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Napoli-Lazio, Spalletti: "Le assenze non contano, la rosa è di livello"

L'allenatore azzurro ha parlato nella consueta conferenza stampa prepartita

La Lazio, Sarri, Osimhen, Maradona. E' un Luciano Spalletti a tutto tondo quello che si presenta alla consueta conferenza stampa prepartita. Il Napoli incontrerà i biancocelesti nel posticipo domenicale. Il Corriere dello Sport riporta alcune dichiarazioni del tecnico toscano, a partire dalle assenze: "La rosa è di un certo livello già nelle prime partite era fuori Mertens e, a centrocampo erano in pochi per tre partite e abbiamo fatto ciò che volevamo. E' chiaro che da queste risposte si darà un'impronta al cammino che vogliamo fare. Noi però non dobbiamo dimostrare niente, innervosirci o avere qualcosa da ribaltare, dobbiamo lavorare ogni giorno in maniera seria, quella è la soluzione. Dobbiamo essere superiori a ciò che s'è proposto la volta precedente, senza farci condizionare". 

Osimhen assente principale del match: "E' un giocatore unico. E' completo, deve migliorare e raffinare la tecnica, ma poi le altre ce l'ha tutte, è difficile trovarne altri. Mertens tecnicamente e nel posizionamento non sbaglia, ma se deve fare uno strappo di 70 metri o saltare di testa e tenere palla è diverso, ma se gli capita una palla e tira la mette dove vuole. Si perdono delle caratteristiche, se ne guadagnano altre, ma conta essere al top per ciò che abbiamo in campo. Petagna ne ha altre ancora, siamo assortiti bene".

Poi, qualche parola su Sarri: "E' un avversario difficile, qui l'hanno visto come organizza il gioco collettivo, tenendo la squadra corta, con la ragnatela di passaggi stretti, la percezione di dove si può far male". E' ancora vivo il ricordo dell'anniversario della morte di Maradona, una data che per Spalletti non è trascorsa senza lasciare traccia: "Maradona è sempre nei pensieri dei calciatori, non solo dello sportivo per averlo ammirato, ma ci sono anche calciatori che vorrebbero ripercorrerne la grandezza, anche nelle canzoni che cantano. In ritiro, in una cena, sono venute fuori anche le canzoni di Diego. In sintesi, io dico che non importa capire se è stato un buon esempio o meno, il più grande numero 10 o no, ma ciò che è fondamentale è il vuoto che ha lasciato, la sensazione di spazio lasciato al niente, lo smarrimento totale che non si era mai visto nella storia del calcio. Ed è riduttivo parlare solo di storia del calcio, è stato il più grande di tutti, ci ho giocato una volta contro e ricordo benissimo cosa creò come difficoltà. Per capire la sua anima, va ascoltato quando cantava forse di più che visto in campo. La grandezza è come faceva sentire gli altri, quanto li faceva diventare grandi".

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