rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024
Il film che apre l'evento

De Angelis e Favino aprono il Festival di Venezia con Comandante. Le interviste

Il regista napoletano e il suo protagonista incontrano la stampa per parlare del film che in questo momento inaugura la Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia: "Quello che volevamo raccontare è la forza dell’uomo che si palesa nel salvare delle vite"

“Un uomo non è mai così forte come quando tende il braccio per aiutare qualcuno che è invece è in difficoltà” questa frase racchiude lo spirito di Comandante, il film di Edoardo De Angelis interpretato da Pierfrancesco Favino che apre il concorso dell’80esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Parole che sono anche la traccia di come la storia vera del comandante Salvatore Todaro, militare durante la seconda guerra mondiale, abbia acceso la scintilla creativa di Edoardo De Angelis che, motivato anche da un’esigenza etica, ha sentito il bisogno di raccontare questa storia che facesse da esempio quando nel 2018 nel pieno del dibattito sulla discussa posizione di Matteo Salvini riguardo i soccorsi in mare, gli sbarchi degli emigranti e con le relative drastiche decisioni prese all’epoca di quando è stato Ministro degli Interni.

“Quest’espressione è stata la scintilla che m'ha fatto desiderare di raccontare questa storia. Mi commuove l'idea della forza intesa come la intendeva Salvatore Todaro, ovvero la capacità di correre in soccorso di chi è più debole. Ricordando che anche se in guerra e fedele alla sua patria, ricorda di essere un uomo e di rispettare le leggi millenarie del Mare” afferma il regista napoletano Edoardo De Angelis durante la conferenza stampa da Venezia.

“Sono grato al direttore Alberto Barbera per averci invitato in competizione e ad aprire la Mostra. E’ un grande onore per noi essere qui con questo film” dice De Angelis. Il giorno di apertura del festival è suo e di Favino, per questo film che ha una grande forza produttiva per un film complesso che ha richiesto molti sforzi come la ricostruzione del sommergibile creato a grandezza naturale dallo scenografo partenopeo Carmine Guarino, infatti sono state messe insieme tante case di produzioni come O’GROOVE con RAI CINEMA TRAMP LTD, VGROOVE, WISE PICTURES e Indigo film.

In questo enorme e sofisticato entourage per realizzare Comandante, Napoli è in prima linea sia da un punto di vista attoriale (nel cast c’è Massimiliano Rossi, Arturo Muselli e Gianluca di Gennaro) che per quanto concerne la produzione (tra i tanti produttori del film c’è anche Nicola Giuliano).

La storia esemplare di Todaro

Le prime reazioni di chi ha visto Comandante al Festival sono buone. Edoardo De Angelis ne è orgoglioso. E’ anche emozionato. E’ una prova importante per lui, diversa da quella che può essere stata quella recente de La Vita Bugiarda degli Adulti che grazie a Netflix gli ha dato un’ulteriore visibilità internazionale.

Comandante è un film che affronta la guerra, ma lo fa in modo intimo, diverso dalle modalità che il genere richiede. Qualcuno potrà dire che è un film politico straordinariamente attuale, cosa vera per altro, ma mette a fuoco due principi essenziali: l’umanità e l’etica che, nonostante la brutalità della guerra bisogna avere, cosa che oggi sembra essere del tutto smarrita.

Un film che farà parlare e molto e che potrebbe dare adito a repliche e invettive da parte della destra già da stasera con la proiezione ufficiale del film che inaugura il festival in quanto pare sia prevista la presenza di Matteo Salvini e tutti al Lido attendono le reazioni che potrebbero arrivare da Salvini. Il regista e il suo cast, però, al momento non ci pensano, l’unica cosa che conta è il film nato più di 5 anni fa quando De Angelis nel 2018 si imbatte nel racconto dell’Ammiraglio Pettorino, riportato in occasione del 123esimo anniversario della Guardia Costiera.

“L’Ammiraglio Pettorino, in un clima di porti italiani chiusi ai naufraghi, di donne, bambini, uomini inermi morti affogati in mare, ebbe l’esigenza di dire ai propri marinai come comportarsi. Scelse la strada della parabola e raccontò la vicenda straordinaria di Salvatore Todaro, il sommergibilista italiano che in guerra affondava le navi nemiche ma salvava gli uomini. Questo prescrive la legge del mare, così si è sempre fatto, così sempre si farà” racconta il regista “Todaro affonda il ferro delle navi nemiche senza paura e senza pietà. Ma il nemico inerme non è più nemico, è solo un altro uomo e allora lo salva. Perché l’essere umano davvero forte è quello capace di tendere la mano al debole. Salvatore conosce le leggi eterne che governano il cielo e il mare e sa che sono superiori a qualunque altra legge: chi salva un solo uomo, salva l’umanità”.

