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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cultura

Maddalena Stornaiuolo: “Il Nastro d’Argento è per mia figlia e per tutti i ragazzini di Scampia”

Incontro con l’attrice che insieme ad Antonio Ruocco ha diretto Sufficiente, il cortometraggio contro il pregiudizio che ha conquistato anche la platea del Festival di Venezia

Neanche nei miei sogni più bizzarri avrei immaginato di esordire alla regia con Sufficiente al Festival di Venezia e dopo un anno vincere il Nastro d’Argento. Sono strafelice che sia considerato come un lavoro valido”. È davvero al settimo cielo l’attrice e regista Maddalena Stornaiuolo che insieme ad Antonio Ruocco ha diretto il cortometraggio, arrivato nella cinquina finale dello storico premio cinematografico e che ha conquistato un premio speciale ai Nastri d’Argento.

Una vittoria tangibile che fa bene al lavoro che Maddalena svolge a Scampia sia con la casa editrice Marotta & Cafiero (fondata con suo marito, lo scrittore Rosario Esposito La Rossa) che con La Scugnizzeria, il laboratorio teatrale che lei dirige nel quartiere.

Il cammino di Sufficiente comincia 11 mesi fa al Festival di Venezia all’interno delle Giornate degli Autori – Notti Veneziane dove lo short film è accolto benissimo. Da qui un tour per partecipare a molti festival italiani come il Molise Cinema Film Festival dove in queste ore la visione sulla piattaforma streaming ha registrato il sold out. Traguardi incoraggianti che spingono ad alzare l’asticella e a fare sempre meglio da quando a La Scugnizzeria è stato creato il corso di produzione cinematografica curato dal regista Vincenzo Marra con Gianluca Arcopinto  e Giulia D'Amato, che hanno anche prodotto il corto.

La storia

Nato come saggio finale del corso, Sufficiente racconta in 9 minuti la vicenda di Gaetano (interpretato da Alessio Conte allievo del laboratorio), un ragazzo di 15 anni orfano di padre a causa della faida che per anni c’è stata nella periferia nord di Napoli. Attorno a lui tanti pregiudizi acuiti soprattutto da parte degli insegnanti. Gaetano è un pluriripetente e, nonostante lo scetticismo degli insegnanti, si presenta alla commissione di esami di licenza media. Gaetano vuole una vita diversa, migliore. Per lui ottenere quella licenza media è solo l’inizio per avere finalmente delle occasioni.

Intervista a Maddalena Stornaiuolo

Maddalena, che valore ha portare il premio speciale dei Nastri a Scampia?

Mi riempie di orgoglio. Penso a tutti i ragazzini di Scampia ai quali dedico questo premio e a mia figlia di 3 anni. Quando diventerà più grande sarà soddisfacente dirle di non abbattersi e che le cose belle arrivano se ci si rimbocca le maniche dandosi da fare. Dietro deve esserci sempre la formazione e lo studio. Credo che non bisogna mai sedersi sugli allori. Mai adagiarsi. Bisogna sempre mettersi in gioco a prescindere dagli ostacoli e dai luoghi dai quali si proviene”.

Quando con Arcopinto e Marra avete ideato il corso di produzione cinematografica de La Scugnizzeria, avevate già in mente di realizzare un cortometraggio di fine corso che fosse in grado di avere un impatto così forte nei festival?

Sicuramente tutti noi eravamo entusiasti e quando abbiamo pensato di realizzare uno short nell’ambito del corso di produzione avevamo l’obiettivo di fare una prova di fine anno che fosse fatta bene. Con questo spirito Antonio Ruocco, i ragazzi e io abbiamo iniziato le riprese del corto. Non avremmo mai pensato che arrivasse così lontano. Ci siamo impegnati davvero tanto e tutto ciò che è accaduto e sta accadendo è andato ben oltre le nostre aspettative”.

Lo spunto viene da una vicenda reale accaduta circa 15 anni fa nel quartiere. Da qui emerge un altro aspetto il pregiudizio che, talvolta celato, è presente, non solo per i figli vittime delle faide, ma anche per le persone che, semplicemente, vivono in quella zona. Il pregiudizio rischia di frenare anche coloro che avrebbero la volontà di cambiare.

