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Cronaca Castellammare di stabia

Il monopolio delle pompe funebri e l'omertà dei dipendenti comunali

La denuncia di un imprenditore di Casagiove che ha registrato il colloquio avuto con Cesarano e gli impiegati del cimitero e del comune

L'inchiesta che ha portato all'arresto di Alfonso Cesarano e dei suoi soci è partita da un'altra indagine che vede sempre coinvolto l'amministratore di fatto dell'omonima ditta di pompe funebri. Si tratta dell'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa ed estorsione aggravata di cui deve rispondere per un episodio datato 4 febbraio 2008 ma le cui indagini si sono concluse dopo diversi anni. Un'ipotesi di reato che svela un sistema di connivenze nella città di Castellammare rispetto al business delle onoranze funebri. In quell'occasione un imprenditore di una ditta di Casagiove denunciò ai carabinieri un'estorsione subita da Cesarano dettagliando la denuncia con una serie di racconti e la registrazione audio di tutti i colloqui che aveva avuto all'interno dei vari uffici comunali che aveva visitato.

Il monopolio 

Aveva ricevuto mandato dalla famiglia di una persona che si era suicidata di occuparsi delle onoranze funebri. Su disposizione della procura di Torre Annunziata, la salma del suicida era stata sottoposta ad autopsia all'interno dell'ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia. Per questo motivo doveva essere prelevata nel cimitero di Castellammare, nel “territorio” di Cesarano. Appena arrivato al cimitero aveva avuto subito contezza di come andassero le cose. Nel richiedere alcuni documenti, un addetto l'aveva inviato nell'ufficio di Cesarano. Lì c'era proprio Alfonso Cesarano che cominciò a prospettargli una situazione che senza il suo intervento non si sarebbe mossa. «Noi siamo amici degli amici, sappiamo come funziona qui» furono solo alcune delle frasi che pronunciò per “convincerlo” ad affidargli il trasporto della salma e il disbrigo delle pratiche amministrative per la cifra finale di mille euro, bara compresa.

L'omertà negli uffici comunali 

La situazione gli fu ancora più chiara quando si recò all'ufficio anagrafe del comune di Castellammare e un impiegato per rilasciargli altri documenti gli fece presente che già se n'era incaricata la ditta Cesarano a cui telefonò appena ricevuta la richiesta per ottenere un “nulla osta” del tutto irrituale. Pochi anni prima, però, la stessa ditta aveva avuto problemi simili con i Cesarano per un altro funerale e allora il dipendente decise di munirsi di un registratore e in caso di problemi di denunciare tutto ai carabinieri. Cosa che fece facendo scattare l'inchiesta che ha dato il via ai guai giudiziari di Cesarano. Un episodio simile aveva riguardato anche una ditta di onoranze funebri di San Giorgio a Cremano che pure aveva avuto difficoltà a scardinare il monopolio dei Cesarano in occasione dell'organizzazione di un funerale.

I servizi cimiteriali 

L'inchiesta ha inoltre scoperto che l'imprenditore stabiese era riuscito a mettere le mani anche sui servizi cimiteriali del comune stabiese grazie alla moglie Maria Sorrentino presente nella compagine societaria della “Caronte” di Casoria che fino al 2012 aveva la gestione dei servizi cimiteriali. L'amministratore era Giuseppe Salomone, che gli investigatori ritenevano vicino a personaggio della mafia negli anni '80 e nipote di Angelo Castaldo del clan Moccia di Afragola. In virtù di questi contatti e della presenza della famiglia Cesarano in società venne disposta un'interdittiva antimafia che escluse la ditta dal servizio. I Cesarano, però, provarono ad aggiudicarsi direttamente il servizio partecipando con l'azienda di famiglia alla gara indetta nel 2013 dalla Stazione unica appaltante. In Prefettura arrivarono le buste di due ditte oltre a quella dei Cesarano, una di Avellino e una di Cercola. Nonostante fossero state inviate da territori distanti tra loro arrivarono con lo stesso corriere, numeri di registro consecutivi e le lettere di accompagnamento avevano una veste grafica identica. Circostanze che insospettirono la Prefettura che annullò la gara e il comune di Castellammare denunciò tutto alla procura di Torre Annunziata per turbativa d'asta.

Le parole dei pentiti 

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