In questo la storia di Salvatore Todaro avvenuta nel 1940 assume un valore esemplare. Per costruire la storia di questo militare che è sì un patriota ma non esita a mettere davanti ai suoi doveri la vita umana, Edoardo De Angelis si rivolge alla penna del due volte Premio Strega Sandro Veronesi e mettono in piedi sia un libro che una sceneggiatura per rendere popolari le gesta di Todaro, uomo anticonformista. Todaro era monarchico convinto e cattolico osservante ma aveva anche approfondito pratiche esoteriche come lo yoga, l’occultismo e lo spiritismo, delle quali si serviva durante le missioni. È stato soprannominato “Mago Baku” dal suo equipaggio sul Cappellini a causa delle intuizioni improvvise grazie alle quali è riuscito più volte a salvare l’imbarcazione dall’affondamento.

Comandante parte proprio dal sommergibile Cappellini nel 1940, all’inizio della Seconda Guerra Mondiale. A comandarlo è Salvatore Todaro Salvatore Todaro della Regia Marina. Nell’ottobre del 1940, mentre naviga in Atlantico, nel buio della notte si profila la sagoma di un mercantile che viaggia a luci spente, il Kabalo, che in seguito si scoprirà di nazionalità belga e carico di materiale bellico inglese, che apre improvvisamente il fuoco contro il sommergibile e l'equipaggio italiano.

Scoppia una breve ma violenta battaglia nella quale Todaro affonda il mercantile a colpi di cannone. Ed è a questo punto che il Comandante prende una decisione destinata a fare la storia: salvare i 26 naufraghi belgi condannati ad affogare in mezzo all’oceano per sbarcarli nel porto sicuro più vicino, come previsto dalla legge del mare. Per accoglierli a bordo è costretto a navigare in emersione per tre giorni, rendendosi visibile alle forze nemiche e mettendo a repentaglio la sua vita e quella dei suoi uomini. Quando il capitano del Kabalo, sbarcando nella baia di Santa Maria delle Azzorre, gli chiede perché si sia esposto a un tale rischio contravvenendo alle direttive del suo stesso comando, Salvatore Todaro risponde con le parole che lo hanno reso una leggenda: “Perché noi siamo italiani”.

Cosa significa oggi essere italiani?

In questa frase ‘noi siamo italiani’ Veronesi e De Angelis rilanciano e si interrogano sul significato che oggi hanno parole così semplici ma potenti. Cosa significa essere oggi italiani?

“Gli italiani hanno dato prova altre volte di avere una certa inclinazione per la retorica del soccorso perché è vero c'è retorica nel soccorso però è comunque l'importante è che tu la persona la salvi. Penso alla spedizione del settantotto dei due incrociatori nel Mar Giallo per portare a Venezia mille passa eh vietnamiti che erano i famosi bot people e ci sono ancora nella provincia di Venezia prove dell’accoglienza avvenuta con tutti gli onori ed era l'Italia di Andreotti Camberletti e Cossiga” sostiene senza filtri Sandro Veronesi e incalza “Negli ultimi anni in Italia noi abbiamo fatto una pessima figura sotto questo punto di vista. Abbiamo rasentato il disonore. Ciò travalica il colore e le posizioni politiche. Il soccorso in mare e le regole del Mare vanno rispettate e nessuno può sottrarsi dal farlo. Noi ce lo siamo detti fin dall'inizio quando Todaro dice: “Perché noi siamo italiani” sta dicendo ‘perché noi siamo belgi... perché noi siamo inglesi. Perché quella bolla di pace che viene creata dalla volontà di Todaro, poi finisce per coinvolgere tutti. Sono cose superiori alle questioni politiche che pure contano perché nel caso nostro nel duemiladiciotto il senso di disonore che avvertivo non lo meritavamo. Adesso anche magari grazie alla visione di questo film porterebbe almeno correggere diciamo la comunicazione verbale che occorre esserci in alcuni contesti”.

“Quello che volevamo raccontare è la forza dell’uomo che si palesa nel salvare delle vite, tendendo loro una mano anche se potrebbero essere dei nemici. Sono contento che abbiamo l’onore e l’onere di aprire la Mostra parlando di temi così importanti” dice De Angelis.

La scelta di Favino

Per Sandro Veronesi Comandante è una storia miracolosa che da una buona risposta al periodo sprezzante che,anche se attenuato, continua a esserci quando si parla degli sbarchi nel Mediterraneo.

Quasi interamente girato su un sottomarino, il film è una storia popolare che è molto atteso, infatti 01 distribution ha deciso di anticipare l’uscita al 1 novembre.

A interpretare Salvatore Todaro è stato chiamato un attore che ha in comune proprio la natura poliedrica: Pierfrancesco Favino.

Un altro personaggio che aggiunge alla sua galleria in cui lavora come sempre con il dialetto, stavolta è il veneto, e che dà a Todaro quella dimensione umana e di grande forza che sono sempre vividi nei 120 minuti del film e che solo lui è capace di restituire

Ultimato a Napoli le riprese dell’ultimo film di Gabriele Salvatores, Napoli-New York , con Comandante conferma di essere uno dei grandi protagonisti dei film di punta della nuova stagione che si sta per aprire e che vuole portare il pubblico nelle sale. Favino è uno dei cardini di questo rilancio, mettendosi anche in prima fila, avendo anche il coraggio di rischiare e osare.

