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Martedì, 30 Aprile 2024

Trudie Styler: "Napoli, città dove vivono donne guerriere" | VIDEO

Intervista alla regista britannica che presenta il suo documentario Posso Entrare? An Ode To Naples. Due anni di realizzazione in cui il Capoluogo è visto attraverso i suoi occhi da straniera, che ha come filo conduttore la resilienza e il grande attivismo dei napoletani. A guidarla un gruppo di intervistati d'eccezione come Roberto Saviano e lo street artist Jorit. Nel doc anche una performance di suo marito Sting

"Quando ho scritto la mia prima proposta per Posso Entrare? An Ode To Naples, era principalmente un elenco di domande: chi prospera a Napoli? Chi lotta? Cosa spinge la città ad andare avanti? Cosa ostacola la sua crescita? Ovviamente in 103 minuti di documentario è impossibile dare risposte esaustve di una città così viva, così piena di energia. Ci sono mille domande da porre a Napoli e potrebbero esserci diecimila risposte. La città è sempre stata così aperta, la sua gente accogliente e disposta a condividere.Non solo con me, ma tra di loro" è questo che subito ci dice la regista Trudie Styler, facendoci subito capire come ha deciso di raccontare Napoli nel suo documentario Posso Entrare? An Ode To Naples, appena presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Free Style e che uscirà nelle sale italiane il 6, 7 e 8 novembre.

Noi di NapoliTODAY la incontriamo in un pomeriggio piovoso a poche ore prima che il documentario a cui ha dedicato due anni del suo lavoro sia restituito alla città e ai napoletani per un'anteprima in cui quel pizzico di glamour non manca.

Sofisticata ma al tempo stesso semplice, è questa l'impressione che si ha quando raggiunge la hall dell'abergo indossando un abito rosso con così tanta grazia. Scherzando dice che è rosso come il colore della città, citando l'artista e scultore Lello Esposito che ha aperto a lei e alla sua cinepresa le porte del suo studio nel cuore del centro storico. Lui è uno dei tanti intervistati che via via appaiono in questo tributo alla città nato proprio con la voglia di farla raccontare stavolta non da chi è nato e cresciuto qui, non da un italiano, bensì da una donna che viene dall'estero.

"In quanto regista di origine britannica ma residente in America, sono la definizione di outsider. Ho una casa in Italia da due decenni, ma come vi dirà ogni napoletano, la Toscana non è Napoli. Quello che i miei occhi hanno da offrire a Napoli è estrema meraviglia, estrema curiosità. Occhi freschi che possono guardare la città condettaglio e compassione. Napoli è sopravvissuta per 3000 anni" ci spiega poco dopo che la nostra intervista è iniziata "È una città che richiede grande cura e protezione.Forse perché, in fondo, Napoli è una città non protetta. A sud si trova il Vesuvio, il vulcano che distrusse Pompei ed è eruttato con effetti mortali molte volte dalla più famosa devastazione del 79d.C. È una presenza incombente e uno sfondo costante, quando si visita Napoli, sempre presente all'orizzonte. Questa presenza di pericolo si fa sentire in tutta la città. Ma poiché la popolazione rimane non protetta da una forza così al di fuori del proprio controllo, ha trovato i propri modi per sentirsi al sicuro. Una protezione emotiva: comunità, cultura, orgoglio, carità. Famiglia,musica, cibo. Non mancano problemi o difficoltà, ma anche nella sua oscurità e morte, è una città di forza vitale ineguagliabile".

Il grande attivismo delle persone di Napoli

Una caratteristica che ha conquistato Trudie Styler è il senso di comunità presente in Napoli. In questi due anni in cui ci ha vissuto con continuità ha avuto modo di conoscerla a fondo e di riuscire a comprederla in quelle sue sfumature e contraddizioni. Quella comunità mista a resilienza la fanno essere un gradino sopra a New York, come ha avuto modo di sottolineare negli ultimi in cui la promozione del film è assai intensa.

