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Venerdì, 26 Aprile 2024

Scontri corteo anti-Salvini, via al processo. Gli antifascisti: "Non siamo black block"

Nove manifestanti imputati per diversi reati, tra cui quello di devastazione, per i disordini di marzo 2017. Sit-in di solidarietà davanti al Palazzo di Giustizia: "Corteo di lavoratori e studenti. Costretti alla resistenza dalla gestione delle forze dell'ordine"

E' partito il processo contro nove manifestanti ritenuti responsabili degli scontri che il giorno 11 marzo 2017 misero sotto scacco il quartiere Fuorigrotta. Nella Mostra d'Oltremare, il leader della Lega Matteo Salvini aveva programmato il comizio d'apertura della campagna elettorale e diecimila napoletan scesero in strada per protestare contro la sua presenza.

"Un corteo di lavoratori, studenti e disoccupati, uomini e donne voleva consegnare un foglio di via a Salvini - ricorda Francesco Tramontano della Rete antifascista - per ricordargli che in questa città non è benvenuto chi per anno ha parlato contro i meridionali e istigato all'odio razziale". La Rete ha organizzato un sit in di solidarietà per i nove imputati perché "...in quella piazza c'eravamo tutti e tutte e lo rivendichiamo". 

Quel corteo ebbe un prologo nei giorni precedenti, con la direzione della Mostra che, su sollevazione popolare, stracciò il contratto con la Lega salvo poi dover fare marcia indietro su imposizione dell'allora ministro dell'Interno Minniti. Il giorno precedente al comizio, centinaia di manifestanti occuparono il Teatro Mediterraneo per un'assemblea pubblica, ma furono sgomberati dalle forze dell'ordine. 

Con questo carico di tensione si arrivò all'11 marzo, con il corteo che non riuscì a entrare nella zona rossa istituita intorno al polo fieristico di Fuorigrotta per il blocco di polizia e carabinieri. Saltate le trattative, fu subito scontro con lancio di sassi, bottiglie e oggetti vari da parte dei manifestanti e ripetute cariche degli uomini in assetto antisommossa. Non sono mancati episodi di aggressione a giornalisti e video-operatori, alcuni dei quali costretti a ricorrere alle cure mediche, da parte di alcuni manifestanti. 

La Rete antifascista rivendica quella giornata minuto per minuto: "Ci hanno definito black block - prosegue Tramontano - ma in quel corteo c'erano invece semplici cittadini che di fronte alla discutibile gestione dell'ordine pubblico non avevamo altra scelta che resistere, anche con i nostri corpi, a qualcosa che ritenevamo profondamente ingiusto". 

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