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Economia

La situazione drammatica della BRAU

Mentre la BRAU vede ridimensionato il suo orario di apertura, a danno della cittadinanza, per carenza di personale, la Biblioteca Nazionale di dipendenti ne ha molti, moltissimi. Probabilmente troppi. E se ne desse in prestito qualcuno alla BRAU?

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di NapoliToday

Come senz'altro sapete, le ore di apertura al pubblico della BRAU, la Biblioteca di Ricerca di Area Umanistica della Federico II, sono state drasticamente (ma la scelta dell'avverbio non è stata semplice; mi son deciso per questo tra un gruppetto che comprendeva: sciaguratamente, drammaticamente, tristemente) ridotte.

Dal 7 gennaio infatti, altri due giorni della settimana sono stati falcidiati dalla mannaia del ridimensionamento. Oltre al venerdì, adesso anche al lunedì e al mercoledì la BRAU chiuderà alle 14, in anticipo di tre ore sul già malinconico orario di chiusura regolare.

La motivazione che campeggia sui fogli di avviso all'utenza è la carenza di personale.

Il che è un pugno nell'occhio, un insulto sardonico verso una popolazione, quella napoletana, che vede nella disoccupazione uno dei suoi mali paradigmatici.

Ma lasciamo stare rivendicazioni da "'O posto ce sta, e nun ce 'o vonno dà". In questi tempi di crisi economica e di scure posta alla radice della cultura, come di altro, in nomini austerity, capisco non ci sia posto, appunto, per nuove assunzioni.

Ciò che faccio fatica a capire, o comunque ad accettare, è notare la differenza paradossale tra le difficoltà della BRAU a garantire il servizio minimo dell'apertura e la gozzovigliante abbondanza della più grande biblioteca di Napoli, la Nazionale.

Difatti, mentre la BRAU opera a mezzo servizio per mancanza di personale, la BNN trabocca di lavoratori. Già appena giunti nell'ingresso al pubblico della sede centrale, si è accolti anche da 4 o 5 dipendenti, lì dove in 2 sarebbero grasso che cola. Sembra quasi non ci sia spazio per tutti; potete scommetterci che al mattino litigano per le sedie.

Ma sono tutti gli uffici ad avere semplicemente troppi dipendenti. Basta farsi un giretto al primo piano per rendersi conto che alla BNN c'è un esubero di personale spaventoso.

Riesce difficile vedere un ufficio con meno di 4 persone. Che, se ci fosse davvero una mole di lavoro adeguata, sarebbe ovviamente legittimo averne anche più. Ma il sospetto è che molti dei lavoratori della BNN siano stati assunti per tenere compagnia ai colleghi che già vi lavoravano. Io non ce l'ho con loro, coi dipendenti della BNN; sono certo che fanno il loro meglio per far funzionare la biblioteca al massimo delle sue possibilità. Il punto è che una volta fatto il loro meglio, non rimane più un cacchio da fare; comunque non per tutti loro. E quindi li vedi lì, a chiacchierare, a litigare, seduti, annoiati, costretti a stare lì in quell'ufficetto troppo piccolo, in 5 o 6, a stretto contatto, che se lo viene a sapere Pannella uno sciopero della fame ci sta tutto; e sembrano i protagonisti di un nuovo reality. Metteteci qualche telecamera e vi posso assicurare che l'idea non è male.

L'ufficio fotocopie avrà davvero bisogno di 5 persone? E l'ufficio informazioni quale misteriosa funzione suppletiva svolge per necessitare dello stesso numero di impiegati? E perché mai, nella guardiola del portico d'ingresso di Palazzo Reale, dove gli unici impicci alla lettura del giornale sono controllare che non entri nessun uomo col bazooka e armeggiare con la sbarra elettronica per permettere il transito dei veicoli, perché mai dico, c'è bisogno di due uomini? Uno alza la sbarra e l'altro la abbassa?

Io faccio un appello. Che può apparire una provocazione soltanto perché ci siamo ormai abituati all'idea che i cittadini siano stati inventati per la burocrazia e non la burocrazia per i cittadini.

Non sarebbe possibile una qualche forma di collaborazione tra i due diversi ministeri da cui le due biblioteche dipendono, per il bene di Napoli? Dal momento che - e mi mantengo basso - almeno un quarto dei dipendenti della BNN hanno l'unica funzione di rappresentare un emblema del feroce assistenzialismo adottato a Napoli nelle sfere pubbliche a qualsiasi livello, non si potrebbero mandare un paio di dipendenti in soccorso alla BRAU? Tanto i dipendenti della BNN bisogna pagarli lo stesso, magari li "sfruttiamo" per una giusta causa.

Mi rendo conto che sarebbe un problema, perché sono dipendenti di enti pubblici diversi e magari bisognerebbe cambiargli il contratto, e forse non vorrebbero cambiare sede di lavoro e complicazioni di ogni tipo. Ma insomma, non si potrebbe adottare una formula calcistica, una sorta di prestito con diritto di riscatto? Poi magari quando le cose alla BRAU (o in Italia) si aggiusteranno, la Federico II potrà assumere qualcun altro, la Biblioteca resterà aperta più a lungo, con orari da vera biblioteca, e i dipendenti in prestito dalla BNN potranno tornarsene a litigare al mattino per la propria sedia.

La BRAU è una risorsa preziosa e un fiore all'occhiello non solo della Federico II, ma di tutta Napoli. Vanta un patrimonio librario enorme. È una biblioteca a scaffale aperto, di quelle che a Napoli si vedono solo nei film, perché in altre biblioteche per ottenere la consultazione di un testo bisogna riempire moduli su moduli, che invece di leggere un libro sembra si sia richiesta l'adozione di un bambino.

Spero vivamente che non si lasci spegnere questa fiammella di cultura, accesa nel cuore di Napoli.

E, volutamente alla fine, in un accesso di auto-consapevolezza del valore assegnatoci dalla società, segnalo che sarebbe anche una forma di rispetto verso noi studenti. Ogni anno ci vediamo aumentate le tasse; in cambio diminuiscono i servizi. Un altro paradosso. Non sembra anche a voi che a volte il mondo vada al contrario?

-- Carlo Costagliola

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