Immaginate di entrare in un bar per un buon cocktail e di sedervi, per una volta, non davanti a una bottigliera tutta marchi famosi e prodotti di nicchia, ma a scaffali di bottiglie tutte uguali, con liquidi di colori diversi dei quali non sapete — a colpo d’occhio — un bel niente. Come la prendereste? Ne sareste intimoriti? Incuriositi? Messi alla prova? I bartender di Raimondo Spirito Artigiano, aperto a fine 2022 nel pieno centro storico di Napoli, vorrebbero che vi sentiste soprattutto liberi. Innanzitutto di scegliere cosa vi va, senza suggestioni né imbeccate esterne. E poi di affidarvi a loro, per una degustazione consapevole e attenta, senza il rischio di navigare verso i soliti “porti sicuri”. La storia del neonato progetto di Roberto Tranchese, un locale senza etichette.
Roberto Tranchese, il fondatore di Raimondo Spirito Artigiano
Il 44enne Roberto Tranchese, originario di Pomigliano d’Arco e cresciuto nel capoluogo, non è un barman né un ristoratore. Di professione fa l’architetto, e negli ultimi anni non ha smesso un giorno di progettare. “Inizialmente locali commerciali per altri committenti, poi, piano piano, ho iniziato a lavorare per me”.
Una passione per il bere e mangiar bene e un totale di tre locali aperti nell’ultimo decennio (Donna Romita, Salumeria Apnea e Dom Santi e Bevitori, tutti in centro), al quale si è aggiunto, negli ultimi mesi dello scorso anno, un nuovo cocktail bar, nato, a dire il vero, da un pensiero ben precedente. “Ho trovato la sede pochi giorni prima del lockdown, in una zona di grande passaggio, tradizionalmente votata alla movida. In quel momento sono finito a pensare che un cocktail bar non avrebbe avuto più senso; a un certo punto sembrava ci saremmo dimenticati la vita notturna”. Un viaggio in Spagna però lo convince del contrario.
È a Madrid che conosce Macera, un gruppo di insegne che produce da sé gli spiriti per macerazione, e ne resta affascinato. “Inizialmente ho pensato di aprire un piccolo opificio urbano, una vera e propria distilleria. Dopo quell’esperienza però ho corretto il tiro e immaginato un locale per tornare ad accogliere il pubblico”. Molto diverso, però, dagli altri che affollano le vie del passeggio tutt’intorno.
Raimondo, il cocktail bar senza brand
In Spagna, appunto, Tronchese si accorge che la tradizione mediterranea in fatto di alcolici è soprattutto casalinga: piuttosto che distillare, come nel Nord Europa, i “latini” hanno sempre fermentato e macerato le proprie bevande in casa. Senza scomodare il lavoro dei monaci — che pure ha lasciato prodotti di grande tradizione, specie in tema di amari — chi di noi non ha una nonna che prepara limoncello, nocino e altri liquori che riposano per anni in cantina?
“È stata una bella rivelazione, unita a una certa insofferenza per il protagonismo dei brand in tanti locali, anche di livello. Bartender che diventano ambassador e scaffali enciclopedici dai quali i clienti ordinano alla cieca, magari solo perché un marchio è familiare. Io invece immaginavo una bevuta più concentrata sulla qualità dei prodotti e sul progetto di cocktail disegnati sui gusti dei clienti”. Anche il locale, a sua volta, è disegnato per accompagnare coerentemente l’esperienza: volumi netti, un solo bancone monolitico, qualche panca a muro e scaffalature chiare. Al colore provvedono solo alcune lampade magenta, blu e arancio, oltre ai liquidi “misteriosi” delle bottiglie. La musica? C’è, ma sempre “morbida” e d’ambiente.
Cosa si beve da Raimondo Spirito Artigiano
“Compriamo soltanto spiriti nazionali di alta qualità e li usiamo come base per infusioni a caldo e freddo. Insieme a botaniche e spezie che arrivano invece da tutto il mondo”. Nel laboratorio sul retro — dove si trova anche una piccola cucina che a breve potrebbe riservare qualche sorpresa — si lavorano quindi gin, “in 3 o 4 versioni, tutte con una fortissima identità; come quella al rosmarino”, vodka e tequila, “che aromatizziamo invece solo con limone, lime e frutti rossi”.
Il cocktail bar Raimondo Spirito Artigiano
Poi sciroppi e vermouth fatti in casa, “nonché un amaro che stiamo cercando di produrre da zero. Un lavoro certosino. Mi sa che ci vorrà un altro anno e mezzo”, puntualizza Tranchese. Entri da Raimondo, quindi, e ti confronti con l’infilata di bottiglie senza etichetta (anche se complete, naturalmente, di origini e certificazioni, come da normativa). Poi che succede? “Ti consegnamo il menu, che cambia ogni 3 mesi secondo stagione, con 4-5 signature ma anche tutti i classici internazionali. Preparati sempre con le nostre basi. Oppure parli con Roberto Scarpato, il bartender, gli racconti cosa hai voglia di bere e lasci fare a lui”.
Da Raimondo — che nel nome omaggia l’esoterista e alchimista Principe di Sansevero — consigliamo di lasciar fare a loro qualche magia. Il prezzo dei drink, in media, è di 8€.
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