Esatto è proprio così! Il punto focale del cortometraggio è questo: raccontare Lucignolo e non il Pinocchio di turno. Raccontare ‘Lucignolo’ è più interessante perché spesso ci si sofferma solo sulla superficie delle storie: un ragazzino può essere allontanato perché alle sue spalle ha una famiglia con un passato scomodo e, in primis, non siamo accoglienti. A volte accade che le scuole chiudono le porte in faccia proprio ai ragazzi più irrequieti e che hanno i genitori in galera. Se nessuno gli tende una mano è ovvio che finiscono per strada. Se abbandonati a loro stessi non possono fare molto. Con Sufficiente abbiamo cercato di dare voce a quei ragazzi, alle loro storie, soprattutto, abbiamo provato a creargli delle opportunità. Abbiamo voluto dare un punto di vista diverso proprio perché questi ragazzi sono giudicati male fin da principio, cosa paradossale perché i bambini non hanno mai colpa di ciò che ha fatto un genitore”.

Il personaggio di Gaetano ha la tenacia nel darsi un’opportunità e una vita diversa. A Scampia ci sono tanti Gaetano. Anche per questo nasce La Scugnizzeria…

Io sono nata e cresciuta a casa di mia nonna, nelle Vele di Scampia. All’epoca i miei genitori non potevano permettersi una casa e io ho passato la mia infanzia in quelle quattro mura che per me sono meravigliose perché ho dei bellissimi ricordi della mia famiglia ma appena uscivo dalla porta di casa non c’era nulla di bello. Adesso ho l’occasione di dare ai ragazzi ciò che a me è stato negato e lo faccio attraverso La Scugnizzeria. Ho creato questa scuola di teatro quando ero incinta di mia figlia. Era un momento particolare in cui non c’erano ruoli adatti per me in cinema e in tv e mentre si aspetta una bambina fare teatro è praticamente impossibile. Non sarei mai riuscita a stare con le mani in mano per 9 mesi ed ecco che mi è venuta l’idea di aprire una scuola di teatro per i ragazzi e gli adulti che vivono a Scampia. L’idea centrale è sempre stata quella di dare le opportunità che non ho avuto. Le occasioni a volte non arrivano se si vive in contesti che hanno poco da offrire. Io per prima ho subito dell’ostracismo perché ho vissuto nelle vele vedendo, così, sfumare delle opportunità prestigiose. Quando ero molto più giovane, non ti nascondo, che negavo di vivere a Scampia perché provavo imbarazzo a causa degli sguardi delle persone che ogni volta cambiavano quando scoprivano dove vivevo”.

Però ti sei rimboccata le maniche e hai deciso di darti da fare qui. Quanto è cambiata questa zona negli ultimi tempi? E nella percezione degli altri qualcosa è cambiato?

Sicuramente è cambiata tanto e in meglio. Se pensiamo agli anni della faida dove davvero non si poteva mettere il naso fuori di casa (per esempio, mio marito ha perso anche un cugino).

È stato un periodo davvero bruttissimo per noi ma per fortuna il peggio è passato. È vero che i media, il più delle volte, hanno dato una lettura macabra di Scampia, descrivendola come un Far West, però l’attenzione mediatica che ha ricevuto ha accesso i riflettori contribuendo ad attivare delle reti solidali per risollevare la situazione. Non ci sono più le piazze dello spaccio a cielo aperto che erano in ogni angolo del quartiere. Morti per strada non se ne vedono più.

Poi, nel 2021 dovrebbe aprirsi a Scampia la facoltà di Farmacia. L’apertura della facoltà permetterà nuove opportunità. Molte persone verranno a studiare qui in periferia favorendo un’emigrazione all’inverso”.

Adesso quali saranno i prossimi passi per coinvolgere ancora di più i ragazzi del quartiere?

In accordo con il sindaco de Magistris ci sarà una grande festa dopo che ritireremo il Nastro d’Argento che ci sarà consegnato dopo il Festival del Cinema di Venezia. Dopodiché, dirigerò e interpreterò un nuovo cortometraggio dedicato alle donne di Scampia. Durante questi anni di laboratorio de La Scugnizzeria sono venuta a conoscenza delle storie di tante madri che vivono nel quartiere. Molte di loro sono delle adolescenti. In questi anni hanno imparato a fidarsi di me e si sono confidate. Hanno vite tostissime e passati difficili. Sarebbe bello realizzare un progetto dove saranno coinvolte per darle spazio, aiutandole a trovare il coraggio necessario per cambiare. Tra qualche anno vorrei dedicarmi a un progetto più ambizioso, la realizzazione del mio primo lungometraggio da regista”.

La tua carriera da regista si baserà su un cinema di impegno civile e sociale?

Io ho sempre lavorato come attrice. La regia è nata più come una sfida e non pensavo di esserci portata. Vincere un premio così importante fa venire voglia di restare dietro la macchina da presa. I lavori creati da me sono sempre legati ai temi civili. Mi stimola molto di più indagare sulla nostra società”.

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