rotate-mobile
Politica

I cinque anni della Cozzino: "Penso di aver fatto bene il mio dovere"

Intervista al Presidente della Sesta Municipalità: "Abbiamo utilizzato tutte le risorse a nostra disposizione. Ma alcune cose non siamo riuscite a farle per mancanza di fondi dell'Amministrazione Comunale"

Prima della Riforma del decentramento del 2006, la Municipalità 10 era formata da tre Circoscrizioni: Barra, Ponticelli, San Giovanni a Teduccio. Un tempo addirittura tre comuni separati, autonomi da Napoli. Anna Cozzino è l'unico Presidente donna di Municipalità, eletta nel 2006 e alla sua prima esperienza amministrativa. La zona orientale, una delle periferie della città. Tante le problematiche che attanagliano questi territori. La ‘green economy’come chiave per lo sviluppo del territorio, ma anche lo spinoso tema del termovalorizzatore che dovrebbe sorgere in questa Municipalità: “il nostro no, non è ideologico: partire dalla differenziata e dal riciclo”.

Presidente, qual è il bilancio di questi 5 anni di amministrazione anche alla luce della nuova riforma che ha sostituito le vecchie Circoscrizioni con le Municipalità?

Sicuramente positivo. Bene fece il precedente Consiglio comunale ad approvare la riforma. Naturalmente va migliorata in alcuni punti: va potenziato il decentramento in termini di materie; ma va anche migliorata la macchina comunale a livello locale, nel senso che le Municipalità devono essere degli organismi che, per rispondere adeguatamente alle esigenze dei cittadini, devono essere in grado di farlo con personale, mezzi, e fondi adeguati. Quindi da un lato il decentramento che è partito è positivo, ma va potenziato e migliorato.

C’è qualche “incompiuta”, o qualcosa che si rammarica di non aver realizzato ?

Nel corso di questi 5 anni abbiamo utilizzato tutte le risorse a nostra disposizione. Naturalmente alcune cose non siamo riuscite a farle per mancanza di fondi dell’Amministrazione Comunale. Questi limiti di bilancio hanno costituito un grosso impedimento, anche rispetto all’attuazione di un programma di carattere più generale. Per esempio abbiamo alcune opere incompiute: c’è il cinema ‘Maestoso’ di Barra, mancano 3 lotti per il completamento dei lavori, attualmente è fermo; poi c’è ‘Villa Salvetti’, una villa vesuviana che il comune stava restaurando, i cui lavori erano quasi completati, poi l’impresa fallì e non si è riusciti più a completare l’ultimo lotto, un milione di euro di lavori. Sono solo due esempi, ma questo per dire che i limiti di bilancio del comune si sono riflettuti sui bilanci delle Municipalità, di cui sono parte integrante. In questi anni le difficoltà per i comuni sono state consistenti.

Questa Municipalità comprende la zona ad Est della città di Napoli, una zona di “frontiera”, una delle periferie della città. Un tempo a vocazione fortemente industriale, persa poi nel corso del tempo. Rispetto all’emergenza sociale che questa Municipalità ingloba, quali sono state le misure prese in questi anni e quali quelle che andrebbero adottate nei prossimi?

Credo per la verità che la situazione di difficoltà forte è diffusa in tutta la città, nel paese, nel Mezzogiorno, in particolare è in atto una crisi economica e di sviluppo molto forte, per diversi fattori. In particolare la zona di Barra, San Giovanni e Ponticelli ha tutte le caratteristiche per mantenere una sua connotazione di distretto produttivo della città di Napoli: abbiamo molte strutture e capannoni  abbandonati, che potrebbero essere recuperati; ma anche la posizione strategica sotto il profilo delle infrastrutture ferroviarie e autostradali, il porto. Tutto ciò fa sì che la nostra area possa  candidarsi  a divenire il moderno polo industriale della città di Napoli. Altra opportunità, al momento arenatasi, è la zona franca, di cui si parla da tempo in città, e potrebbe agevolmente essere collocata nelle nostre aree. Dobbiamo sfruttare una nostra peculiare potenzialità: gli spazi, e sono molti qui, a differenza delle altre Municipalità. Credo che si debba riportare qui la leva dello sviluppo  industriale per risollevare le sorti di Napoli. Molti sono i progetti ancora non attuati, ad esempio la delocalizzazione degli impianti Q8, che libererebbero altre vaste aree. Senz’altro lo sviluppo non  passa per piccole realizzazioni come il palazzetto dello sport,  un centro commerciale o un singolo albergo. La tematica dello sviluppo deve essere affrontata diversamente, puntando a diversi settori .Ad esempio in questa città non riesce a decollare un ciclo integrato dei rifiuti, che invece potrebbe essere finalmente realizzato  attraverso l’insediamento, nelle aree disponibili del territorio comunale, di nuove iniziative imprenditoriali che recuperano e riciclano, orientate alla green economy, semmai incentivate da provvedimenti  di fiscalità di  vantaggio. Naturalmente ciò presuppone una sinergia tra i vari soggetti istituzionali, alle varie scale (regione, comune), che potrebbe risultare molto utile sia sotto il profilo occupazionale che sotto quello  della risoluzione dell’annosa questioni rifiuti, in chiave ecosostenibile. Tenga anche conto che la nostra Municipalità risulta anagraficamente  la più giovane delle dieci Municipalità, ma anche al primo posto per quanto riguarda il tasso di disoccupazione. E allora lo sviluppo non  si ottiene attraverso il centro commerciale, ma attraverso nuovi modelli economici che possono coinvolgere i giovani , il loro talento. Del resto l’altra zona di Napoli potenzialmente disponibile per estensione, quella di Bagnoli, è nettamente orientata ad una vocazione turistica,  che esclude l’impianto di industrie di questo genere. Credo quindi che una vocazione di green economy ecosostenibile per il nostro territorio sia da considerarsi una strada molto utile oltre che indispensabile per la città di Napoli.

