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Domenica, 28 Aprile 2024
CATTIVI PENSIERI

CATTIVI PENSIERI

A cura di Massimo Romano

Vulcanologi come i virologi. Tesi troppo diverse e noi non ci capiamo nulla

Diversi esperti stanno offrendo il loro parere sui Campi Flegrei, teatro di diversi sciami sismici. Spesso discordanti tra loro, non fanno altro che aumentare la confusione

Erutta, non erutta. Dobbiamo preoccuparci, non dobbiamo preoccuparci. Siamo preparati a un'emergenza, anzi non lo siamo. La crisi dei Campi Flegrei, che negli ultimi mesi ha visto aumentare sia il numero che l'intensità dei terremoti, ha prodotto l’esposizione di decine di tesi diverse, spesso contrastanti, sul fenomeno. 

Sulla falsariga di quanto già avvenuto durante la pandemia di Covid 19, esperti o sedicenti tali offrono i loro pareri alle testate giornalistiche e alla politica. Ed oggi, come allora, ci appare chiaro come la scienza non sia sempre in grado di dare risposte certe. 

Durante gli anni del Coronavirus, decine di virologi si sono dati battaglia nei principali salotti televisivi. Si sono divisi su tutto: possibili cure, validità dei vaccini, misure di contenimento. La loro confusione ha alimentato il fronte no vax. La popolazione ha imparato sulla sua pelle che dietro una relazione tecnica ci sono anche influenze economiche e politiche. 

Una dinamica simile è quella alla quale stiamo assistendo in questa settimana sull'evoluzione della situazione nei Campi Flegrei. Prendiamo in esame quattro esperti. Partiamo da Carlo Doglioni, presidente dell'Ingv, Istituto nazionale geologia e vulcanologia, che in audizione alla Camera dei deputati ha affermato che di fronte a noi abbiamo due scenari: uno simile alla crisi bradisismica dei primi anni 80, che durò due anni; l'altro con una eruzione di piccola entità, quindi non preoccupante, come avvenuto nella stessa zona nel 1538. 

Una tesi contrastata da Giuseppe De Natale, ex direttore dell'Osservatorio vesuviano, secondo il quale un'eruzione anche di piccole dimensioni in un territorio densamente popolato come quello dei Campi Flegrei potrebbe portare non pochi problemi. De Natale ipotizza che le zona della solfatare e di Agnano potrebbero essere, potenzialmente, le aree maggiormente colpite, è secondo i titoli di alcuni giornali che lo hanno intervistato sarebbe addirittura necessaria una evacuazione immediata. È giusto ricordare che nel 2016 De Natale fu defenestrato dal ruolo di direttore dell'Osservatorio proprio dall'Ingv per non meglio specificate "criticità gestionali".

Doglioni ha anche precisato che non si è nelle possibilità di prevedere se e quando ci sarà un'eruzione. Pensiero condiviso dal primo ricercatore dell'Osservatorio vesuviano Giuseppe Mastrolorenzo, il quale ha spesso aggiunto che qualsiasi tipo di previsione sulla tipologia di eruzione sarebbe un azzardo, in quanto "non abbiamo modelli di riferimento e quello del 1538 è riportato in maniera superficiale da qualche cronaca dell'epoca. Prevedere l'eruzione non è possibile". 

Mastrolorenzo, da anni, lancia l'allarme sull'inadeguatezza dei piani di evacuazione: "Sono sottodimensionati e le persone non sono informate", tanto da arrivare a sostenere che sarebbe necessario "preparare i cittadini ad evacuare durante un eventuale eruzione”. 

Parole che non sono piaciute né alle Ingv né all'Osservatorio vesuviano. L'attuale direttore dell'ente, Mauro Di Vito, ha dichiarato che allo stato attuale nessun elemento fa presupporre ad una imminente eruzione, mentendo quindi sia le parole del presidente dell'Istituto nazionale che quelle di Mastrolorenzo, sulla prevedibilità del fenomeno. 

Sullo sfondo di questo confuso scenario c'è la politica, incaricata di decidere sul passaggio da allerta gialla ad arancione e rossa e, quindi, su eventuali evacuazioni. Dalla Regione fino ai Comuni, fino ad oggi il ritornello è stato sempre lo stesso: "Non c'è nulla di cui preoccuparsi, il monitoraggio è costante, in caso di emergenza i nostri piani funzioneranno". 

A controllarli, però, questi piani non c'è da stare troppo sereni. Non sempre i piani di protezione civile sono pubblicati sui siti comunali, come nel caso di Giuliano; in altre circostanze si tratta di documenti vecchi oltre 10 anni, come nel caso di Quarto; senza considerare che nella maggioranza delle circostanze sono difficilmente comprensibili e consultabili per cittadini con un medio livello di istruzione. A questo, bisogna aggiungere che l'ultima è unica prova di evacuazione si è tenuta nel 2019, quando un gruppetto di cittadini di Pozzuoli è stato trasferito nella stazione di piazza Garibaldi a Napoli. 

Pareri così contrastanti non fanno altro che aumentare confusione, preoccupazione e sfiducia tra le persone. Anche le testate giornalistiche che avrebbero il compito di far arrivare le parole degli esperti ad un ampio pubblico sono in difficoltà perché non è facile stabilire quale esperto ha più ragione di un altro. La comunità scientifica non faccia l'errore fatto con il Covid, si sieda intorno ad un tavolo e ci consenta di capire, una buona volta, che cosa sta succedendo e soprattutto che cosa dovremo fare in caso di emergenza.

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