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Cronaca Somma vesuviana

Carabiniere ucciso, il killer: “Ci fecero vedere il tesserino”

In una conversazione registrata in carcere Elder racconta la dinamica dell'aggressione al padre e a un amico avvocato

Un nuovo particolare emerge dall'inchiesta sull'uccisione del carabiniere Mario Cerciello Rega assassinato a Roma da due giovani americani. Un colloquio registrato in carcere che aggraverebbe la posizione di Finnegan Lee Elder e di Gabriel Natale Hjorth. A indagini concluse è infatti filtrata una conversazione messa agli atti tra Elder, il padre e Craig Michael Peters, avvocato penalista americano e amico di famiglia. I due entrarono in carcere il 2 agosto, a pochi giorni dall'arresto del 26 luglio. Il penalista non venne scelto come legale di fiducia e per questo la conversazione è potuta essere stata messa agli atti.

Il colloquio registrato 

All'interno del colloquio Elder dice “ho visto due sbirri – e anche – ci hanno fatto vedere velocemente i distintivi”. Un'ipotesi che aggraverebbe la posizione di entrambi e farebbe saltare uno degli elementi della loro tesi difensiva secondo la quale non conoscevano l'identità dei carabinieri. «Ho visto due sbirri di cui uno più basso erano rivolti nella direzione opposta. Sono venuti dietro a noi, alle nostre spalle. E la macchina militare era qui. Mi sono girato e li ho visti ad una distanza di tre piedi. La persona che mi ha attaccato era basso, più massiccio. Mi picchiava, mi trascinava e così ho estratto il mio coltello e l’ho colpito due volte alla gamba. Poi mi ha stretto il collo e io ho cercato di scansarlo». Così Elder spiega ai due visitatori la dinamica dei fatti e la conversazione fa parte della relazione finale redatta dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Roma ed è alla base della richiesta di giudizio immediato formulata dal procuratore Michele Prestipino, l’aggiunto Nunzia D’Elia e il sostituto Maria Sabina Calabretta.

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