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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Mamma e figlia aggrediscono due infermiere, il racconto shock: "Non riuscivano a respirare"

Non volevano attendere il proprio turno

I carabinieri di Napoli lunedì sera sono intervenuti nell’ospedale pediatrico Santobono per un'aggressione. Una 34enne e una ragazzina di 14 anni, madre e figlia, hanno aggredito alcuni infermieri del pronto soccorso, perché stanche di attendere il turno. La donna era in attesa di sottoporre la figlia di 6 anni ad una visita medica.

Le lesioni riportate da due infermiere sono state ritenute guaribili in 7 giorni. Madre e figlia sono state denunciate per lesioni, violenza a pubblico ufficiale e interruzione di pubblico servizio. Sono in corso approfondimenti sul ruolo nell’aggressione di altre persone.

Le parole di un testimone

Nessuno Tocchi Ippocrate ha riportato, in esclusiva, la testimonianza di uno dei colleghi delle due infermiere. "Il turno di triage delle mie colleghe è iniziato alle ore 20.00 con circa 50 pazienti in attesa e con un attesa media di circa 6 ore o poco più. Sono iniziate subito senza sosta le nuove registrazioni e sono seguite le rivalutazioni di altri pazienti già in sala d’attesa fino a quando, alle 21 circa, una mamma chiede di rivalutare sua figlia, giunta alla nostra osservazione per un riferito episodio lipotimico. Le colleghe ti triage riprendono tutti i parametri vitali della piccola paziente, costatano che non c’era nessun alterazione di questi ultimi e riconfermano il codice verde che gli era stato assegnato dai colleghi del turno precedente circa 40 minuti prima.

"Urla e minacce"

Abituati ormai a queste tipo di pretese e a questi toni alterati e attizzosi, le mie colleghe di triage spiegano alla signora, mamma della paziente, che non c’era nessun peggioramento e non c’era nessuna criticità e urgenza quindi la bambina poteva attendere il suo turno in sala d’attesa invitandole ad accomodarsi. La madre inizialmente è ritornata in sala d’attesa senza controbattere, fino a quando ha trovato una scorciatoia per arrivare ai box di visita, una volta entrata lì e una volta costatato che anche lì non le hanno dato nessun codice di priorità perché come detto prima, non c’era nessun urgenza, è ritornata al triage e ha iniziato prima ad urlare e minacciare le mie colleghe verbalmente.

"Non riuscivano a respirare"

Successivamente, quando ha capito che ugualmente non sarebbe cambiato il suo codice colore nonostante le minacce verbali, ha ben pensato di passare alla violenza fisica e insieme a lei c’erano altre 4 donne, tra cui una ragazzina minorenne di 14 anni. Nonostante ci fossero i colleghi guardie giurate, sono riuscite ad entrare e sono riuscite a tirare calci e pugni senza mai fermarsi, incrementando sempre di più la loro violenza sulle mie colleghe spingendole contro il muro della postazione di triage senza nemmeno dare loro la possibilità di svincolarsi e di respirare. Le violenze fisiche sono continuate anche dopo l’arrivo delle forze dell’ordine.

"Paura di recarsi a lavoro"

Le mie colleghe oggi riportano lesioni fisiche guaribili in 10 giorni. Porteranno lesioni morali chissà per quanto tempo però, saranno demoralizzate, avranno paura di recarsi a lavoro, avranno paura di sedersi nuovamente alla postazione di triage a causa di persone che intenzionalmente viene in ospedale per creare tutto questo. Avranno paura di svolgere il loro lavoro, il nostro lavoro che chiamiamo missione. Queste persone sono state, come sempre, denunciate. La nostra domanda è sempre la stessa, cambierà mai qualcosa ? Il territorio cambierà mai ? Il drappello di polizia h24, dov’è? Tutta questa violenza non è giustificabile, non è tollerabile. Siamo stanchi, così non è possibile lavorare

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