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Zerocalcare: "La verità su Ugo Russo è una questione di democrazia"

Il fumettista a Napoli per presentare il fumetto che racconta la vicenda del giovane ucciso da un carabiniere e per partecipare a un dibattito pubblico: "Il fatto che abbia commesso un errore non significa che non sia giusto chiedere che cosa sia accaduto quella notte"

"E' come se il semplice fatto di chiedere la verità sulla storia di Ugo Russo offendesse qualcuno. Invece è una questione di democrazia". Michele Rech, in arte Zerocalcare, ha aggiunto la sua voce e la sua matita a un dibattito che anima Napoli da due anni, da quando Ugo Russo, 15 anni, ha perso la vita colpito dai proiettili esplosi da un carabiniere. 

Il fumetto e le polemiche

Zerocalcare ha realizzato un fumetto, Strati, in cui racconta la vicenda del ragazzo. L'opera è stata presentata in un dibattito pubblico in piazzetta Montecalvario, organizzato dal Comitato Verità e giustizia per Ugo Russo, davanti a centinaia di persona. "Una vicenda che io ho letto quando è accaduta e che avevo archiviato come un caso di cronaca. Soltanto quando ho incontrato Enzo, il papà di Ugo, ho percepito la sua complessità e ho capito che mi andava di provare a raccontarla". 

Lavorandoci che si è scontrato con una parte del pubblico che non ha apprezzato la sua scelta: "Solo il voler parlare di questa storia ha fatto sì che molti si mettessero in una posizione difensiva e di critica. 'Allora volete santificare un criminale' dicevano. Credo che il fatto che non si possa parlare di una vicenda senza prima esprimere lo stigma assoluto sia un problema di democrazia. Il fatto che Ugo avesse commesso un errore non lo ha mai negato nessuno, neanche la famiglia, ma questo non significa che non sia giusto chiedere che cosa sia successo quella notte". 

La morte di Ugo Russo

Sono passati due anni e dalla Procura non arrivano ancora notizie. Secondo le ricostruzioni note fino a oggi, nella notte del 1 marzo Ugo Russo si è avvicinato a un'automobile per un tentativo di rapina. Alla guida della vettura c'era un carabiniere fuori servizio. Quest'ultimo ha sparato, colpendo Ugo mortalmente. Il punto interrogativo giudiziario sono le condizioni in cui il militare avrebbe sparato. Se per legittima difesa o con il ragazzo già in fuga, di spalle, e quindi non più in una situazione di pericolo. Il militare è indagato per omicidio volontario. 

"Noi sappiamo cosa è successo quella notte - afferma Enzo, il papà del 15enne - Mio figlio doveva essere arrestato e affrontare il suo sbaglio. Invece è morto e da due anni attendiamo di conoscere la verità su quella notte. Zercocalcare ci ha dimostrato che, oltre noi, c'è chi vuole raccontare questa storia. E dalle persone presenti oggi, credo che ci sia anche chi la vuole ascoltare". 

La retorica delle periferie

Uno dei temi centrali resta la distanza tra chi chiede di sapere che cosa sia accaduto quella notte e chi, invece, non lo ritiene necessario perché a morire è stato un rapinatore. Al dibattito era presenta anche Giovanni Bifolco, il papà di Davide, anch'egli morto dopo colpi esplosi da un esponente delle forze dell'ordine: "Il punto di collegamento - prosegue Zerocalcare - è la difficoltà che si incontra quando a processo deve andare qualcuno in divisa. Per non aprire una crepa nel racconto tra chi sono i buoni e chi i cattivi le vittime vengono dipinte come colpevoli anche di come sono morte. Chi viene dalla periferia è sempre stretto in una morsa di retorica. O è l'eroe che riesce a riscattarsi dal fango o è il criminale incallito senza speranza. La verità è che le periferie sono complesse, le persone sono complesse e andrebbero raccontate per quello che sono, senza banalizzare".  

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