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Comizio Casapound, scontri tra polizia e antifascisti: urla, feriti e arresti

Urla, petardi, fertiti e una ventina di fermati portati in Questura. E' il bilancio del pomeriggio di tensione che si è vissuto in zona stazione centrale. All'Hotel Ramada, in via Ferraris, era previsto il comizio di Casapound, movimento di estrema destra candidato alle prossime elezioni.

In piazza Garibaldi, si sono radunati gli attivisti dei centri sociali al grido "Napoli antifascista" in riferimento alle posizioni estremiste di Casapound. I manifestanti hanno protestato contro la possibilità di candidarsi per il movimento guidato da Simone De Stefano, appellandosi alla legge italiana, per la quale è reato ogni associazione o atteggiamento che faccia riferimento al fascismo.

Già dal primo pomeriggio, cospicuo il numero di agenti di polizia schierati alla rotonda che unisce via Ferraris con corso Lucci. Almeno dieci i blindati usati per sbarrare la strada. Il corteto, però, è stato fermato molto prima. Già in piazza Garibaldi, un cordone di poliziotti in assetto antisommossa ha sbarrato il passo ai manifestanti che chiedevano di avvicinarsi all'albergo dove si stava tenendo il comizio. 

La situazione è sembata per larghi tratti sotto controllo. Ma gli attivisti sono riusciti a eludere il posto di blocco disperdendosi nei vicoli alle spalle della pizza e sbucando sul corso Lucci, a ridosso dell'ultimo presidio di polizia. A questo punto, gli agenti hanno impedito alla manifestazione di proseguire, mentre la squadra che presidiava pizza Garibaldi ha preso alle spalle il corteo. 

Da quel momento in poi, è stato il caos. Le cariche sono partite da più fronti, costringendo gli attivisti a fuggire all'interno del parcheggio della stazione centrale. Almeno quattro i feriti, di cui uno in maniera seria. La tensione è salita alle stelle come dimostrano anche i diverbi tra alcuni esponenti delle forze dell'ordine e operatori dell'informazione che riprendevano o fotografavano le operazioni. 

Venti giovani manifestanti sono stati fermati e disposti faccia al muro con le mani alzate. Sono stati perquisiti e poi trasportati in Questura, dove si è recato anche ciò che rimaneva del corteo, per chiedere l'immediata liberazione degli attivisti fermati. 

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