In questa zona della città dovrebbe sorgere, tempi burocratici permettendo, l’inceneritore della città di Napoli. Contestato dai cittadini, necessario secondo chi ha affrontato in questi anni questa tematica. Quale la sua posizione a riguardo? Non teme che si possa replicare quanto accaduto negli scorsi anni a Pianura e Chiaiano, e se si, come scongiurare tale pericolo?

Ancor prima di dirlo io, ricordo che l’ex assessore regionale all’Ambiente Walter Ganapini all’epoca sostenne che non c’era bisogno più di costruire, nella città di Napoli o in provincia, un altro inceneritore dopo quello Acerra. Ma vorrei spiegare il motivo della mia contrarietà a questa decisione: mi sembra  una contraddizione che, dopo 14 anni di commissariamento con governi di diverso colore politico, non si siano realizzati impianti di compostaggio, né si è fatta partire la raccolta differenziata in tutta la città.  Un altro termovalorizzatore a cosa dovrebbe servire? A bruciare quello che dovrebbe residuare dalla raccolta differenziata, la frazione secca, ricavandone anche energia. Allora mi chiedo: come è possibile pensare ad aumentare i termovalorizzatori, senza avviare prima la differenziata, senza la creazione di impianti di compostaggio per trattare la frazione umida ? Perché partiamo dalla coda e non dalla testa del problema? Invece di costruire un impianto che costa 280mln di euro ai cittadini, al di là di quelli che saranno i capitali privati, per quale motivo non si possono investire dei soldi sulla raccolta differenziata,  in tutta la città? Bisognerebbe a costruire prima gli impianti di compostaggio e potenziare le isole ecologiche. Si vuole risolvere il problema proponendo un nuovo termovalorizzatore. C’è già quello di Acerra, e non sempre tutte e tre le linee funzionano. A chi serve il termovalorizzatore? Vorrei che fosse chiara una cosa: non è una posizione ideologicamente precostituita.  La gente oggi sta un po’ mollando sul termovalorizzatore, perché vede i rifiuti a terra e pensa che sia la soluzione, senza analizzare la catena integrata dei rifiuti. Nel 2008 abbiamo fatto una delibera di consiglio municipale  contro il termovalorizzatore (si parlava anche di Agnano ndr). Noi ci candidiamo come territorio ad ospitare imprese che si occupano del riciclo e del recupero di rifiuti mettendo in piedi un economia virtuosa tesa a tutelare l’ambiente e a ridurre la produzione dei rifiuti. Perché non si fanno campagne di sensibilizzazione per ridurre i rifiuti, gli imballaggi ? Forse ci sono interessi economici che vengono lesi?

Secondo lei, rispetto all’annoso problema rifiuti, una maggiore delega alle nuove Municipalità, nell’organizzazione e gestione della raccolta differenziata, non potrebbe costituire una svolta radicale per uscire da questa assurda situazione?

Sì, ma è una questione su cui bisogna stare attenti. Prima bisogna risolvere questioni di carattere più generale. Poi non vi è dubbio che ciascuna Municipalità si possa attivare in tal senso. Questa Municipalità già si è attivata, distribuendo brochure e materiali dell’ASIA nelle scuole e nei palazzi in cui si è attivata la differenziata; abbiamo organizzato delle assemblee nel Rione Incis, nella Parrocchia del Soccorso e in altre zone della Municipalità. Si è trattato di una campagna d’informazione con tecnici dell’ASIA che hanno portato delle diapositive per spiegare il corretto funzionamento dell’isola ecologica. Come risultati in alcune zone siamo al 70%- 80% della raccolta differenziata  e altre zone in cui non la si fa proprio, o la si fa male. Per migliorare la raccolta differenziata, bisognerebbe potenziare i controlli. Ogni volta che noi chiediamo alla polizia ambientale di controllare, non succede mai niente. C’è bisogno di qualcuno che controlli il corretto svolgimento. La campagna di sensibilizzazione va bene, ma c’è bisogno di ‘toccare il portafoglio’ di chi non fa la raccolta, sanzionando gli atteggiamenti scorretti di chi non fa il proprio dovere e poi magari si lamenta anche del fatto che ci sono i rifiuti a terra. A priori bisognerebbe stabilire la linea generale a livello comunale, provinciale e regionale. Solo in seguito il ruolo delle Municipalità potrebbe essere rafforzato, in un quadro di aumento delle deleghe dall’amministrazione centrale.

