornendo più servizi dell'anno scorso: la media degli assenti è inferiore all'anno precedente, e nel corso dell'anno non supera il 6 percento”. Per quanto riguarda la polemica sui giornali, puntualizza poi Del Giudice: “Se c'è una descrizione accanita su spaghetti e vongole ci fa solo piacere perché significa che adesso possiamo anche concentrarci su ciò che è nelle buste, ma voglio ricordare che abbiamo fronteggiato eventi bellissimi per la città, quattro concerti e tanti turisti. I nostri turni partono dalle 23 e il 31 dicembre sfido chiunque a far uscire delle squadre mentre si sparano i fuochi. È ovvio che i servizi slittino per motivi di sicurezza”.

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