Inchiesta Dia Caltanissetta, indagato noto imprenditore antiracket napoletano

Bancarotta fraudolenta e concorso nel reimpiego di beni di provenienza illecita. Sono, a vario titolo, le ipotesi di reato per cui nove persone sono indagate dalla Dia di Caltanissetta in un'inchiesta a proposito dei lavori di ampliamento del palazzo di giustizia del capoluogo nisseno. Tra questi - destinatari di altrettante misure cautelari, tra provvedimenti interdittivi ed arresti domiciliari - anche un noto imprenditore partenopeo 55enne rappresentante di società private e pubbliche, impegnato nell'associazionismo industriale e nell'antiracket.

Nel dettaglio, l'imprenditore è stato destinatario della misura restrittiva del divieto di esercitare imprese.
Il provvedimento del gip dispone inoltre il sequestro, per un valore complessivo stimato di oltre 1,5 milioni di euro, delle quote sociali e dell'intero patrimonio di un consorzio stabile con sede legale a Napoli, oltre che di altre due società di Caltanissetta e Messina, secondo gli investigatori "strumentali" alla commissione del reato di reimpiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.

L'indagine ha preso le mosse dalle vicende riguardanti un consorzio stabile che si era aggiudicato diverse commesse pubbliche, tra cui l'appalto per l'ampliamento del palazzo di giustizia di Caltanissetta, la manutenzione ordinaria e straordinaria del policlinico di Messina e l'ampliamento dell'area di servizio autostradale milanese di Zenone est. Gli inquirenti spiegano che si è verificata una catena di fallimenti delle imprese che facevano parte del consorzio fino ad una presunta "distrazione" prefallimentare delle risorse produttive in favore del consorzio stabile con sede a Napoli sequestrato, presieduto al tempo dall'imprenditore 55enne.