Che voto darebbe al suo operato e quello dei suoi Assessori?

Voti non ne do, li lascio dare i cittadini. Di certo posso dire che abbiamo fatto tutto quello che era possibile fare per i territori, e ciò mi fa sentire bene, a posto con la coscienza. Penso di aver fatto bene il mio dovere, anche se purtroppo sono tante le cose che non siamo riusciti a farle.

(Intervista realizzata il 4 febbraio 2011)



Abbiamo interpellato due consiglieri della Municipalità VI per sapere da loro un giudizio sintetico sull’operato della Presidente Anna Cozzino. I due Consiglieri sono Marco Russo dell’Italia dei Valori per la maggioranza, e Giovanni Galano dei Popolari per il Sud, per quanto riguarda l’opposizione.

La domanda per entrambi è la seguente: Come giudica l'operato della Presidente Anna Cozzino nell'arco di questi 5 anni ? 

Marco Russo (IDV): Premesso che la Presidente Cozzino è una persona perbene e sicuramente integrata a pieno titolo nel PD, in merito al suo operato ho da fare alcune considerazioni. La Presidente ha sicuramente molti anni d'esperienza politica, ma ho dovuto prendere atto che i rapporti istituzionali con i rappresentanti degli altri partiti non sono stati  il suo punto di forza in quanto, fermo restando la mancanza iniziale d'esperienza, è stata sollecitata a più riprese da molti consiglieri sia del suo partito che dagli altri componenti della Municipalità a svolgere il lavoro istituzionale in maniera organica e  collegiale. Inutile dire che le richieste sono state disattese, o per scelta politica e/o per decisione personali. I fatti dicono che la situazione generale sul territorio della VI Municipalità non è affatto migliorata e lei per tutti i 5 anni ha continuato ad agire da sola cercando di coinvolgere il Consiglio solo per "necessità" istituzionali e non per produrre atti ed azioni (anche eclatanti), attraverso un lavoro fatto in sinergia con gli altri. Personalmente non ho ancora compreso il perché della mancata convocazione di alcuni consigli monotematici, richieste presentate in Consiglio a firma di ben 11 consiglieri. Il primo riguardava il problema dell'erogazione dell'acqua potabile ai piani alti di tutto (o quasi) il territorio, il secondo sulla "compensazione" del danno ambientale (riconosciuto dal Consiglio comunale) procurato dalla centrale termoelettrica di Vigliena, compensazione di un milione di euro, fondi che sarebbero stati utili per il nostro bilancio e quindi utili  per sopperire ad una parte delle mille criticità che affliggono il territorio. Basti pensare che negli ultimi due anni sono stati più i consigli chiusi per mancanza di numero legale che quelli portati a compimento dei punti all' O.d.G. Eppure il PD,ad inizio consiliatura aveva ben 17 consiglieri su 30, ma spesso è stata l'opposizione a garantire  il numero legale.

Giovanni Galano (Popolari per il Sud): Per quanto riguarda il Consiglio programmazione zero: la maggior parte dei consigli si è convocata e svolta in regime di "emergenza-urgenza". Un po' come si fa col 118. La Presidente Cozzino è una brava persona ed è una donna onesta: abbiamo però scuole di pensiero diverse. Il Consiglio e le cariche istituzionali dovrebbero amministrare la cosa pubblica. Al contrario, tentando di gestire tutto e tutti, vedi modello centralismo comunista, si finisce col fare la lavagna dei buoni e dei cattivi, eludendo il principio del bene comune che dovrebbe ispirare, appartenere ed essere esteso a tutti, maggioranza e minoranza. Il risultato finale viene a tramutarsi nella mancanza del numero legale, o nella risicata apertura dei consigli con 15 presenti (opposizione compresa) più il Presidente. Parlare di qualità della vita, delle vessazioni che ricevono i cittadini onesti che pagano al Comune di Napoli, dei costi elevati rispetto alla media europea per avere i servizi più scadenti del mondo occidentale è come gridare nel deserto...

Viaggio nelle dieci Municipalità di Napoli: la parola ai Presidenti

In Evidenza

Potrebbe interessarti

I cinque anni della Cozzino: "Penso di aver fatto bene il mio dovere"

NapoliToday è in caricamento