Infatti, Trudie costruisce Posso Entrare? proprio da quella voglia di ricostruire da ciò che è stato troppe volte usurpato, calpestato e logorato. E' conquistata dal grande attivismo dei partenopei, soprattutto da coloro che hanno più sofferto come la consigliera comunale Alessandra Clemente che racconta il dolore vissuto da quel momento in cui la madre è stata vittima innocente di un agguato di criminale, quella stessa criminalità che ha dato allo scrittore Roberto Saviano delle limitazioni opprimenti da quando vive sotto scorta. Alla Styler non si risparmia e senza giri di parole Saviano afferma senza peli sulla lingua: "Se tornassi indietro rifarei tutto ciò con molta più prudenza".

La Styler è ammirata dai guerrieri di Napoli che sono in prima linea per cambiare le cose senza perdersi in chiacchiere e in cavilli come Don Antonio Loffredo, il parroco che trasforma di giorno in giorno il Rione Sanità e che è stato per la Styler un autentico Virgilio anche nel far conoscere a Trudie alcune realtà che dovrebbero essere prese d'esempio come i ragazzi dell' Orchestra Sanitansamble, l'associazione teatrale poratata avanti dal regista Vincenzo Pirozzi e poi il gruppo delle “forti guerriere” che combattono per le donne che per Trudie Styler sono delle forti amazzoni e che, in qualche modo, sono una fonte preziosa che contribuisce al riscatto di questa città.

C'è chi non se n'è voluto andare da Napoli come Francesco Di Leva che con i suoi soci da una palestra in disuso ha dato vita al NEST coinvolgendo quanti più ragazzi possibili che abitano a San Giovanni a Teduccio e dintorni perché per Di Leva sono coloro che fanno male a questa città ad andarsene e non i portatori sani di vitalità positiva.

Ci sono aritisti come Clementino che con la sua esuberanza e simpatica follia con il suo freestyle coglie subito la richiesta della Styler di preparare un brano rap che in tre minuti ripercorre la storia millenaria di Napoli che, come sostiene Saviano, non ha mai perso la sua identità; c'è lo street artist Jorit riottoso alla vita pubblica ma che sia apre alla gentilezza di Trudie Styler.

Sono tanti gli incontri e le interviste che fa dandole man forte nel fare una fotografia di Napoli, città di cultura e creatività, ma anche di caos e di abbandono criminale. 

Con il suo sguardo di straniera appassionata della città, in quasi due anni di frequentazione, Trudie Styler ha raccolto la sfida di un documentario in grado di narrare i contrasti della bellezza e del dolore, della luce e dell’oscurità di una città unica al mondo. Lasciando che sia la gente di Napoli a raccontare la propria storia, rivela una città di generosità e crudeltà, una città di luci e ombre.

Sting, cameo d'eccezione

Trudie Styler e Sting. Foto di A.Fiorenzano

Trudie Styler entra in punta nelle storie  e quel suo umile Posso Entrare? del titolo non è solo una domanda formale ma un attegiamento di disponibilità per mettersi all'ascolto e a servizio di una città che l'ha scelta per essere raccontata dal suo sguardo di cineasta indipendente e innovativa.

Forse anche per questo la MAD che tra i coproduttori del film l'ha scelta continuando un filone produttivo ideale con prodzioni come Nostalgia e Napoli Magica. 

Attrice, produttrice cinematografica, regista, attivista per i diritti umani, ambientalista, ambasciatrice Unicef, coltivatrice biologica e produttrice di vino, la Styler è vulcanica per questo riesce percepire quest'energia di Napoli, che gli stranieri riescono a cogliere con chiarezza meglio dei napoletani stessi.

E' coinvolta in tanti progetti in cui dà voce anche alle donne. La Styler, però, è nota anche per la sua vita sentimentale. E' sposata da sempre con Sting, tra leggende del pop rock. Anche lui nella musica è un innovatore cosa che dimostra anche in questo documentario diretto dalla moglie, coinvolto in qualche modo dall'entusiasmo della moglie per questo progetto partenopeo. Sting fa un cameo in Posso Entrare? con una performance: cantare a Secondigliano la canzone Fragile con strumenti ricavati dai barconi.

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