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Sgomberi Pizzofalcone, i residenti: "Non siamo camorristi"

Cacciate da casa 16 famiglie che occupavano abusivamente alloggi del Comune. Un uomo: "Mia moglie è incinta e abbiamo due figlie piccole. Dove andremo a dormire?"

Sono cominciati poco dopo le 9 di mattina gli sgomberi delle 16 famiglie che da vent'anni occupavano abusivamente delle abitazioni di proprietà comunale in via Egiziaca a Pizzofalcone, a pochi passi da piazza Plebiscito. 

Imponente lo spiegamento di forze: municipale, polizia, carabinieri e uomini della Napoli Servizi. Con loro, una decina di camion per il trasporto dei mobili che sono stati trovati all'interno delle case. Un'operazione nata da un'ordinanza della Procura che ha individuato in quel palazzo persone con precedenti penali, ipotizzando anche la vicinanza a clan della camorra. 

Ed è su quest'ultimo punto che la rabbia dei residenti è esplosa. "Ci hanno messo nel clan - piange la signora Giuseppina - andate in questura a chiedere se la famiglia Rizzo fa parte della camorra. La colpa di tutto ciò è di Borrelli, ci odia perché qui non lo abbiamo votato. Ci sta uccidendo, non ci lascia vivere". 

E' tanto il risentimento nei confronti del consigliere regionale di Europa Verde che nei mesi precedenti aveva indicato il palazzo di via Egiziaca come emblema del sopruso della camorra. Una segnalazione partita dalla storia della signora Carlotta, 96 anni, che rientrata nella casa di cui era legittima assegnataria dopo un periodo di cure l'aveva trovata occupata. 

"Non si può fare di tutta erba un fascio - afferma Gino, uno degli sgomberati - Dicono che siamo camorristi, ma io mi sveglio tutte le mattine per andare a lavorare nel supermercato alle 9 e torno solo alle 9 di sera. Mia moglie è incinta, gravidanza a rischio, e va a lavorare, abbiamo altre due figlie piccole. Questa sarebbe la camorra? Dove andremo a dormire? Borrelli è solo un provocatore. Io ho precedenti è vero, ma non per reati di stampo mafioso. Ho pagato il mio debito e da sette anni lavoro onestamente".

Giuseppina è incontenibile, i suoi parenti la fanno sedere, le portano l'acqua, ma non riescono a calmarla: "Volevamo essere regolarizzati. Siamo andati più volte in Regione e al Comune, ma non ci hanno nemmeno ricevuti". Per molti è la fine di una storia che dura da tanto: "Siamo qui da vent'anni - prosegue Gino - Per i primi abbiamo anche pagato al demanio l'indennità di occupazione, poi quando la proprietà è passata al Comune non si è presentato più nessuno. Ma noi abbiamo sempre voluto pagare. Oppure, se hanno deciso che dobbiamo andarcene ci dessero almeno un po' di tempo per organizzarci. Ci hanno dato solo otto giorni. Io porterò la mia famiglia a dormire in chiesa". 

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