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Sabato, 27 Aprile 2024

La discarica brucia da sei mesi. I residenti: "Non respiriamo più"

L'ultimo grande incendio nell'ex campo rom di via Mastellone, a Barra, risale a luglio 2023. Da allora, le fumarole non si sono mai fermati ma il Comune di Napoli non ha i soldi per la bonifica

Sei mesi. Tanto è passato dall'ultimo incendio che ha colpito la discarica abusiva di via Mastellone, quartiere Barra. Eppure, le tonnellate di rifiuti bruciati non hanno mai smesso di 'fumare' e di emanare un olezzo insopportabile per chi vive in quella zona. Non è solo un problema di miasmi, i residenti denunciano l'alta incidenza di malattie respiratorie e polmonari. "In famiglia siamo in cinque - racconta Carmine Schiavo, un abitante - e in tre siamo stati colpiti da linfoma e carcinoma midollare". Nelle giornate di bel tempo Carmine si affaccia dalla sua finestra e vede le colonne di fumo che riprende con il suo drone: "L'ultimo video l'ho girato il 29 dicembre 2023".  

La bonifica mancata

Da anni, il Comitato di cittadini chiede la bonifica di quello che un tempo era un campo rom e adesso è un'area di sversamento abusivo per le aziende dell'hinterland partenopeo che, in questo modo, risparmiano i soldi per lo smaltimento legale. 

L'unica cosa che il Comune di Napoli è riuscito a fare è quella di stimare i costi: per catalogare e rimuovere i rifiuti ci vorrebbero circa 6 milioni di euro. Soldi che Palazzo San Giacomo non ha, come hanno ammesso in più di un'occasione Paolo Mancuso e Vincenzo Santagada, ex ed attuale assessore comunale all'Ambiente. E' stata avanzata anche richiesta di finanziamento a Regione e Governo, ma la risposta è stata negativa.

Il presidio della polizia municipale è durato solo pochi giorni dopo l'incendio di luglio. In un paio di circostanze si è provato a mettere un cancello per sbarrare la strada ai camion che sversano, soprattutto di notte. Anche quello, però, è durato solo poche ore prima che qualche ignoto lo abbattesse. Il perché il Comune non piazzi almeno una telecamera che punti sull'accesso alla discarica per identificare i criminali, invece, è una domanda a cui ancora nessuno della Giunta Manfredi ha risposto. 

Le testimonianze

"Nei giorni successivi all'incendio - spiega Ciro Borrelli, uno dei portavoce del Comitato - la centralina dell'Arpac di via Argine ha rilevato valori di diossina undici volte superiori alla norma. Allora, abbiamo chiesto che venisse installata una centralina mobile". Il Comune di Napoli, in collaborazione con Arpac, ha piazzato la centralina all'interno del cortile del 70esimo circolo didattico, a una distanza in linea d'aria dalla discarica superiore ai 500 metri. "Così posizionata non serve a nulla - afferma Carmine Schiavo - è lontana e anche coperta dai palazzi". 

L'ulteriore preoccupazione dei residenti è legata alla falda acquifera: "E' a soli dieci metri sotto il livello della strada - conclude Ciro - e viene utilizzata per irrigare i campi circostanti. E' probabile, però, che i liquami dei rifiuti tossici siano arrivati fino all'acqua, inquinandola".    

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