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In giro con Antonia

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A cura di Antonia Fiorenzano

Andare in giro alla scoperta di ciò che accade incontrando personaggi e persone per raccontare storie, fatti e notizie dove non manca quel pizzico di curiosità. A cura di Antonia Fiorenzano

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Massimiliano Gallo: “Mi sono battuto per essere Malinconico, antieroe che fa bene al cuore”

L’attore napoletano presenta con lo scrittore Diego De Silva, il regista e il cast, la serie tratta dai celebri romanzi che dal 20 ottobre sarà su Rai1. Tra ironia e umanità Vincenzo Malinconico, avvocato di insuccesso si prepara a conquistare il pubblico

Sta arrivando un nuovo eroe in tv, anzi, un simpatico anti eroe, Vincenzo Malinconico, avvocato di insuccesso. Per molti è una vecchia conoscenza, essendo il protagonista del celebre ciclo letterario nato dalla penna di Diego De Silva e che dal 20 ottobre arriva su Rai1. Malinconico è un simpatico precario per antonomasia sia professionalmente che nel privato: “Lui è un loser come tutti noi. Filosofeggia a vanvera ma è amato molto dalle persone”, come lo descrive De Silva durante la conferenza stampa della serie. Ci possiamo immedesimare in Malinconico, o, se così non fosse, almeno una volta nella vita abbiamo ragionato come lui, perché più che un avvocato, lui è uno psicologo e un filosofo, anzi, riflettere e lanciare le sue riflessioni agli altri e a sé stesso è la cosa che gli riesce meglio.

Nelle pagine di De Silva non c’è una descrizione fisica dei personaggi, però è sempre stato chiaro ai produttori e al regista, Alessandro Angelini, che solo un attore potesse essere Vincenzo Malinconico, Massimiliano Gallo. Senza di lui, forse, si farebbe fatica a pensare all’esistenza della serie. È sempre in scena e per lui è la prova del nove anche nella serialità per diventare tra le punte di diamante della rete (per la Rai Gallo è anche Domenico Soriano in nell’adattamento televisivo di Filumena Marturano, dove ritrova Vanessa Scalera con cui condivide il successo di Imma Tataranni).

“Vedere la mia faccia lì come protagonista di una serie della Rai dopo 35 anni di gavetta mi rende felice. Era un progetto complesso da raccontare cinematograficamente parlando. Il mondo di Malinconico va capito cosa in cui è stato bravo il regista che grazie alla sua sensibilità ha saputo decodificarlo andando ben oltre il lavoro estetico, trovando sempre soluzioni diverse nella narrativa e nella regia”, commenta Massimiliano Gallo.

Il mondo di Vincenzo Malinconico

È un personaggio squisitamente letterario ma il passaggio dalla pagina alla serialità non brusco, forse perché Malinconico aveva già nel DNA le carte per essere adattato. Alcune definizioni lanciate da Malinconico possono diventare delle chicche da citare nel nostro linguaggio come: ‘Tresca alimentare’; ‘Mi debilitano i faccia a faccia con me stesso, soprattutto quando ha ragione quell’altro’; ‘Perché quando mi sento felice mi domando dove ho sbagliato’. 

È lontano dai cliché narrativi riuscendo a interconnettere registri diversi rappresentanti dai casi che gli capitano tra le mani e dagli incontri che fa tenuti ben in equilibrio nella scrittura in cui attraverso le rimuginazioni fatte da Vincenzo offrono anche una riflessione amara, malinconica e anche tenera dell'attualità brutta e bella che sia, senza, però, mai spegnere l'interruttore dell'ironia che è la benzina dei libri e ora della serie.

L’arrivo di Vincenzo Malinconico smantella il noto luogo comune in cui si dice che gli uomini sono più semplici delle donne perché non si perdono in ragionamenti e dietrologie. Lui fa l’esatto contrario. Osserva i dettagli e passa le sue giornate a riflettere, magari da buon pasticcione e imbranato non ci capisce nulla, però sta lì a pensare ai figli, alle persone e a quello che lo circonda. È cinico verso la professione tanto che verrebbe da chiedere perché ha scelto di fare l'avvocato. Vero è che il precariato e la crisi presenti in tutte le professioni fanno amare di meno tutte le scelte prese in corso d'opera. Anche per questo l’avvocato Malinconico è uno di noi e ci piace ancora di più.

