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L'urlo del campo rom: "Neanche gli animali vivono così"

A confronto con gli abitanti dell'insediamento di Cupa Perillo dove nei giorni scorsi l'ennesimo incendio ha bruciato tonnellate di immondizia. Viaggio tra degrado, rifiuti, topi e malattie e la speranza di una vita diversa per i più piccoli

"Quello che più non sopporto di questo posto è la puzza. C'è sempre, anche quando mangio". Gabriella ha 13 anni ed è una delle decine di minori che vivono nel campo rom di Cupa Perillo a Scampia. Va a scuola, è una delle più brave della classe, e suona il pianoforte. Ma quel cattivo odore la accompagna sempre. 

E' il tanfo delle tonnellate di rifiuti che delimitano i confini del campo, che ospita circa 150 persone, sversati da aziende e intermediari napoletani che usano l'area dove passa la sopraelevata dell'asse mediano come discarica abusiva. Amianto, materiale di risulta, mobili, tra le baracche si trova di tutto. E ci sono i topi. Decine, centinaia di roditori che cercano qualcosa da mangiare, schivando i piedi dei bambini che giocano nella melma. 

Il campo, i rifiuti, gli incendi

All'inizio di febbraio, è stato appiccato l'ennesimo incendio dopo il quale a Napoli si è tornati a parlare di un'emergenza rom. Samson, il papà di Gabriella, ha 53 anni, viene dall'ex Jugoslavia e vive a Cupa perillo da oltre 30. La sua 'casa' è circondata dall'immondizia, come le altre. "In passato venivano ad aiutarci - racconta - pulivano il campo almeno. Ma da tempo nessuno si interessa più di noi, neanche il Comune. Siamo lasciati nell'immondizia, in mezzo ai topi. Io credo che neanche gli animali vivono così". 

Samson racconta con orgoglio di Gabriella, del figlio più grande che fa il meccanico, dei venti nipoti. Spera che possano avere una vita migliore della sua: "Ma sai quanto è difficile tirare avanti e dare da mangiare a tutti? Ci sono sere che andiamo a dormire senza cena". Se la sua famiglia riesce a tirare avanti non è certo per la presenza dello Stato, ma per il lavoro delle associazioni. Come quella della Chiesa evangelica Fiumi di vita che quando può consegna viveri, abiti e crea connessioni con il territorio.  

Emergenza sociale e sanitaria

"Quello degli zigani è un tema che qualcuno dovrebbe porsi - afferma il presidente e pastore Patrizio Draetta - E' allucinante il degrado in cui vivono queste persone nella totale indifferenza delle istituzioni. Noi proviamo a dargli una mano, aiutiamo i bambini ad andare a scuola, ma spesso ci scontriamo con gli ostacoli della burocrazia. Molti sono nati in Italia ma non riescono a ottenere la cittadinanza. Sarebbe il primo passo per un percorso di dignità, anche di lavoro. Invece, vivono alla giornata con mestieri di fortuna. Purtroppo c'è anche chi sceglie la strada della criminalità". 

Ai problemi economici si affiancano quelli sanitari: "L'accesso alle medicine è difficile - prosegue il pastore - Quando riusciamo li compriamo noi, ma dobbiamo affrontare il disinteresse di Asl e medicina territoriale". Vivendo tra immondizia, esalazioni, infiltrazioni d'acqua dal soffitto e dal pavimento delle baracche, è difficile non ammalarsi: "Io ho subito più di un ictus e un infarto - spiega Samson - Mi sono sottoposto a un intervento al cuore e dovrei riceverne un altro. Non ho i soldi per comprare le medicine". 

I fondi Ue perduti

Nel 2013, l'Unione europea stanziò dei fondi destinati all'Italia per la realizzazione di insediamenti rom con tutti i servizi fondamentali. Al Comune di Napoli furono affidati 7 milioni di euro. Soldi che non sono mai stati utilizzati e che nel 2018 sono stati dichiarati persi per problemi legati alla progettazione. A Cupa Perillo, dove oggi sorge il campo, dovrebbero essere inaugurati due svincoli dell'Asse mediano. Negli anni i rom sono stati indicati come una delle cause del ritardo. Una cosa simile successe anche a Ponticelli, quando si imputò ai rom la responsabilità della mancata realizzazione dei Piani di riqualificazione urbana. Gli insediamenti non ci sono più da una decina d'anni, ma i Pru non sono partiti lo stesso.

"Ci hanno detto che vogliono farci spostare a marzo - afferma Samson - Io sono pronto ad andare via. Ma dove?". Sembra, infatti, che al momento non ci siano soluzioni alternative. "Mi sembra assurdo pensare che il Comune voglia sgomberare queste persone senza avere a disposizione un luogo in cui sistemarli - il commento del pastore Draetta - Negli anni ho visto fallire non uno ma ben tre progetti iniziati e mai portati avanti per arginare la sofferenza di queste persone". 

All'inizio di febbraio, l'assessore alle Politiche sociali ha fatto visita al campo. Ha promesso una soluzione per l'emergenza dei 150 zigani che vivono a Cupa Perillo. Samson ci spera, ma non ci crede: "Io non voglio i soldi, non mi interessano i soldi. Vorrei la dignità di un essere umano".

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