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Il caffè sospetto

Il caffè sospetto

A cura di Emiliano Dario Esposito

Gentrificazione, o anche "padrone ‘e casa jesce fore"

Napoli è diventata una meta turistica cult. Ma se il centro ora è un affollato luna park di maniera, la periferia resta quella di sempre

Le elezioni suppletive a Napoli, trattate in città come neanche le midterm negli Usa. Oppure la metropolitana più bella del mondo che passa col rosso, fa un incidente, e chiude a metà fino a data da destinarsi. O lo stadio San Paolo vuoto per l'applicazione da Termidoro del suo "regolamento d'uso", oppure il ritorno della crisi rifiuti, o ancora i lavori a Bagnoli inaugurati per la centesima volta.

Sarebbero potuti essere tutti argomenti del caffè sospetto di oggi – fermo da tempo per una "pausa natalizia" che si è rivelata più lunga del previsto – invece, plot twist, parleremo (più o meno) di quanto sia diventato difficile trovare un appartamento in affitto a Napoli centro. Sottotitolo: "di tour della camorra e gentrificazione".

Che il turismo d'Italia, d'Europa e di mezzo mondo abbia elevato Napoli a meta pressoché cult è, possiamo dirlo senza timore di smentita, un dato di fatto. Nuove tratte crocieristiche e aeree hanno generato in città un viavai di visitatori continuo, nei momenti clou dell'anno persino da "overbooking stradale": la calca in alcune vie del centro è tale da renderle di fatto impraticabili. Almeno per chi ci vive, lavora e ha da utilizzarle in modo "funzionale" e non da passeggiata sotto stilizzate luminarie con pulcinella, corni e Vesuvio (erano sul serio così quelle installate a Chiaia, in nome di una brand identity vogliamo ammetterlo forse un po' datata?).

L'amministrazione se ne vanta (salvo lamentarsi dei rifiuti prodotti dai visitatori, "per forza la raccolta è in crisi, siamo tre milioni in questi giorni"), alcuni esercenti ne guadagnano in denaro e prestigio, alcuni proprietari di case ne fanno bed & breakfast più o meno "air". Tutto qui? Sì, tutto qui. Sono almeno 60 anni che il turismo non viene più considerato – soprattutto se, come nel caso di Napoli, non è governato né vissuto responsabilmente – motore di sviluppo serio per una collettività. La città diventa un luna park di maniera nei suoi luoghi maggiormente appetiti dalle masse – con tanto di giostre e giostrine anche aberranti, si pensi al "tour della mafia" di cui si è parlato in questi giorni – e resta abbandonata a se stessa come prima o più di prima nelle sue periferie. Niente di organico, niente di duraturo, niente che generi equilibrio economico e sociale.

Ulteriore risultato è che quello che era uno dei centri storici più popolati e popolari del continente si sta svuotando, schiacciato com'è da movida 365 giorni l'anno (qui un esempio un po' controverso), carovane turistiche della speranza e un caro affitti palese e sproporzionato all'offerta concreta di casine e casette spesso anche in pessime condizioni. La parola, sulla bocca di molti già da anni, è "gentrificazione".

Insomma, Napoli è una città accogliente e (per fortuna) lo sarà sempre, ma se qui è stato coniato il detto "padrone ‘e casa jesce fore!" vuol dire che pure gli antichi, qualcosa, l'avevano già intuito.

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