“La difficoltà è stata lavorare sulla pluralità di registri in cui scivola Malinconico e Massimiliano Gallo ci riesce con molta naturalezza. Non è una scrittura ferma si passa dalla commedia al dramma, dall'ironia al giallo” spiega Diego De Silva che è anche tra gli autori della sceneggiatura “Nello stesso respiro, lui riesce a essere stupidamente depresso, stupidamente felice, intelligente, riflessivo, ritardato. Tutto questo sta spesso insieme nella stessa battuta, ritrovandosi perfettamente nella macchina attoriale che è Massimiliano”. 

Appena entra in scena fa un'immediata simpatia. Suo malgrado, si trova coinvolto in vicende più grandi di lui. Dove, probabilmente, è più lui a credere di non essere all'altezza della situazione che le persone che lo circondano.

I personaggi 

Bisogna premettere, il mondo di Malinconico è un Carnevale dove non mancano personaggi coloriti e variopinti tra i colleghi in tribunale con tanto di soprannome, i clienti, gli amici e gli emissari di camorra. Si ride, ci si commuove, si pensa. È un racconto su di noi, strutturato in modo semplice e lineare ma mai banale o scontato. Ha tutti gli elementi per piacere al pubblico. Merito della sceneggiatura, di Gallo e di tutta la galleria di personaggi buffi o meno buffi, irritanti ma benevoli, che in questi otto episodi si impareranno a conoscere.

Tra questi c'è il particolarissimo tuttofare della camorra Amodio Tricarico, descritto da De Silva, il diavolo custode di Malinconico, interpretato da Francesco Di Leva. Tricarico diventa l'ombra di Vincenzo. È daltonico e veste inconsapevolmente di giallo da sembrare un canarino esploso. Usa le maniere forti anche quando non è il caso, ma la sua ingerenza nella vita dell'avvocato regala alterchi comici. Ora, raccontare i gregari e i pesci piccoli della camorra in chiave goffa e non greve, senza però sminuire l'impatto che la criminalità ha nel quotidiano o cadere nei meccanismi degli stereotipi da commedia quando si parla del mondo criminale è impresa ardua. Qui si riesce, tanto che, probabilmente, nessuno si inalbererà per la lettura data.

Ci sono poi i figli che lo amano profondamente nonostante lui non sempre riesca a comprenderli. Ci sono le donne che frequenta e che lo amano nonostante lui tenda al ridicolo. Paradossalmente, è ben voluto dall’ex suocera, Assunta, che ha le sembianze di Lina Sastri, per la prima volta in un ruolo da commedia in una serie tv.  Assunta è una donna chiacchierona e trova nell'ex genero un'anima gentile che l'ascolta, al contrario ha un rapporto respingente con la figlia Nives, ex moglie di Malinconico tanto che non teme di dire a voce alta: ‘Voglio bene a mia figlia ma mi sta antipatica’. 

Nives è una psicologa di successo che ha mollato Malinconico per sposare un architetto che cornifica con lo stesso Vincenzo. Sì, in modo egoistico, Nives ama ancora l’ex marito. In questo rapporto complesso dove Malinconico è spesso e volentieri la vittima senza prendere di petto la situazione per troncare, Gallo ritrova Teresa Saponangelo dopo aver condiviso con lei il set di È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino. 

Dopo la vittoria del David di Donatello e del Nastro d’argento come non protagonista nel film di Sorrentino, Saponangelo si cala nel ruolo della capricciosa e irrequieta ex di Vincenzo, a volte più su di giri dei suoi pazienti: “E’ una donna che non molla come tutte le ex mogli. A lei piace ancora soprattutto quando lui si innamora di un'altra donna. E’ una donna confusa e vuole controllare ancora il marito. Il piacere di recitare con Massimiliano è enorme perché non si mette sul piedistallo, abbatte così le distanze agevolando l’avanzare di proposte. Anzi, lui ha sempre rilanciato con l'improvvisazione tenendo un set vivo, nonostante si partiva da una scrittura ben definita”.

