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Domenica, 28 Aprile 2024
Salute

Lotta all'Alzheimer: nuove armi da una ricerca che vede Napoli protagonista

La ricerca che vede in campo anche la Federico II apre nuove speranze nella lotta ad una malattia impietosa che miete sempre più vittime

Per il contrasto alla perdita delle abilità esecutive provocato dall'avanzare dell'Alzheimer una ricerca condotta dal tandem Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma e Università Federico II di Napoli ha messo a punto un nuovo trial clinico basato sulla "stimolazione transpinale a corrente diretta" o TsDCS a supporto del training cognitivo.

I risultati della ricerca

Lo studio, pubblicato sul Journal of Alzheimer’s Disease, ha coinvolto 16 pazienti con sintomi di media gravità e difficoltà cognitive nelle abilità esecutive.

Il trattamento cognitivo computerizzato è stato somministrato in due condizioni sperimentali: una durante la stimolazione del midollo spinale (tsDCS), e una condizione placebo nella quale la stimolazione veniva interrotta dopo pochi secondi e il paziente proseguiva il solo training cognitivo. In entrambe le condizioni, il trattamento è durato 15 giorni, con una seduta al giorno della durata di un’ora.

I risultati hanno evidenziato un maggiore recupero delle abilità esecutive nei pazienti in cui la stimolazione del midollo spinale avveniva realmente rispetto alla condizione placebo. Lo studio ha anche evidenziato che il miglioramento resiste a distanza di un mese dalla fine del trattamento. La riprova dai test neuropsicologici in funzioni che non erano state oggetto specifico di trattamento, come la memoria e l’attenzione.

Nuove frontiere per la riabilitazione

Lo studio parte dalla teoria dell’Embodied Cognition o ‘conoscenza incarnata’ ormai consolidata in ambito neuroscientifico. Secondo questa prospettiva – spiega la Prof.ssa Paola Marangolo, Responsabile del Laboratorio di Ricerca sull’Afasia della Fondazione Santa Lucia IRCCS e Professore Ordinario di Psicobiologia, Psicologia Fisiologica e Neuroscienze Cognitive all’Università Federico II di Napoli - esiste una relazione tra il sistema cognitivo e il sistema sensorimotorio: linguaggio, memoria, attenzione, funzioni esecutive sono in parte controllati dal sistema motorio, in quanto mediati da azioni motorie. Il nostro lavoro – continua la Prof. Marangolo - apre la strada a nuove frontiere neuroriabilitative. Il midollo spinale, infatti, è una struttura molto ricca di fibre nervose che inviano informazioni in parti diverse della corteccia: la stimolazione midollare risolverebbe quindi il problema di dover decidere a priori quale parte del cervello debba essere direttamente stimolata. Inoltre, a differenza di quella corticale, essendo di facile applicazione, consentirebbe al paziente di eseguire simultaneamente esercizi cognitivi senza l’impedimento degli elettrodi applicati sulla testa. Considerata la vastità delle lesioni che spesso si riscontrano a livello cerebrale, sia nelle persone con patologie neurodegenerative come l’Alzheimer che nelle persone colpite da ictus, la stimolazione midollare potrebbe rappresentare una nuova strada di accesso al recupero cognitivo”.

Nel 2017, con uno studio pubblicato su Frontiers of Neurology, lo stesso team di ricerca aveva dimostrato che nei pazienti colpiti da ictus la stimolazione del midollo spinale determinava un miglioramento del linguaggio.

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