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Cronaca Ischia

"Stop alla vendita di pellicce": la Peta scrive al Comune di Ischia

L'associazione in difesa degli animali chiede al vice sindaco Luigi Di Vaia di seguire l'esempio di Los Angeles, città gemellata con l'Isola Verde, che ha da poco vietato la vendita di pellicce

Il consiglio comunale di Los Angeles ha recentemente votato all'unanimità di vietare la produzione e la vendita di pellicce nella città; e poiché Ischia è una città gemella di Los Angeles, la PETA, associazione in difesa dei diritti animali, ha inviato una lettera stamattina chiedendo al vicesindaco Luigi Di Vaia di seguire il compassionevole esempio della città americana.

Nella lettera, la PETA sottolinea che ogni anno, circa 50 milioni di visoni, volpi, cincillà e persino criceti vengono massacrati per la loro pelliccia. La stragrande maggioranza è rinchiusa in allevamenti intensivi dove sono ammassati in gabbie troppo piccole, soffrendo la fame e la sete. In cattività questi animali sono spesso portati alla follia, all'auto-mutilazione e al cannibalismo. Per mantenere intatte le pellicce, gli allevatori di animali domestici possono uccidere animali a morte, scioccarli elettricamente, avvelenarli o rompergli il collo.

"La PETA chiede ad Ischia di seguire l'esempio compassionevole della sua città gemella, Los Angeles, e vietare la vendita di pellicce" dice il direttore della PETA Elisa Allen. "Mettendo al bando la pelliccia, Ischia creerebbe un esempio progressista per il resto del paese e farebbe una grande differenza per gli animali che soffrono e muoiono negli allevamenti di tutto il mondo". 

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La PETA (il cui motto recita in parte che "gli animali non sono nostri da indossare") osserva che la crudeltà dell'industria della pelliccia non è limitata agli allevamenti. Procioni, coyote ed altri animali vengono catturati ogni anno, il più delle volte con trappole a ganasce d'acciaio che mutilano le loro zampe e gambe, e alcuni animali, pur di liberarsi si strappano a morsi i propri arti. Quando arrivano i cacciatori, gli animali vengono calpestati, sparati, o bastonati a morte. L'industria delle pellicce distrugge anche l'ambiente, poiché le sostanze chimiche aggressive utilizzate per evitare la decomposizione della pelle degli animali finiscono nei corsi d'acqua, insieme al fosforo derivante dalle deiezioni animali.

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