Massimiliano Gallo, l’unico volto per Malinconico

Buono e ironico, imbranato e incompiuto, padre affettuoso ma disorientato dalle scelte dei figli, l’antieroe di De Silva ha il volto dell'unico attore che può dargli corpo e voce: Massimiliano Gallo. In ogni gesto, con i suoi disturbi morfosintattici quando è in tensione, in ogni inquadratura, in ogni battuta pronunciata è Vincenzo Malinconico. Già si poteva immaginare che fosse un ruolo nelle sue corde, ma vedendolo ci si rende conto come gli sceneggiatori, tra questi lo stesso de Silva, e il regista gli hanno cucito addosso Malinconico facendoglielo calzare alla perfezione come neanche un abito su misura di alta sartoria. Fin dai pochissimi provini è stata una certezza la sua scelta per affidargli questo nuovo eroe televisivo. 

Lui sa improvvisare prestandosi a essere spalla anche degli altri attori. Lui è diventato Malinconico un po’ per volta stando sempre in ascolto. Ha sempre rilanciato spingendo sempre un po' più sul pedale. “Massimiliano è stato bravissimo nel non affidarsi al pilota automatico dopo che ha preso il ruolo e dopo aver capito che ci stava perfettamente in quei panni. È una caratteristica che non tutti hanno”, dichiara il regista Alessandro Angelini.

Massimiliano Gallo ha fortemente voluto questo ruolo. Sicuramente l’empatia e stare in ascolto sono stati i suoi strumenti per entrare nel mood di Malinconico: “Mi sono battuto a tutti i costi per essere Malinconico. Sono molto contento di averlo cucito addosso e vissuto. Lui ha dietro un mondo incredibile che affronta con la sua valigetta da avvocato stretta al petto come se fosse la coperta di Linus”.

Poi c’è stata l’improvvisazione, dove Gallo ha dimostrato di essere mattatore sul set appena si è presentata l’occasione: “L’improvvisazione è una cosa molto seria. È come quando nel jazz si fa una jam session con dei canoni da rispettare e dei passaggi musicali in cui si deve rientrare. Lo stesso accade sul set. Abbiamo improvvisato su una partitura precisa che è la sceneggiatura che aveva una grande forza. Abbiamo cercato di fare delle improvvisazioni rispettando quella partitura”.

Ma a posteriori, adesso che Malinconico sta per entrare nelle case degli spettatori, cosa ha dato Massimiliano Gallo a questo avvocato di insuccesso? E cosa Malinconico, con la sua filosofia di vita, un po' sgangherata, gli ha regalato? “E’ un personaggio che sicuramente sento vicino nel suo modo di approcciare alla vita. Il distacco che ha sulle cose e la sua ironia rispetto al modo di vivere. Mi sono portato dietro la sua grande umanità e la capacità di ascoltare gli altri. Non è un personaggio che giudica, spero che sia un personaggio positivo nonostante sia un antieroe. Malinconico fa bene al cuore”.

Modelli e location

Così come i personaggi dei suoi romanzi, De Silva non dà una descrizione precisa dei luoghi per non bloccare l’immaginazione del lettore, ma per la serie le location scelte sono state i dedali dei vicoli di Salerno, la Costiera e Napoli. Non mancano i modelli ai quali Vincenzo Malinconico strizza l’occhio come Woody Allen dei tempi di provaci ancora Sam e il cinema di Nanni Loy.

“Ci siamo ispirati ai maestri di casa nostra, perché più vicini alla nostra storia. I vicoli di Salerno sono iperconnessi tra loro e alle persone. Malinconico è un personaggio iperconnesso. Lui lo è a un livello arcaico. Rifugge dai contatti con le persone ma poi n’è attratto - dichiara il regista Alessandro Angelini - . Questa caratteristica che ha mi ricorda alcuni film di Nanni Loy, soprattutto, Mi Manda Picone dove il personaggio viene sempre portato altrove. Esce di casa con un’idea in testa ma poi fa sempre un’altra cosa. Malinconico è un po' così: è un uomo che esce di casa ma per attraversare la strada ci mette una puntata perché viene di continuo portato in luoghi diversi. Nanni Loy è un regista a tratti sottovalutato una scena di un funerale l’abbiamo dedicata a lui perché comica anche se in assenza di dialogo”.

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