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Dieci grandi città a rischio crac: c'è anche Napoli

In cima alla "lista nera" con Palermo. Da settimane una task force a Palazzo Chigi sta facendo di tutto per evitare il peggio. "La situazione sta diventando ogni giorno più difficile"

Dieci grandi città italiane con più di 50 mila abitanti a un passo dal crac. Napoli è in cima alla lista nera con Palermo, anche se da settimane una task force a Palazzo Chigi sta facendo di tutto per evitare il peggio. È quanto scrive il quotidiano la Stampa facendo i “conti” in tasca ai Comuni alla luce dei tagli previsti dalla spending review.

L'ultimo colpo sta per arrivare: è una norma inserita nel decreto sulla spending review che nelle pieghe delle nuove regole che impongono l’«armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio» impone di svalutare del 25% i residui attivi accumulati sino ad oggi. Si tratta di entrate contabilizzate ma non ancora incassate, come possono essere i proventi delle multe e le tassa sui rifiuti.

"La situazione sta diventando ogni giorno più difficile", ha confermato il presidente dell’Anci Graziano Del Rio. "Tagliando di colpo i residui attivi è chiaro che i bilanci non quadrano più. Serve più gradualità per dare tempo ai sindaci che hanno utilizzato questa modalità di adattarsi. Perché altrimenti anche Comuni virtuosi, come ad esempio Salerno, a questo punto sono a rischio".

I NUMERI - Quando si calcola l’incidenza delle spese per consumi intermedi (diciamo servizi, consulenze, manutenzione, utenze telefoniche, luce, convegni ma anche affitti, spese di cancelleria ecc…) si nota uno scollamento incredibile di valori tra città e città, tale da rendere problematico la rinuncia ai famigerati tagli lineari e indiscriminati. Appare più sensato, ma anche di più difficile applicazione adottare degli standard e imporre i tagli a chi sfora la media degli standard nazionali.

In realtà, più che la spesa pro-capite complessiva sono indennità e straordinari a rivelare anomalie: in media queste indennità e prestazioni accessorie valgono il 12%, ma succede che Genova e Milano siano all’8/9%, Catanzaro raddoppia con il 24%. Le tabelle pubblicate dal Sole 24 Ore del 23 luglio mostrano un quadro complessivo eccezionalmente variegato, dove le enormi differenze territoriali mettono a rischio l’operazione risparmio, ma hanno il merito di sottolineare l’esistenza di sacche non giustificabili di sprechi e malagestione.

Per dire, il Comune di Enna detiene il record della spesa per il servizio rifiuti, il quadruplo della media nazionale. Spende cioè il 177% e il 366% in più di due “campioni” della raccolta differenziata come Novara e Salerno. La manutenzione di impianti e veicoli nei Comuni di Lucca, Trento, Avellino, Aosta costa mediamente anche 20 volte di più di Salerno, Genova e Matera. Potenza spende 7500 mila euro (ogni 100 abitanti) per la pulizia degli immobili comunali e nei servizi ausiliari, Macerata e Ascoli Piceno 500 euro. A Siena l’organizzazione di simposi e convegni si è portata via 3 milioni (ogni 100 abitanti), a Ferrara sono bastati 34 mila euro. Vediamo nel dettaglio cosa succede a Roma, Milano, Napoli, Palermo, Torino, Genova. I valori sono espressi in euro ogni 100 abitanti.

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