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Salute Chiaiano / Via Sergio Pansini

L'Università Federico II ricorda Mario Mancini

Emerito di Clinica Medica presso l'Università Federico II, ha segnato una svolta fondamentale nella Medicina.

La comunità medica e scientifica di Napoli e l’Università Federico II hanno ricordato Mario Mancini, professore emerito di Medicina clinica presso l’Ateneo federiciano, scomparso lo scorso gennaio. La giornata è stata soprattutto l'occasione per sottolineare la necessità che la Medicina interna segua il solco tracciato da Mancini. “Come Scuola di Medicina – ha detto il presidente Maria Triassi - ho sposato l’idea di una medicina interna intesa come medicina della complessità. E’ un percorso che ritengo sia necessario e che riuscirà solo se si intenderà la medicina come un unicum che va dalla prevenzione fino alla riabilitazione. La riuscita o meno di questo percorso – ha aggiunto la Triassi – sta nelle nostre mani: dobbiamo decidere se andare verso una riscrittura, un ammodernamento della medicina interna, seguendo anche l’insegnamento di Mancini. E oggi, partendo dal suo operato, è un’occasione per una riflessione su cosa deve essere la medicina interna del futuro”.

Al professor Mancini - è stato più volte sottolineato nel corso dei lavori - si deve un cambiamento epocale nella cultura medica e nell'insegnamento della medicina, a livello sia nazionale che internazionale. Mancini è stato ‘maestro’ nelle Scienze mediche per la sua fede in una medicina in cui la pratica clinica affonda le sue radici nella ricerca scientifica e le procedure diagnostiche e terapeutiche sono costantemente sottoposte alla verifica sperimentale. Grazie al suo modo di intendere e approcciarsi, la medicina si è aperta alle nuove frontiere dell’interdisciplinarità e del confronto internazionale, uscendo così dagli angusti ambiti della retorica nazionalistica degli anni Sessanta del Novecento. E proprio questo suo approccio, era alla base del suo metodo d’insegnamento secondo il quale i suoi allievi, selezionati in base a rigorosi criteri meritocratici, dovevano necessariamente affinare la propria formazione all’estero, nelle capitali della cultura medica internazionale. Una strategia che consentiva alla sua ‘squadra' di essere solidamente ancorata alla rete mondiale dell'innovazione scientifica in campo medico con indubbi vantaggi per pazienti e studenti.

I lavori, organizzati dalla rivista scientifica ‘Nutrition, Metabolism and Cardiovascular Diseases’, hanno evidenziato come il professore Mancini abbia lasciato un solco profondo nella vita dei suoi numerosi allievi e in quella di quanti hanno beneficiato della sua consulenza clinica ed è stato più volte evidenziato come nel corso della vita e della sua carriera abbia sempre messo al centro la relazione umana. Ai lavori ha preso parte anche l’assessore con delega alla Salute del Comune di Napoli Vincenzo Santagada che, nel ricordare l’operato di Mancini sul fronte della diabetologia, ha posto l’accento sulla necessità “di promuovere uno sviluppo urbano attento al welfare con un’attenzione alla promozione dell’attività fisica, di fare formazione e informazione per migliorare i dati legati alla diffusione del diabete in Campania e a Napoli, territori che detengono la maglia nera dell’obesità pediatrica”.

Secondo i dati forniti, nell’area metropolitana di Napoli il 6,7 per cento della popolazione soffre di diabete e la percentuale di mortalità sfiora il 5 per cento

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