rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024

Sensazionale scoperta: da cenere e lapilli emerge un panificio-prigione. Il video originale del Parco Archeologico di Pompei

Nel pavimento intagli per coordinare il movimento di asini e operai schiavizzati come in un meccanismo di precisione

Era al tempo stesso un panificio e una prigione, dove schiavi e asini erano rinchiusi e costretti a macinare il grano per produrre il pane. Privo di porte e comunicazioni con l’esterno, un’unica uscita sull’atrio, la stalla senza nessun accesso stradale, l'ambiente si mostra molto angusto, con piccole finestre per il passaggio della luce, da cui era impossibile anche solo affacciarsi perché protette da grate in ferro, ma quello che desta più scalpore è il pavimento: intagliato in modo da costringere e accompagnare i movimenti di uomini e animali. 

Regio IX mulino e trace -

La zona delle macine, ubicate nella parte meridionale dell’ambiente centrale, è adiacente alla stalla, caratterizzata dalla presenza di una lunga mangiatoia. Attorno alle macine si individua una serie di incavi semicircolari nelle lastre di basalto vulcanico. Data la forte resistenza del materiale, è verosimile - si legge in una nota del Parco Archeologico - che quelle che a prima vista potrebbero sembrare delle “impronte” siano in realtà intagli realizzati appositamente per evitare che gli animali da tiro scivolassero sulla pavimentazione e contemporaneamente tracciare un percorso, formando in tal modo un “solco circolare” (curva canalis). L’usura dei vari intagli può essere ascritta agli infinti giri, sempre uguali, svolti secondo lo schema predisposto nella pavimentazione. Più che a un solco viene pertanto da pensare all’ingranaggio di un meccanismo di orologeria, concepito per sincronizzare il movimento intorno alle quattro macine concentrate in questa zona. 

L’impianto è emerso nella Regio IX, insula 10, dove sono in corso scavi nell’ambito di un più ampio progetto di messa in sicurezza e manutenzione dei fronti che perimetrano l’area ancora non indagata della città antica di Pompei.

"Le indagini - spiega una nota del Parco Archeologico - hanno restituito una casa in corso di ristrutturazione. Un’abitazione suddivisa - come spesso avviene - in un settore residenziale decorato con raffinati affreschi di IV stile, e un quartiere produttivo destinato in questo caso alla panificazione". Proprio in uno degli ambienti della Regio, qualche mese fa, erano state ritrovate tre vittime, a conferma che la dimora era comunque abitata.

Come nelle Metamorfosi di Apuleio

Il ritrovamento testimonia il lavoro massacrante cui erano sottoposti uomini, donne e animali negli antichi mulini-panifici, di cui parla lo scrittore Apuleio, vissuto nel II secolo d.C., che nelle Metamorfosi IX 11-13, racconta l’esperienza del protagonista, Lucio, trasformato in asino e venduto a un mugnaio, evidentemente sulla base di una conoscenza diretta del contesto.

“Si tratta, in altre parole, di uno spazio in cui dobbiamo immaginare la presenza di persone di status servile di cui il proprietario sentiva il bisogno di limitare la libertà di movimento – fa notare il Direttore Gabriel Zuchtriegel, in un articolo scientifico a più mani pubblicato oggi sull’E-Journal degli scavi di Pompei https://pompeiisites.org/e-journal-degli-scavi-di-pompei/ - È il lato più sconvolgente della schiavitù antica, quello privo di rapporti di fiducia e promesse di manomissione, dove ci si riduceva alla bruta violenza, impressione che è pienamente confermata dalla chiusura delle poche finestre con grate di ferro“.

“Le fonti iconografiche e letterarie, in particolare i rilievi della tomba di Eurysaces a Roma, suggeriscono che di norma una macina fosse movimentata da una coppia composta da un asino e uno schiavo. Quest’ultimo, oltre a spingere la mola, aveva il compito di incitare l’animale e monitorare il processo di macinatura, aggiungere del grano e prelevare la farina”, spiega il direttore.

La mostra dedicata alla vita delle persone comuni nell'antica Pompei 

L’ambiente riaffiorato, con la sua testimonianza di dura vita quotidiana, integra il quadro raccontato nella mostra “L’altra Pompei: vite comuni all’ombra del Vesuvio” – che inaugurerà il 15 dicembre alla Palestra grande di Pompei - dedicata a quella miriade di individui spesso dimenticati dalle cronache storiche, come appunto gli schiavi, che costituivano la maggioranza della popolazione e il cui lavoro contribuiva in maniera importante all’economia, ma anche alla cultura e al tessuto sociale della civiltà romana.

“In ultima analisi - aggiunge il direttore del Parco - sono spazi come questo che ci aiutano anche a capire perché c’era chi riteneva necessario cambiare quel mondo e perché negli stessi anni un membro di un piccolo gruppo religioso di nome Paolo, poi santificato, scrive che è meglio essere tutti servi, douloi che vuol dire schiavi, ma non di un padrone terrestre, bensì di uno celeste”.

“La scoperta di un panificio-prigione a Pompei è un’ulteriore conferma del valore inestimabile dell’intero sito archeologico. Il Parco di Pompei continua a rivelare nuovi tesori che si aggiungono al patrimonio già ricchissimo della nostra Nazione. Queste nuove scoperte, frutto di scavi e di una ricerca scientifica continua e puntuale, confermano l’unicità di un luogo che tutto il mondo ci invidia” ha commentato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, per poi aggiungere “A ottobre, ho illustrato alla Commissaria UE Elisa Ferreira gli straordinari risultati conseguiti dal programma di interventi del Grande Progetto Pompei. Di recente abbiamo assicurato nuovi finanziamenti a Pompei affinché le ricerche e la valorizzazione possano continuare. L’Italia tutta deve essere orgogliosa dei continui successi di Pompei, che si conferma fra i luoghi più visitati e rappresentativi del nostro immenso patrimonio culturale”.

Si parla di

Video popolari

Sensazionale scoperta: da cenere e lapilli emerge un panificio-prigione. Il video originale del Parco Archeologico di Pompei

NapoliToday è in caricamento