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Cronaca

Il boss: "Gigi D'Alessio pezzo d'infame, non cantò per mio figlio"

Giuseppe Graviano intercettato nel carcere di Ascoli Piceno col compagno di ora d'aria Umberto Adinolfi. L'ufficio stampa del cantante esclude qualunque trattativa

Per Giuseppe Graviano, Gigi D’Alessio era un “pezzo d’infame, perché aveva rifiutato il suo invito” ma non “quello dei Marcianise e di altri soggetti malavitosi”. Parole dure che arrivano dal boss di Brancaccio, intercettato nel carcere di Ascoli Piceno col compagno di ora d’aria Umberto Adinolfi, camorrista di San Marzano sul Sarno.

Come si legge negli atti del processo sulla trattativa Stato-mafia, "Graviano racconta che quando il figlio fece la prima comunione, nel 2006, e lui si trovava nel carcere di Spoleto, il ragazzo gli chiese se poteva ingaggiare Gigi D’Alessio, il quale, dopo avergli dato la disponibilità, rifiutò l’invito perché seppe chi era lui".

L'ufficio stampa del cantante esclude qualunque trattativa: "Nel 2006 erano già dieci anni che Gigi D'Alessio non cantava più a cerimonie o a feste private: già dal '97 riempiva stadi e palazzetti dello sport. Evidentemente qualcuno ha usato il suo nome impropriamente, forse anche a titolo di suo manager, ma comunque all'oscuro di Gigi D'Alessio".

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