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Eventi San Ferdinando / Via Santa Caterina da Siena

“Amori sospirati e amori disperati in commedia” in concerto

Le arie da “La Locandiera” di Pietro Auletta e da “La Finta Vedova” di Nicolò Conforto cantate da Giuseppina Bridelli con l’Ensemble Galanterie a Plettri

Si chiude con il concerto “Amori sospirati e amori disperati in commedia”, venerdì 13 aprile alle ore 20.30, presso la Chiesa di Santa Caterina da Siena (via Santa Caterina, 76 Napoli), il meeting internazionale "Goldoni avant la lettre", promosso a Napoli da ARPREGO (Archivio del Teatro Pregoldoniano), insieme con la Fondazione Pietà de' Turchini, l'Università degli Studi di Napoli "Federico II", il Conservatorio “S. Pietro a Majella”, l'Università di Santiago di Compostela, l’Istituto Cervantes e la Società Nazionale di Scienze, Lettere e Arti.

L’incontro "Goldoni avant la lettre" ha esplorato i materiali teatrali e musicali e le pratiche attoriali tra Italia, Spagna e Francia negli anni 1650-1750, ai quali si sarebbe poi ispirato Carlo Goldoni, riformatore della Commedia dell’Arte e padre della commedia moderna. È il caso delle arie da “La Locandiera” di Pietro Auletta e da “La Finta Vedova” di Nicolò Conforto, che in “Amori sospirati e amori disperati in commedia” saranno interpretate dalla talentuosa Giuseppina Bridelli, mezzosoprano, accompagnata dall’Ensemble Galanterie a Plettri, diretto dal mandolinista Mauro Squillante. Il concerto è organizzato in collaborazione con l’Università di Bologna.

«Nei primi decenni del Settecento, Napoli è un cantiere inesauribile di idee spettacolari che promuove, strenuamente, producendo forme e stili destinati a essere modelli da emulare e declinare». A spiegarlo è Paologiovanni Maione, membro del Comitato Scientifico-Musicologico del Centro di Musica Antica “Pietà de’ Turchini” e docente di Storia della Musica e Storia ed Estetica Musicale presso il Conservatorio di Musica San Pietro a Majella di Napoli. «Tra le botteghe più laboriose – prosegue Maione – vi è quella destinata alla produzione delle chellete per musica: la parola napoletana prescelta per i nuovi manufatti indica letteralmente “una qualunque cosa”, offrendo un giusto riferimento sull’entità del fenomeno delle “commeddeje”, il cui raggio d’azione è assai esteso e poco circoscrivibile».

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