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Camorra, il rapporto della Dia: “Costante minaccia di infiltrazione negli appalti pubblici”

Nel rapporto semestrale l'Antimafia lancia l'allarme alle amministrazioni

Le imprese contigue alla camorra "possono disporre di ingenti risorse finanziarie provenienti dalle attività illecite" e questo rende "persistente la minaccia di infiltrazione nel comparto degli appalti di opere pubbliche". È un passaggio della relazione semestrale della Dia relativa alla criminalità organizzata in Campania, nella quale si sottolinea che la leadership dei clan di camorra "coincide sempre più spesso con figure di professionisti che ricoprono posizioni di controllo e diventano l'espressione più moderna dell'attuale criminalità organizzata".

"La rappresentazione del fenomeno camorristico ricondotto ad una sequela di scontri violenti tra gruppi che esercitano un controllo asfissiante sul territorio - si legge - rappresenterebbe solo una parte della realtà riferita per lo più alla città di Napoli. Nel capoluogo i cartelli di camorra permarrebbero rinvigoriti e rinnovati nonostante alterne vicende di agguati e di repressioni giudiziarie. Organizzazioni dimostratesi quindi capaci di riemergere secondo evoluti modelli di espansione".

Nell'odierno scenario la camorra campana si conferma "composta da un difficile e complicato mosaico dove si intrecciano clan o federazioni di clan che, esercitando una presenza invasiva sul territorio per il controllo e la gestione delle attività illecite, risultano anche in grado di controllare in forma egemonica le attività economiche attraverso una silente strategia di infiltrazione e collusione nel mondo dell'imprenditoria e dei poteri pubblici, per assicurarsi la gestione di importanti settori dell'economia legale".

La camorra è quindi "più che mai protesa a farsi impresa attraverso strumenti privilegiati quali la corruzione, il riciclaggio, l'intimidazione ambientale e le collusioni che ne derivano". I clan avrebbero così "raggiunto la consapevolezza di dover operare in modo silente per sottrarsi all'attenzione delle forze dell'ordine ricorrendo alla violenza esclusivamente per frenare ribellioni o infedeltà". Il venir meno della minaccia come strumento principale di operatività "non rende peraltro le organizzazioni meno pericolose, anzi - si sottolinea - ne amplificherebbe esponenzialmente la potenzialità operativa. Gli omicidi riconducibili alle logiche camorristiche secondo le acquisizioni investigative e giudiziarie apparirebbero collegati a dinamiche di epurazione interna finalizzate alla prevenzione di qualunque tentativo di alterazione degli assetti già definiti".

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