In conferenza stampa stempera e ricalibra i momenti che possono tirare i venti della polemica. Li allontana con le battute e con il carisma da mattatore qual è.

E’ affascinato da come la scrittura e la scelta di usare il dialetto veneto esalti la figura di Todaro.

“ Secondo me la scelta del veneto acuisce un aspetto della storia di questo personaggio. Sarebbe stato molto facile scegliere di un modo di parlare più caldo invece certi monotonie a volte della cadenza danno una dimensione tortuosa all'emozione di questo film che è necessaria” spiega Favino “Son particolarmente convinto del fatto che l'emozione che pure c'è tanta in questo film non dipenda da una scena singola ma dipenda dal film. E’ più facile incontrare sceneggiature o ruoli nei quali hai la scena madre no? E sicuramente il Veneto è stata una nota molto importante del personaggio per fare in modo che questo ingresso in queste emotività non fosse scontato. Accompagnare la scrittura che così bene arrivava a dei dei momenti di emotività molto forti senza apparentemente mostrarli e quindi anche la lingua più giusta oltre che essere quella che era parlata”.

“Per me è un film pieno di emozione di essere fieri. L’abbiamo fatto emozionandoci e speriamo che si veda. Sono particolarmente orgoglioso che il cinema italiano stia osando su questa direzione visto che il film è tutto girato su un sommergibile. Sono contento che il film sia piaciuto oggi alla stampa e spero che il film piaccia anche al pubblico” conclude Favino.

L’apertura del Festival

In conferenza stampa di Comandante si è tanto parlato di attualità, con uno sguardo anche al conflitto tra Russia e Ucraina che è una finestra aperta in cui cenni e riferimenti ci sono soprattutto e non si può non parlare quando si presenta un film come questo. Senza spoilerare troppo il film si apre con una scena che rimanda suo modo al conflitto in corso.

Si stuzzica il cast e regista non solo su Salvini ma anche sulla situazione politica attuale dove ciò che accade in Russia fa capolino.

Ma non si cede a nessuna provocazione. Conta il cinema e il festival con la sua liturgia tra film e il glam del red carpet.

Arrivano le star reali come George Clooney e Bradley Cooper, ma con loro ci sono anche le stelle presunte. Arriva anche Matteo Salvini pronto a sorridere ai fotografi, tanto ci sarà tempo per dire la sua sul film.

Il Festival di Venezia parte.

Pierfrancesco Favino è sicuramente tra le punte di diamante del Festival essendo protagonista insieme a Toni Servillo, Francesco Di Leva e Valerio Mastandrea di Adagio di Stefano Sollima con cui ritorna a lavorare dopo Suburra e Acab ambientato in una Roma distopica.

Chissà che non sia lui a battere Adam Driver che interpreta Ferrari con una seconda coppa volpi in quanto mesi fa ha espresso un malcontento su storie e personaggi italiani interpretati da attori di nazionalità diversa, cosa è stata evidenziata e rimarcata anche in conferenza stampa rispondendo a una domanda di una giornalista australiana.

In queste settimane di festival vedremo se Comandante riuscirà a sbaragliare proprio Ferrari di Michael Mann con Driver e Penelope Cruz e gli altri 21 film in gara.

Nonostante lo sciopero degli attori e sceneggiatori hollywoodiani la Mostra del cinema di Venezia procede dove tra le varie sezioni ci sono i film realizzati dalla donne.

Un celebrity come Cooper non manca se è in concorso con Maestro, film che dirige e interpreta che racconta un aspetto molto complesso della vita del noto compositore Leonard Bernestein.

Forse mancheranno in passerella le grandi produzioni angloamericane con i suoi protagonisti, ma la le celebrità e i cineasti italiani sono chiamati a rapporto con le loro pellicole più attese. Però resta una finestra aperta sul mondo dove non si limita a essere solo una vetrina per la settima arte, ma è termometro dei temi caldi che riguardano la cronaca e l’attualità.

Tra tanto cinema indipendente che vengono da ogni dove e star come Wes Anderson con The Wonderful Story of Henry Sugar con Ralph Fiennes una chicca di 40 minuti da Dahl; l’ultimo di Woody Allen intitolato Coup de Chance ambientato a Parigi; Roman Polanski con il surreale The Palace e L’ordine del tempo di Liliana Cavani con Alessandro Gassmann, Edoardo Leo e Claudia Gerini. Stasera la Cavani riceverà anche il Leone d’oro alla carriera.

Per il concorso ufficiale gareggiano 23 film di cui 15 sono film di registi che per la prima volta sono in competizione a Venezia come il regista danese candidato all’Oscar Nikolaj Arcel con Bastarden con Mads Mikkelsen conosciuto a livello mondiale soprattutto dopo le incursioni negli ultimi Indiana Jones e Animali Fantastici.

In concorso Sofia Coppola con Priscilla e poi c’è Finalmente l’Alba di Saverio Costanzo che torna al cinema dopo il successo della serie L’amica Geniale con un cast italo americano con una ricostruzione d’epoca sull’età dorata di Cinecittà.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

De Angelis e Favino aprono il Festival di Venezia con Comandante. Le interviste

NapoliToday è in caricamento