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Cronaca

San Gennaro ha fatto il miracolo: il sangue si è sciolto

Festa grande in Cattedrale per i fedeli presenti

Si è ripetuto il miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro nel Duomo. Alle ore 9.55 - già  all'apertura della cassaforte - l'Arcivescovo di Napoli Domenico Battaglia ha mostrato ai fedeli l'ampolla.. Il ripetersi del miracolo è letto dai fedeli come segno di buon auspicio per Napoli e la Campania.  Tra i presenti in Cattedrale anche il sindaco Gaetano Manfredi e il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca che hanno accompagnato l'arcivescovo a prelevare le ampolle.

Festa San Gennaro, miracolo del sangue - Foto De Cristofaro (NT)

I tre “miracoli” di San Gennaro

Tre volte l’anno, in date ufficiali e solenni, San Gennaro rinnova il suo legame con Napoli e il suo sangue viene esposto di fronte a migliaia di cittadini e fedeli. E ogni volta si spera che si sciolga. Nel sabato precedente la prima domenica di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre, accorrono in Cappella e nel Duomo per assistere al prodigio della liquefazione.

Il sabato precedente la prima domenica di maggio, il busto e il reliquiario con la teca e le ampolle, insieme ai busti d’argento dei santi compatroni di Napoli, vengono portati in processione, dal Duomo alla Basilica di S. Chiara, in ricordo della prima traslazione delle reliquie del santo da Pozzuoli a Napoli. Dopo le rituali preghiere, avviene il ‘primo miracolo’ della liquefazione del sangue.

Il secondo rito della liquefazione del sangue, forse il più conosciuto, ricade il 19 settembre, giorno di ricorrenza della decapitazione del giovane vescovo di Benevento. All’interno del Duomo, con la presenza del vescovo, le autorità civili e i fedeli, dopo le preghiere di rito, avviene il miracolo.

Il 16 dicembre, festa del patrocinio di San Gennaro, si ripete il ‘prodigio’ dello scioglimento del sangue, in memoria dell’eruzione del Vesuvio del 1631, quando il sangue si sciolse e il magma miracolosamente si fermò evitando di invadere la città.

La storia di San Gennaro

Secondo quanto riportato dagli “Acta bononiensia”, risalenti al VI secolo d.C., San Gennaro nacque a Napoli nella seconda metà del III secolo, e fu eletto vescovo di Benevento. Perseguitato da Diocleziano perchè cristiano, venne martirizzato a Pozzuoli, nei pressi della Solfatara, il 19 settembre del 305. Si racconta che durante il suo martirio una nobildonna, di nome Eusebia, raccolse il sangue del Santo conservandolo gelosamente in due ampolle. 

Dopo l'editto di Costantino un vescovo di Napoli fece traslare le ossa del santo da Pozzuoli a Napoli. A quanto pare durante il tragitto Eusebia regalò al vescovo le due ampolle contenenti il sangue del martire. Da quel momento il culto di San Gennaro iniziò a diffondersi rapidamente: la tomba divenne meta di continui pellegrinaggi per i grandi prodigi che venivano attribuiti al Santo. 

Nel 472 ad esempio, in occasione di una violenta eruzione del Vesuvio, i napoletani accorsero in massa nella catacomba per chiedere la sua intercessione. Iniziò così l’usanza di invocarlo nei terremoti, nelle eruzioni e in un tutti i casi di pericolo. A partire da quell’anno San Gennaro cominciò ad assumere il rango di patrono e protettore principale della città.

Durante un’altra eruzione nel 512, fu lo stesso vescovo di Napoli, Stefano I, ad iniziare le preghiere propiziatorie. Successivamente fece costruire in suo onore, accanto alla Basilica di S. Restituta (prima cattedrale di Napoli), una chiesa detta “Stefania”, sulla quale alla fine del secolo XIII venne eretto il Duomo: qui vennero riposti, nella cripta, il cranio e la teca con le ampolle del sangue. Questa decisione preservò le reliquie dal furto del longobardo Sicone, che, durante l’assedio di Napoli dell’831, entrò nelle catacombe e rubò le altre ossa del santo portandosele a Benevento, sede del ducato longobardo. 

Le ossa restarono in questa città fino al 1156, quando vennero traslate nel santuario di Montevergine (Avellino), dove rimasero per tre secoli. Delle ossa poi si persero le tracce finché, durante alcuni scavi effettuati nel 1480, furono per caso ritrovate sotto l’altare maggiore. Il 13 gennaio 1492, dopo numerose trattative con i monaci dell’abbazia verginiana, le ossa furono riportate a Napoli nel Duomo. Intanto, le ossa del cranio erano state sistemate in un preziosissimo busto d’argento (donato da Carlo II d’ Angiò nel 1305 al Duomo di Napoli) e le ampolle incastonate in una teca preziosa (fatta realizzare da Roberto d’ Angiò). 

Successivamente, nel 1646, il busto e la teca furono poste nella nuova Cappella del Tesoro, oggi ricca di capolavori d’arte d’ogni genere. Le altre reliquie conservate in un’antica anfora, rimasero, invece, nella cripta del Duomo, su cui s’innalza l’abside e l’altare maggiore della grande Cattedrale.

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